Ciclismo / Intercultura: Michael 1 anno in Italia

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Scritto da Michael (USA) – Intercultura 1 anno in Italia
Tutti che mi conoscono sanno che il canzone che mi spiega deve essere quello da Queen, “I like to ride my bicyle, i like to ride my bike.” sì, è giusto, mi piace andare in bicicletta. Io sono qualcuno che sono cresciuto fra le biciclette, quindi, avevo sempre la bici.
In Italia, non sono andato in bicicletta per i primi quattro mesi, perché non la avevo. Un giorno in dicembre, il mio papà  ospitante mi ha chiesto, “Che tipo da bici usi?”. Io ho risposto che uso la bici di corsa. Lui mi ha detto, “Benissimo, andiamo a vederle.” Siamo andati fuori da Treviso e siamo arrivati a una casa. Io primo pensavo, “Cosa facciamo qua? Questa è una casa, e non sarà  una bici giusto per me”. Ma io ho sbagliato troppo. Quando siamo entrati quello garage, c’erano TUTTE le biciclette. E tutte erano belle. L’uomo la mi ha ripresentato una bicicletta de Pinarello, il modello Dina. Era bellissimo e mi piacevo un sacco. Il mio papà  ha detto va bene, e messo 50€ per la bici e l’abbiamo lasciata là  così l’uomo potrebbe metterla apposto. Dopo quel giorno, non ho sentito più dalla bici.
Natale era due settimane dopo quel giorno e ancora non ho sentito niente. Io mi sono svegliato presto questo giorno, primo da tutti. A un certo momento, ho sentito un rumore come, click click click, e subito ho capito cos’era.
Il giorno dopo, sono andato per il primo giro di 50 km verso Venezia. Ero proprio morto al fine, anche perché faceva molto freddo.
Dopo un po’ da tempo ho trovato una squadra di ciclismo, si chiama Goppion Caffè. Quindi, ogni dominica sono andato via con loro per un giro dal 60 km fino al 120 km. Nella mia squadra, sono il più giovane da tanti anni. Io ho 17 anni, ma gli altri hanno 60 anni, più o meno. Ma corrono lo stesso. Infatti corrono molto molto forte.
Durante l’anno, ho fatto tre gare. Il primo, ho vinto una coppa perché ero la ciclista da più lontana. Anche ho vinto una bottiglia di vino. Il secondo gara era solo un giro. E il terzo era ad Ancona! Che bel posto! Comunque, era una bellissimo percorso. Io sono andato molto forte e al fine, ero proprio morto (non sto scherzando, provi ad andare 40 kmph quando è piano, 22 kmph quando è inclinato, e 70 kmph sulla discesa.)
Purtroppo, il 8 di maggio la mia bicicletta era distrutta. Quel giorno, stavo andando per un giro. Circa un ora dopo sono partito, stavo andando dritto, e c’era un autista che ha tagliato la strada. WAM. Ho fatto un bel volo e poi sono caduto molto forte. E per due notti, sono rimasto nell’ospedale di Treviso. Per fortuna, avevo il casco, che era rotto quel incidente. Ma ancora, non mi ricordo molto bene il 8 di maggio. Ho concluso che gli autisti italiani guidano matti!
Adesso spero da prendere una nuova bicicletta di Pinarello e poi la porterò a casa mia. Comunque, devo tornare all’Italia per il ciclismo perché i percorsi sono troppi belli. Viva l’Italia!
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