Il ritorno dei Katatonia

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Trent’anni di oscurità e cuori infranti

È uscito Sky void of stars, nuovo album del gruppo metal svedese ormai divenuto sinonimo di una delle migliori espressioni della malinconia nella musica contemporanea: i Katatonia.

Il quintetto di Stoccolma, da sempre guidato dal possente cantante Jonas Renkse e dal chitarrista Anders Nyström, ritorna sulle scene a tre anni dal precedente disco City Burials per proseguire una vasta discografia iniziata nel lontano 1993 con l’album d’esordio Dance of December Souls.

Un’ottima occasione per rispolverare i vecchi album del gruppo (se li avete in cd, come il sottoscritto… altrimenti procurateveli, magari dopo aver ascoltato qualcosa su Internet!), come il citato Dance…, che la prima formazione dei Katatonia aveva pubblicato dopo il primo, oscurissimo demo intitolato Jhwa Elohim Meth (oggi disponibile nella raccolta Brave Yester Days del 2004). All’epoca, infatti, gli adolescenti Katatonia (che inizialmente comprendevano in formazione anche Guillaume Le Huche al basso e il tastierista/polistrumentista/produttore Dan Swanö) propongono un lento ed estenuante doom-death metal votato a tematiche come il lutto, la depressione e la grandiosità dei paesaggi nordici (l’influenza del black metal scandinavo, che nei primi anni Novanta già vantava una scena enorme in Svezia e Norvegia, si avverte chiaramente). “Allegre” atmosfere che si ritrovano puntualmente nel loro primo vero capolavoro, quel Brave Murder Day del 1996, disco al quale l’autore di questo articolo è particolarmente affezionato. In questo album, se concettualmente lo stile doom è ancora preponderante in alcuni brani lunghi e pesanti come l’iniziale, grandiosa Brave, emergono qua e là melodie più classicheggianti (si pensi alla bellissima 12, nel cui riff iniziale sembra di sentire degli Iron Maiden molto più tristi e svogliati!). La potente e cavernosa ugola dell’amico Mikael Ǻkerfeldt, leader dei grandi Opeth, si occupa delle parti cantate, o meglio urlate (mentre Jonas Renkse suona la batteria), completando l’atmosfera tetra e suggestiva di Brave Murder Day.

Nel ’98 i Katatonia propongono il terzo disco ovvero Discouraged Ones, nuovo inno a forme inguaribili di nostalgia e alla triste bellezza autunnale e invernale. Discouraged Ones segna un notevole cambiamento rispetto allo stile “estremo” degli esordi, che il gruppo non riprenderà più: in brani magnifici come Cold Ways e Gone la band vira infatti verso un particolare gothic metal evidentemente influenzato dai contemporanei album dei “colleghi” britannici Paradise Lost e Anathema (tra i nomi di punta della grande scena doom-gothic inglese degli anni Novanta), e soprattutto dal suono dei primi Cure. L’ispirazione dello storico gruppo dark inglese riemerge tanto nella batteria scarna e minimale quanto nel tono etereo di Renkse che, tornato in pianta stabile al microfono, si rivela forse l’unico cantante il cui timbro riesce nella sovrumana impresa di assomigliare davvero a quello di Robert Smith!

Evidentemente giunti al proprio vertice artistico, i Katatonia tornano sulle scene nel giro di un anno sfornando Tonight’s Decision, che si può considerare in effetti come un altro album superiore alla media nella loro discografia. La band ha ormai abbandonato i suoni soffocanti e sepolcrali del death e del doom metal, orientandosi invece sempre più verso derive dark wave, per quanto rilette attraverso le potenti schitarrate distorte (da bravo gruppo metal svedese!) e vaghi e sotterranei riferimenti al più oscuro progressive degli anni Settanta. Questo quadro sarà più chiaro andando ad ascoltare grandi brani come For my demons o la desolata A darkness coming, senza dimenticare la bella e inusuale cover di Nightmares by the sea di Jeff Buckley.

Last fair deal gone down, uscito nell’estate del 2001, in sostanza prosegue il nuovo corso musicale della band, indurendo ulteriormente i suoni di chitarre e batteria (alla quale siede il nuovo drummer ufficiale Daniel Liljekvist), avvicinandosi curiosamente a stilemi metal molto moderni e alla moda nel passaggio di millennio. Last fair … è un disco che ha abbastanza diviso il pubblico dei Katatonia, c’è chi lo ama e chi lo considera un album decisamente inferiore ai capolavori di pochi anni prima. Ciononostante, anche in questo caso Jonas Renkse e soci realizzano qualche grande pezzo come la toccante Sweet Nurse, che affronta il tema dell’eutanasia, e l’iniziale Dispossession, cronaca di un amore finito in cui sembra rivivere ancora una volta lo spettro dei Cure.

Nel 2003 esce Viva Emptiness, che si può considerare un altro Last fair deal… in cui spiccano canzoni come la drammatica A premonition e Omertà, che dimostrano sempre la padronanza della malinconia musicale da parte dei Katatonia, mentre in The Great Cold Distance del 2006 si avverte una vaga influenza dei Tool ed emerge un pezzo come July, ennesima potente e disperata meditazione su un amore perduto.

Tre anni dopo, Night is the new day chiuderà coerentemente il decennio in cui il gruppo di Stoccolma, nel bene e nel male, ha definito il suono che riproporrà anche negli album successivi.

Infatti, escludendo il caso particolare del DVD Sanctitude, che ritrae tutto il concerto acustico che la band ha tenuto nel 2014 nella suggestiva cornice della Union Chapel di Londra, album come Dead End Kings (2012) e The Fall of Hearts (2016) vedranno i Katatonia proseguire imperterriti sulle coordinate musicali che li porteranno al citato City Burials e al nuovo Sky void of Stars. Un lungo percorso che ha portato la musica dei Katatonia sempre più verso onnipresenti aperture elettroniche (come testimoniano i nuovi singoli Atrium e Opaline) e quasi indie rock, per quanto, naturalmente, il tutto il più possibile smorto e oscuro. Una musica che anche questa volta, come a ogni uscita del gruppo svedese, canterà degli aspetti oscuri della vita proprio per tentare di affrontarla meglio.

Jari Padoan

Approfondimenti:

Sito ufficiale dei Katatonia

Video del nuovo singolo Atrium:

Cold Ways dal vivo, dal DVD Live Consternation:

Sanctitude, concerto completo:

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