Nessuno mi conosce

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A young girl reacts with amusement to something on her smartphone, seated casually in a minimalist setting. This photo symbolizes the role of technology in entertainment and connection.

“Quando io guardo gli altri, persino coloro che amo, li vedo davvero?”

Nessuno mi conosce come io non conosco nessuno: questa generazione è troppo presa dai social, non c’è più l’amore di una volta. Le coppie si lasciano per messaggio, amicizie che si interrompono da un momento all’altro solo per un fraintendimento. Non ci si guarda più faccia a faccia dicendosi le cose per come sono realmente, non si guarda più l’altra persona dentro gli occhi per capire cosa ci vuole dire con lo sguardo; gli occhi parlano eccome, tu lo vedi se quella persona sta soffrendo, bisogna solo guardarla. Per questo la generazione di oggi è così assente: i giovani non hanno più il coraggio di dire le cose in faccia, mentre sui social fanno i fenomeni e dal vivo nemmeno ti guardano dalla vergogna. Non si ha più il concetto di relazione, prima ci si accontentava di un mazzo di rose, ora, invece, di un like alla storia; purtroppo con i social non c’è più romanticismo: sono cambiate le aspettative di noi ragazze, perché è veramente raro trovare qualcuno che non si faccia influenzare dalla mentalità “sporca” degli amici.

Con i social è cambiato tutto, le aspettative, le relazioni, la mentalità. Ormai hanno tutti questa idea che se non sei uguale agli altri sei sfigato. È da qui che nasce il bullismo: ti giudicano per tutto, per come ti vesti, per lo zaino, per la situazione familiare, per l’aspetto, per la situazione economica. Ormai tutti hanno qualcosa da dire, per questo la gente segue la massa: per non sentirsi diversa.

La vita di un adolescente non è così facile: è vero, non abbiamo enormi responsabilità, però è evidente che cresciamo e molte cose cambiano. C’è la paura del futuro, di fallire, ma la gente che ne sa? Paura di alzarsi la mattina e dover pensare al proprio futuro, di rendere orgogliosi i propri familiari, di impegnarsi e dare sempre il massimo.

Per alcuni prof siamo numeri, prof che continuano a ripetere che non avremo un futuro, che non abbiamo voglia di fare niente. Che ne sa il prof se il giorno prima non sei riuscita a studiare perché avevi la testa su un altro problema? Da qui nasce la bassa autostima, per questo alcuni fanno qualche mese a scuola e non si fanno più rivedere, non si sentono in grado, l’obiettivo gli sembra irraggiungibile.

Sui social postiamo foto di noi spensierati, allegri, postiamo una nostra maschera perché non vogliamo farci vedere deboli. La gente non sa quello che stiamo vivendo, ma basta solo osservare lo sguardo assente: i prof, gli amici, i genitori lo notano, ma non dicono niente! Non fa mai male chiedere un “come stai?”; non abbiamo tutti la stessa vita pur vivendo sotto lo stesso cielo. Non ha senso criticare l’altra persona per quello che è, siamo diversi perché abbiamo vissuto diversamente la nostra infanzia che è il perché del nostro carattere.

A.C. – Istituto Turazza

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