Niente (di Janne Teller) – L’innocente crudeltà  dell’adolescenza

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Ricordate la storia di Cosimo Piovasco di Rondà², il barone rampante di Italo Calvino?

La vicenda del romanzo “Niente” di Janne Teller inizia all’incirca nello stessocopertina_niente modo: il tredicenne Pierre Anthon sale su un albero e non ne vuole scendere più.

La somiglianza tra il racconto di Calvino e quello di Jane Teller però finisce qui, perché le motivazioni di Pierre Anthon sono molto diverse da quelle di Cosimo.

Nella tranquillità  del paesino danese in cui vive, Pierre Anthon dopo essersi reso conto che “se niente ha senso, è meglio non far niente piuttosto che qualcosa”, sale su albero di susine piantato vicino alla scuola e da lassù risponde con frasi sull’insensatezza della vita a chiunque cerchi di farlo scendere dai rami.

Per dimostrargli che è in errore, i suoi compagni di classe decidono di raccogliere in una “catasta del significato” ciò che ciascuno ha di più caro. Ogni componente decide ciò che riveste più significato per un altro componente. All’inizio si tratta di oggetti innocenti: una canna da pesca, un pallone, un paio di sandali, un diario segreto, ma presto si fanno prendere la mano e le richieste diventano sempre più azzardate, in un crescendo vincolato dalla legge del gruppo e dal rancore di aver sacrificato ciò a cui tenevano di più.

La catasta assemblata in una vecchia segheria dismessa è il “piccolo segreto” che i ragazzi vogliono custodire: il mondo degli adulti non deve saperlo, ma in realtà  genitori, insegnanti e quelle che dovrebbero essere le loro figure di riferimento sono completamente disinteressate a ciò che questi ragazzini stanno compiendo. Gli adulti di questa sonnacchiosa cittadina si accorgeranno dell’escalation di follia solo quando gli adolescenti riveleranno il misfatto.

Questo libro, fin dalla sua comparsa nel 2000, ha suscitato da una parte polemiche accese dall’altra un fenomenale successo di pubblico e critica: ad impressionare è il punto di vista scelto, quello di un’infanzia non edulcorata, non “buona e gentile” anzi cattiva soprattutto quando è in gruppo. Le dinamiche tra Agnes, Sofie, Elise, Jan-Johan, Ole, Richard e gli altri componenti della banda ricordano molto quelle dei ragazzini narrati da William Golding nel romanzo “Il signore delle mosche”. La voce narrante è quella di Agnes e la scrittura è semplice e piana, proprio come sarebbe quella di una ragazzina e questo espediente narrativo rende ancora più paradossale il contenuto del libro.

L’editore Feltrinelli ha pubblicato questo romanzo, o forse data la sua brevità (solo 119 pagine) questo racconto lungo, in una collana di narrativa non per ragazzi, anzi nel risvolto di copertina chiama in causa il lettore adulto e lo invita attraverso la lettura a “ritrovare in sé l’innocente crudeltà  dell’adolescenza, fatta di assenza di compromessi, coraggio provocatorio e commovente brutalità”, ma questo libro è nato come libro per ragazzi e in tutti i paesi in cui è stato tradotto è considerato per ragazzi nonostante la violenza narrata.

L’atto più brutale è nel far leggere agli adolescenti solo libri confortanti: spesso i libri più belli infatti sono ”pugni nello stomaco” e, a scanso di equivoci, è bene ricordare che la descrizione di un mondo bello e rassicurante non appartiene neanche alle più famose fiabe.

Disponibile per il prestito in biblioteca sia nella sede di Città  Giardino “Andrea Zanzotto” sia in BRaT “Enzo De Matt蔝.

Biblioteca Comunale di Treviso
www.bibliotecatreviso.it

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