“Confine”, tra geografia e psicologia

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Una riflessione su una parola dai molti significati

Esistono parole piene e parole vuote, Lacan insegna che le parole servono sempre a ricongiungersi con le tensioni inconsce che ci muovono verso gli Altri. Esistono poi linguaggi denotativi e connotativi, la funzione primaria dei linguaggi è però probabilmente quella di restituire sensi e trasferire significati. 

Come Dipartimento di Lettere dell’Istituto professionale Fabio Besta abbiamo deciso di proporre agli alunni dell’indirizzo Servizi per la sanità e l’assistenza sociale, una riflessione ad ampio raggio su una parola di stretta e trasversale attualità come “Confine”. Probabilmente interpretare questa parola può essere uno strumento utile per capire e vivere il presente in modo costruttivo, ecco due esempi di elaborati scritti da due nostre studentesse, frutto di una attività di sintesi di contenuti condivisi e di argomentazioni personali derivate dal percorso di studi… 

Prof. Marco Giurizzato

Illustrazione prof.ssa Psicologia Silvestri Isabella – Istituto Besta

“Il confine” di Anna D’Agostino 4I

Il confine secondo la lingua italiana può essere riconosciuto come il limite di un territorio o di un terreno, o come un oggetto che ostacola il raggiungimento dell’obiettivo del nostro interesse. Ne sono esempio i confini geografici che ci sono tra una regione e l’altra oppure i confini sociali dovuti alla diversità tra le persone. Queste sono solo alcune tipologie di confini, poiché ne esistono una moltitudine tra storici, letterari, psicologici, geografici, confini inter ed intra religiosi e molti altri. Per cui se dovessimo attenerci alla definizione, si potrebbe facilmente pensare che ci siano un sacco di ostacoli in ogni ambito. Infatti la maggior parte delle persone vedono il confine come un limite, che porta ad una complicazione o ad un peggioramento della loro vita. Ma come la storia ci insegna, per progredire, c’è bisogno di superare i limiti a cui si è obbligati dalla società oppure di varcare i confini imposti, in quanto, queste due parole rappresentano un sinonimo l’una per l’altra.

La definizione completa di confini, quindi, è molto più profonda di ciò che si crede, questi infatti ricoprono un ruolo molto importante anche nella comprensione delle dinamiche strutturali e relazionali dei sistemi sociali.

Infatti senza confini non è possibile concepire nessun tipo di organizzazione, né tanto meno si può sviluppare una competizione strutturata. Per questo i confini sono all’origine di tutte le interazioni e ne definiscono le caratteristiche, condizionando l’evoluzione in senso più o meno conflittuale o, al contrario, più o meno cooperativo.

I confini non sono fatti per essere temuti e per starne lontani, ma per essere superati continuamente, poiché così come mutiamo noi nel comportamento, muteranno anche loro facendoci pensare di essere seguiti da questi. Per cui quando si parla di confini dal punto di vista sociale, si parla di un concetto prevalentemente astratto che si può concretizzare attraverso una distanza mentale oppure un ostacolo tangibile e fisico; a volte può avere origine da entrambi o possono essere l’uno conseguenza dell’altro. Un esempio potrebbe essere quando venne costruito il muro di Berlino, quel tipo di confine non aveva a che fare con una distanza mentale tra i cittadini, bensì con una vera e propria barriera politica che divideva in due la città. Successivamente può essere entrata in gioco anche una distanza tra i cittadini, poiché nella loro visione essi non facevano più parte di un’unica società, ma di due separate.

Quando si parla di confini sociali non si possono non citare i confini personali che ognuno ha. 

I confini personali sono limiti che mettiamo per proteggere la nostra integrità… Questi proteggono la nostra salute emotiva e fisica dal comportamento e dalle richieste degli altri, permettendoci di esprimere con fiducia chi siamo e che cosa vogliamo e soprattutto quel che non vogliamo.

La rivista Angolo Psicologia, nel merito, ricorda che esistono 3 tipologie di confini personali: rigidi, porosi, sani.

I confini rigidi sono caratterizzati da regole inflessibili che la persona applica rigorosamente, senza tener conto del contesto o dei bisogni degli altri. La persona con confini porosi invece non ha praticamente confini emotivi, non tiene nulla per sé quindi finisce spesso per esporsi inutilmente. Si ritrova ad essere troppo coinvolta nei problemi degli altri e l’assenza di confini emotivi la rendono facilmente manipolabile. Non sa dire di no alle richieste che gli vengono fatte.

Le persone con confini personali sani tendono invece ad essere equilibrate. Sono chiare sui loro valori e sanno in quali casi non sono disposte a scendere a compromessi, ma sono anche in grado di adattarsi alle circostanze e, se necessario, ampliare i propri punti di vista. Sono consapevoli dei loro bisogni e desideri e sono in grado di comunicarli in modo chiaro. Significa che sanno dire “no” quando le richieste sono eccessive, senza sentirsi in colpa. E accettare anche un “no” come risposta.

Avere confini personali, quindi, non significa essere egoisti e non empatici. Ė importante mettersi al primo posto, in quanto, non puoi rispettare gli altri se prima non rispetti te stesso. Oltretutto sono proprio questi confini a mantenere le relazioni sane.

In conclusione, non si può fare a meno dei confini, poiché sono ciò che permette il cambiamento anche se è da tenere in considerazione che questi non devono essere stabiliti nella maniera errata poiché altrimenti si rischia di ottenere il risultato opposto a quello desiderato.

“Il confine” di Carlotta Russo 4I

Il termine “confine” può essere inteso in più modi, sicuramente il primo a venire in mente è quello fisico, come suggerisce l’enciclopedia Treccani: “limite di una regione geografica o di uno stato”. Un confine è perciò una barriera fisica, come ad esempio un muro o un fiume, che separano due zone specifiche. Lo stesso ragionamento si può attuare per l’ambito psicologico, se si pensa ad un confine nell’ambito della psicologia, si può immaginare per esempio una limitazione del pensiero come ad esempio un muro di pregiudizi oltre il quale non si possa andare. Il confine è anche perciò una linea immaginaria che serve a dividere uno spazio o un pensiero da un altro.

I confini non sono per forza una questione negativa, talvolta possono segnalare lo spazio personale che non si vuole che sia oltrepassato da altri, possono essere dei muri alzati per evitare che qualcuno oltrepassi la barriera, che possa leggere dei segreti che si vogliono mantenere tali, oppure possono riguardare dei sentimenti talmente delicati che non si vogliono condividere con nessuno. Il termine “confine” può essere poi confuso con la parola “frontiera”, in ambito geografico il primo separa due spazi noti, conosciuti. La frontiera divide un ambito noto da uno ignoto, anche in una visione psicologica possono notarsi queste differenze. Per esempio una frontiera potrebbe riconoscersi anche in delle azioni che “abusano” dei nostri pensieri ancora sconosciuti.

Stabilire confini relazionali sani, è uno degli aspetti che possono risultare compromessi in seguito a “esperienze traumatiche prolungate di natura interpersonale, specie durante lo sviluppo” (Liotti e Farina, 2011). I confini psichici sono utili ancora ai nostri giorni per restare vigili in situazioni pericolose, oppure per riconoscere una persona fidata con la quale si possono abbassare le barriere.

Nessuna organizzazione può essere concepita senza confini, Senza confini è impossibile avere concorrenza per quanto possibile sana. Per questo, il confine è all’origine di tutte le modalità di interazione e definendone le caratteristiche, regolando l’evoluzione in senso più o meno conflittuale garantisce un andamento più regolare delle azioni. I confini permettono la formazione di un centro e di una periferia, regolando le azioni presenti all’interno e all’esterno di ogni sistema. I confini definiscono anche la natura delle relazioni esterne e di quelle interne. Lo studio dei confini potrebbe essere spiegato come una relazione tra il punto di vista fisico e quello psichico delle relazioni sociali che, a partire dalle caratteristiche della “forma”, cerca di definirne i contorni. 

Tenendo presente che i confini non possono mai mancare perché crollerebbe lo spazio che questi definiscono, a mio parere un confine può essere interpretato come un muro mobile che può essere rimosso a nostro piacimento, se per esempio ci troviamo in una situazione per la quale ci sentiamo al sicuro la barriera può essere rimossa senza timore di riscontrare problemi in futuro.

Nel caso in cui ci si trovasse invece in una situazione scomoda il confine può essere rialzato per evitare esperienze traumatiche che possono diventare problematiche per la persona in futuro. Il confine, quindi, per me può essere una specie di arma da usare a nostro piacimento, quasi per proteggerci da persone o situazioni scomode, proprio come uno scudo.

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