Disturbi alimentari, il percorso di guarigione

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La lettera di Eleonora

Ci si sofferma spesso sui motivi dell’esordio di un disturbo alimentare o sulle testimonianze di chi ne è uscito, è invece poco conosciuta quella lotta silenziosa che si combatte durante un percorso di cura, quando si inizia a far perdere terreno al sintomo. 

La lotta avviene tra due parti in contrasto tra loro: una parte vorrebbe rimanere nel sintomo e proteggersi così da tutte le difficoltà legate al rapporto con gli altri, con le parole che feriscono, con le azioni subite per mano dell’altro, con gli sguardi, il cui giudizio sembra non lasciare tregua. L’altra parte, invece, non riesce più a vivere un’esistenza controllata ma arida. Senza sapere fino in fondo perché ci si trova a mangiare qualcosa di più, ci si trova a non pensare solo ed esclusivamente al cibo e pian piano i giorni si colorano di qualcosa di nuovo. E’ solo quando queste due parti accetteranno di appartenere alla stessa persona che la guarigione inizierà ad intravedersi lasciando spazio all’accettazione di sè. 

Questa lettera di Eleonora [nome di fantasia] è stata scritta proprio in questo delicato momento, in bilico tra un prima e un dopo, quando ti rendi conto che il passo successivo sarà quello decisivo per la sorte della tua vita.

LA VETTA È IL PERCORSO

Spesso si dice che non è la destinazione che conta, ma il percorso. 

È importante arrivare in cima, alla vetta, guardare il panorama che sarà la gratificazione per tutti gli sforzi fatti durante la camminata, alla fine della difficile salita. 

Ho capito invece che bisogna imparare ad apprezzare il percorso e non il solo risultato. A volte penso che questa malattia mi stia insegnando proprio questo: amare il processo, apprezzare la guarigione mentre avviene e non una volta avvenuta.

La scelta di guarire è stata una delle cose più difficili che io abbia mai deciso di fare; non sono ancora convinta di averlo fatto al 100%, in modo consapevole e con la determinazione necessaria per riuscire a giungere alla fine. 

Ci sono ancora momenti in cui sono titubante, ci sono ancora molte azioni che non mi fanno guardare alla vita, ma mi fanno retrocedere alla malattia. Ora però sono consapevole di ciò che sbaglio, di come agisco in modo controproducente per me stessa. 

Il processo di guarigione non sarà lineare come un’autostrada asfaltata con le linee ben definite. 

Il processo di guarigione è e sarà come un’escursione in montagna, fatta di salite, discese, sentieri ripidi… scivoloni e rincorse. 

Ciò che ho capito ora è che lungo il percorso posso trovare elementi per cui gioire, per cui essere felice, per cui sentire di poter amare gli sforzi, volere una fatica che vale la pena compiere, consapevole che già ora c’è bellezza.

Ho la possibilità di apprezzare la vita che ho in questo istante, posso amare ciò che sono nel momento in cui lo sono, senza aspettare di diventare qualcun altro, senza aspettare di raggiungere la vetta. Posso essere fiera e grata di me stessa, delle mie scelte qui ed ora. Non devo prefissare di amarmi e apprezzarmi o riconoscere il mio valore solo quando sarò guarita, ma posso farlo già da ora solo per il fatto di aver intrapreso un percorso di guarigione. 

La vera vetta forse è il percorso.

Durante questo viaggio voglio amarmi per aver capito che il mio valore è grande e capace di svolgere un sentiero così ripido: ho valore proprio perché lo sto facendo, non perché l’avrò fatto. 

È questo il bello della guarigione: essere una scelta coraggiosa, un atto di amore verso me stessa.

Eleonora

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