Cosa fa una logopedista?

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Nell’arco della mia carriera è stata la domanda che mi è stata posta con maggior frequenza.

Cercherò di spiegarlo nella pratica riportando la storia di uno tra i tanti bambini che ho avuto modo di trattare nella mia attività clinica.

 

Nicolò (nome di fantasia) ha 5 anni, frequenta l’ultimo anno della scuola materna, viene accompagnato dai propri genitori, perché, a detta loro, il bambino non pronuncia correttamente alcune lettere.

Giungono da me su consiglio di una vicina di casa, che aveva avuto un problema simile con suo figlio e, grazie all’intervento logopedico, era riuscita a risolverlo.

Il colloquio inizia con la raccolta dati inerenti al bambino, ma vengo subito interrotta dai genitori con la fatidica domanda del tipo “…se non sia troppo presto iniziare un trattamento logopedico a questa età…”. Li tranquillizzo sul fatto che la scelta di intraprendere tale percorso a questo stadio evolutivo non solo è corretto, ma sarebbe stato favorito dall’essere intervenuti ancora prima.

Questo è un dubbio che spesso hanno gran parte dei genitori, cioè quello di chiedersi a che età è giusto iniziare un trattamento di linguaggio e comunicazione: io rispondo che sarebbe utile un contatto con lo Specialista non appena ci si rende conto che c’è qualcosa che non va.

Se un genitore si accorge che il proprio figlio all’età di 2 ½ – 3 anni non parla ancora, non indugi a portarlo a fare una visita, se all’età di 4 anni non ha ancora l’uso di tutti i suoni, provate a parlarne con la logopedista, se poi all’età di 5 anni non c’è una competenza linguistica adeguata, meglio chiedere una valutazione, perché potrebbe avere una ricaduta sugli aspetti dell’apprendimento.

Ritornando al colloquio con i genitori di Nicolò, durante la raccolta dati, mi riferiscono che queste difficoltà linguistiche lo stanno limitando nelle relazioni sociali: il bambino fa una certa fatica ad interagire con gli altri suoi coetanei. Anche le insegnanti lo descrivono come un bambino taciturno, che tende a stare in disparte e deve essere molto sollecitato, affinché risponda alle domande.

Terminata la raccolta dati, tranquillizzo i genitori sull’importanza dell’intervento precoce, spiego loro cosa andrò ad indagare, per valutare il tipo di difficoltà linguistiche alle quali il loro bimbo potrebbe andare incontro e che tipo di prove userò per l’indagine.

Concluso l’accertamento, incontro nuovamente i genitori senza il bambino, spiego loro quello che è emerso e che tipo di programma riabilitativo prevedo di fare con Nicolò, specificando che il percorso comprende anche incontri con le insegnanti e ci sarà del lavoro che dovrà svolgere a casa, con la supervisione e la collaborazione dei genitori.

Dopo 3 mesi di trattamento, si sono già potuti vedere alcuni miglioramenti nella parte espressiva, con ripercussioni favorevoli anche a scuola: infatti le insegnanti hanno notato una maggiore sicurezza, ora interagisce di più con i suoi coetanei ed interviene anche durante la lezione.

Questo sottolinea come una limitazione verbale possa incidere anche a livello caratteriale del bambino.

C’è ancora del lavoro da fare con Nicolò, ma abbiamo già raggiunto un grande successo a livello articolatorio che si è poi riversato nella socializzazione.

Non mi sono addentrata, volutamente, sul tipo di trattamento che ho attuato con lui per lasciare spazio alle vostre eventuali domande, da inoltrare alla mail in firma.

Logopedista
Dott.ssa Tenenti Alessandra

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