Le costellazioni invernali

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Come meravigliarsi alzando lo sguardo!

Il grandissimo filosofo greco Platone (427-347 a.C.) scrive nel suo Timeo che alzare lo sguardo verso il cielo è un atto di fondamentale importanza per l’essere umano: perché così possiamo scrutare nei misteri dell’universo, e quindi conformarci correttamente all’armonia del cosmo di cui facciamo parte.

E nel pieno del periodo invernale che stiamo attraversando, è davvero piacevole e interessante osservare la volta celeste quando calano le ombre della sera. Un’operazione che possiamo svolgere preferibilmente muniti di telescopio o anche di un binocolo potente, e magari scegliendo una postazione in campagna o in altura (una volta ben intabarrati, s’intende, viste le temperature…).

Alcune delle più belle costellazioni che si possono osservare nei cieli del nostro emisfero settentrionale, infatti, ci accompagneranno in tutta la loro bellezza nel corso dei prossimi mesi, all’incirca fino al prossimo equinozio di primavera (attorno al 21 marzo), quando le ore di luce diurna aumenteranno sempre più nel corso della giornata. Proviamo allora a orientarci un po’, individuando alcune delle numerose stelle che possiamo ammirare in questo periodo.

Orione

Più o meno a tutti, probabilmente, è quantomeno familiare la disposizione delle stelle di Orione, magnifica costellazione che attualmente vediamo sorgere poco dopo il tramonto sull’orizzonte sud e che nel corso della notte risplende in tutta la sua vastità, spostandosi progressivamente sempre più in alto. La costellazione, tradizionalmente, è identificata con il grande cacciatore ricordato dalla mitologia greco-romana, e tra le sue stelle principali (ovvero quelle più brillanti, dal nostro punto di vista) possiamo individuare Betelgeuse, posizionata in alto a sinistra. Anche ad occhio nudo si può vedere come si tratti di una stella meravigliosa, dalla grande luminosità e dal notevole colore, o meglio spettro, tendente al rosso-arancione. Si tratta infatti di una cosiddetta supergigante rossa, ovvero una stella ormai vicina alla fine della sua esistenza, e che raggiunge delle dimensioni notevolissime: un diametro stimato migliaia di volte più vasto di quello del nostro Sole (il quale, per quanto possa sembrare strano, con il suo milione di chilometri di diametro è classificato come una stella “nana”). Un po’ più in basso di Betelgeuse si nota la cosiddetta cintura di Orione, costituita dall’allineamento obliquo di tre stelle, ovvero Alnitak, Alnilam e Mintaka.

Che in realtà sono solo apparentemente vicine tra loro: ad esempio Mintaka, l’ultima che si vede posizionata in alto a destra sulla “cintura”, è situata in remotissimi abissi spaziali, distando dal nostro sistema solare qualcosa come 1200 anni-luce. Per renderci conto di queste spaventose distanze astronomiche, consideriamo che l’anno-luce è una unità di misura che corrisponde alla “strada” percorsa dalla velocità della luce nell’arco di un anno, e cioè all’incirca più di nove trilioni di chilometri; moltiplicate questa sciocchezzuola a vostro piacimento, in base alla stella che preferite, e avrete una vaga idea delle proporzioni!

Relativamente meno lontana da noi è Aldebaran, la magnifica stella che possiamo notare subito a destra sopra Orione. Vediamo come Aldebaran, una gigante rossa che brucia a circa 65 anni-luce, sia l’astro principale di un’altra grandiosa costellazione: il Toro, che si estende verso lo zenith (cioè l’orizzonte verticale, proprio sopra le nostre teste) tra la costellazione dei Gemelli a sinistra e quella dell’Auriga un po’ più in alto, nella quale spicca la luce glaciale della sua stella principale, Capella.

Cassiopea

Sempre nel Toro, aguzzando la vista, possiamo notare poco distante da Aldebaran il piccolo gruppo di stelle note come le Pleiadi, celebrate dai poeti fin dall’antichità (da Saffo fino ai moderni Pascoli e D’Annunzio): si tratta di un cosiddetto ammasso stellare, di cui si possono distinguere circa sette o otto stelle ma che in realtà sono molto più numerose.

E lo spettacolo continua, alzando ancora un po’ lo sguardo: proprio all’apice del cielo si estendono Perseo, Andromeda e Cassiopeia, riconoscibile dalla vaga forma a “W” in cui sono disposte le sue stelle principali, affiancata dal vasto quadrato di Pegaso discendente verso ovest. Verso nord risplendono invece le due celebri Orse (note anche come il Grande e il Piccolo carro), attraversate dalla grande scia di stelle della costellazione del Drago; proprio all’estremità della “coda” dell’Orsa Minore abbiamo la debole luce di Polaris, che in quest’epoca riveste appunto il ruolo di stella del Polo Nord, ovvero più o meno in linea con l’asse terrestre.

Sirio

Tornando nell’opposta zona del cielo, dominata da Orione, possiamo ammirare a sinistra poco sopra l’orizzonte sud-orientale il fulgore bianco-azzurro della meravigliosa Sirio, la stella principale del Cane Maggiore. Distante “soltanto” otto anni-luce, è infatti una delle stelle più vicine al Sole, al quale è peraltro paragonabile, avendo delle dimensioni di poco inferiori (pur essendo una stella del cosiddetto tipo A, quindi molto più fredda). Tra le stelle che più hanno affascinato l’umanità da sempre, come dimostrano i culti religiosi ad essa dedicati nell’antico Egitto e nel Messico precolombiano, Sirio rimane infatti uno dei più incantevoli spettacoli del cielo invernale.

Jari Padoan

Per approfondimenti: Mappe del cieloBetelgeuse

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