L’ambientamento al Nido in Famiglia (DGR153/2018)

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Four moms with children sitting in playroom

Di solito settembre è il mese degli ambientamenti per eccellenza, preferisco chiamarlo ambientamento e non inserimento che è più riferito all’adulto.

Nei nidi in famiglia si dà moltissima importanza a questo delicato momento essendo il primo passo del bambino lontano dalla sua famiglia per stare in un contesto più allargato e sconosciuto a lui. Ecco perché i Nidi in Famiglia sono privilegiati potendo ospitare solo massimo sei bambini in contemporanea.

L’Educatrice valuta la miglior tipologia di ambientamento per ogni famiglia.

A qualcuno si propone l’ambientamento in tre giorni, in questo caso il genitore si ferma al nido tutto il tempo che il bambino frequenterà poi. In questo modo il genitore fa suo non solo fisicamente, ma anche emotivamente, lo spazio in cui dopo sosterà il suo bambino. Avendo il genitore vissuto lo spazio-tempo del Nido con tutti i suoi momenti di cura, avrà potuto rassicurassi egli stesso del luogo dove resterà il suo bambino così, al quarto giorno (qualcuno richiede più giorni), quando il genitore si allontanerà, consegnando il figlio all’educatrice, la crisi si rivelerà quasi sempre più consolabile, nel senso che il bambino, con la sua memoria corporea, assocerà quello spazio ai momenti condivisi con il genitore.

Il metodo di Ambientamento “tradizionale” prevede che il genitore si fermi con il bambino il primo giorno, per esempio, due ore, e poi, piano piano, diminuisce il tempo di permanenza al nido, aumentando così il tempo di assenza del genitore. Questa modalità permette ugualmente al bambino di ambientarsi in modo rispettoso, tenendo conto che potrà rassicurarsi perché in poco tempo vedrà ritornare il suo adulto di riferimento.

E’ frequente che qualche bambino faccia più fatica di altri e, al momento della separazione dal genitore, per qualche giorno, pianga. Niente paura, serve tanta rassicurazione sia da parte del genitore, che si deve allontanare con parole dolci ricordando che lui ritornerà dopo il lavoro, che da parte dell’educatore, che accoglie questo pianto come una comunicazione del “male” che provoca stare senza il genitore.

E’ necessario che l’adulto abbia una modalità di accoglienza non giudicante ma, anzi, che abbia la capacità di restituire al bambino delle emozioni assumibili per lui. I bambini in età di nido, ma anche fino ai 6 anni, sono tempeste emotive, a causa della predominanza del cervello limbico (e naturalmente rettiliano) e dunque hanno bisogno dell’adulto che co-regola le sue emozioni in modo da permettere il raggiungimento di un primo passo per l’autoregolazione delle proprie emozioni.

Sento a volte di strutture che “strappano” i bambini dalle mani dei propri genitori. Questa modalità NON è rispettosa del bambino che sarà portato a non fidarsi di nessuno e faticherà a riconoscere i propri stati di animo perché nessuno li ascolta.

Certamente la pedagogia “nera”, non rispettosa, esiste ancora, ma è invece importante lasciare un piccolo seme per far si che ogni servizio adotti un sistema educativo pienamente rispettoso del bambino.

Ligia Taborda
Psicomotricista-Educatore Perinatale-Coordinatore Rete Nidi in Famiglia

Per consulenze Educativo Genitoriale scrivi a ligia.tabordap@gmail.com – Tel 3391929860

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