La guerra tra allievi e professori

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Students passing a cheat-sheet during an exam while teacher is turned

Che tu sia un insegnante o un alunno sicuramente conosci bene le verifiche scritte, la situazione nella quale l’aula si trasforma in un campo di battaglia. Da una parte il Prof con il problema di controllare le astuzie della classe per scopiazzare. Dall’altra gli allievi con il problema di farla franca e sfuggire al controllo del docente. Lo strumento classico in questi casi, l’arma principe di questa battaglia, è l’arte dei bigliettini. Possono essere occultati sotto o fra i fogli protocollo, sotto il banco, sul retro della calcolatrice o della sedia del compagno davanti, collocati nel cinturino dell’orologio o all’interno di piccole fessure create durante le lezioni nel bordo del banco come fanno i detenuti che lavorano mesi per prepararsi la via di fuga attraverso i muri.

I famigerati bigliettini possono essere nascosti anche nella penna o attorno a essa, nelle scarpe o nei calzini (almeno da chi li usa!), nelle gambe delle sedie dopo aver tolto i tappini, sulle cosce a mo’ di giarrettiera celata dalla gonna (i maschi sono svantaggiati!), sotto la bottiglietta dell’acqua o nell’astuccio fra penne ed evidenziatori. E a proposito di bottiglietta, c’è chi stacca l’etichetta, incolla al suo interno un lungo biglietto e poi la risistema per leggere formule o annotazioni attraverso l’acqua che fà da lente d’ingrandimento. Esiste pure la versione mobile, bigliettini da passare di mano in mano, di piede in piede o nel fazzoletto di carta di cui il compagno ha “improvvisamente” bisogno.

Ma ci sono altre strategie che non prevedono il bigliettino. Fra le innumerevoli righe del vocabolario si possono occultare versioni o formule sfruttando la leggerezza della grafite. Possono essere sfruttati la suola delle scarpe (sotto e ai lati), gli incarti di caramelle, biscotti o cracker dichiarando una fame insopportabile che potrebbe essere all’origine di una scadente prestazione della quale sarebbe responsabile lo stesso insegnante.

Poi c’è l’ammirevole sfacciataggine di chi piazza il libro o il quaderno degli appunti sotto il banco con sprezzo del pericolo.

Non si dia per scontato che quelli in prima fila sono dei santi, a volte approfittano proprio della comune convinzione che bisognerebbe essere pazzi per far certe cose sotto il naso del prof, portato a cercare i furbetti in fondo all’aula, non certo davanti, a un paio di metri di distanza. Anche il foglio della brutta copia (se auto fornito dall’allievo) è un comodo supporto su cui scrivere a matita di tutto e di più.

Scontato il possesso di un secondo cellulare che sostituisca quello requisito all’inizio della prova, esistono veri o finti SmartWatch in grado di contenere rilevanti quantità di dati o testi e lettori MP3 collegabili ad auricolari da mimetizzare fra i capelli!

La comparsa della DAD ha concesso nuovi spazi alla guerra fra allievi e insegnanti.  Come non essere tentati di copiare nel corso della verifica svolta nella complicità della propria camera? Si raccomanda al riguardo di posizionare gli appunti non in basso, si vede lo sguardo che va giù, bensì di fronte, magari dietro la web camera in modo che l’allievo sembra stia guardando verso il docente.

Possiamo citare anche le strategie “piagnucolose”. Fra queste merita di essere ricordato il classico bisogno di andare a tutti i costi in bagno per un mal di pancia improvviso o per sistemarsi una lente a contatto che si è spostata!

Dovessimo passare in rassegna tutte le strategie dovremmo dedicarvi un libro intero. Ci si potrebbe chiedere se tutta l’energia impiegata nel trovare il modo di “fregare” il docente non potrebbe essere utilizzata per studiare. Indubbiamente sì, tuttavia non ci sono solo il voler ingannare il docente o compensare il non studio, c’è anche l’insicurezza derivante dalla preoccupazione di vedersi capitare la domanda proprio su quell’autore poco chiaro o su quel capitolo studiato superficialmente.

Gli allievi vivono queste astuzie come una sorta di guerra con il prof, ma è possibile che quest’ultimo sia così ingenuo e distratto da non sapere, da non accorgersene e da non averlo fatto quand’era studente? Che cosa fa escludere che il prof se ne accorga e non dica niente? Perché non dire nulla? Per non umiliare! Per lasciare il tempo di vivere questa piccola guerra e crescere! O magari per aspettare al varco e dimostrare – verifica alla mano – che si vede quanto è stato scopiazzato poiché certe frasi sono poco integrate rispetto al resto!

Non esiste una soluzione a questo atavico conflitto che in realtà non dovrebbe essere un conflitto. La funzione dei docenti non è quella di umiliare o sconfiggere i propri alunni, bensì di istruirli ed educarli, specialmente con l’esempio, insegnando anche la comprensione verso il colpevole, lasciandogli il tempo di maturare la consapevolezza, nel giusto equilibrio fra giustizia e compassione.

Alessandro Fort
Psicologo formatore, scrittore e docente di Scienze Umane

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