Una lezione con i futuri cuochi

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Quando sono entrata in una classe, per sostituire un collega assente, i ragazzi hanno manifestato interesse per la disciplina da me insegnata ai loro colleghi degli indirizzi di Sala e vendita ed Accoglienza turistica dell’Istituto Alberini.

Ho spiegato in sintesi quali vantaggi possa avere la conoscenza delle tecniche di comunicazione in ambiti professionali dove è centrale la relazione col cliente, a partire dai suoi bisogni che non sono sempre facili da soddisfare. Mentre facevo alcuni esempi, un paio di studenti, interessati agli argomenti, hanno iniziato ad intrattenere un vero e proprio dialogo, sebbene non fossi una loro docente.

La conversazione all’inizio era incentrata sulla scelta di questo tipo di indirizzo scolastico a partire dalle loro attitudini e predisposizioni, ma anche dalla volontà di voler uscire in società con la competenza di svolgere un lavoro che potrà dare non poche soddisfazioni economiche e non solo. Abbiamo colto che non è importante il ruolo che si riveste nel mondo ma come lo si affronta, la passione è fondamentale. Oggettivamente siamo tutti importanti, non ci sono scuole impegnative di serie A e scuole facili di serie B. Se ci pensiamo bene, è bello essere medici per poter curare le persone nel momento in cui si ammalano; ma è altrettanto essenziale prendersi cura di loro nei vari contesti vitali quotidiani. Quanta soddisfazione può offrire un cuoco che fa assaporare un piatto, magari inventato da lui stesso, con creatività e attenzione alle caratteristiche del cliente, che possa piacere ma rispettare i criteri nutrizionali di un bimbo, di un anziano, di un celiaco. E ancora: quale prezzo ha il sorriso compiaciuto di una signora che esce da un salone di parrucchieri, merito della capacità di ascoltare e trasformare in realtà un suo desiderio estetico. Anche questi sono pezzi di felicità a cui tutti i lavoratori possono contribuire con le loro competenze, in un momento preciso della vita di altre persone, che siano ingegneri, chirurghi, estetisti, elettricisti o camerieri ecc…

Invitavo loro a studiare per sviluppare al meglio queste loro potenzialità, senza ritenersi inferiori o “sbagliati”, come ci vuole etichettare la società se non siamo tutti uguali, secondo uno standard imposto dall’alto. Ciascuno deve diventare la versione migliore di sè stesso. Questa è vera autorealizzazione, non confrontarsi con vite sconosciute, lontane da noi o comunque che possiamo ritenere migliori o peggiori rispetto alla nostra. Ciascuno faccia il proprio percorso senza invidie o sminuendosi.  Molto tempo purtroppo viene sprecato invece sui cellulari che ci allontanano dai nostri obbiettivi, togliendoci l’opportunità di comunicare le nostre emozioni e punti di vista sul mondo, a voce oppure scrivendo…

A quel punto, uno di loro, mi ha chiesto se volessi leggere un tema che aveva fatto sul concetto di “amore”, anche ad alta voce. I compagni ascoltarono in attento silenzio. Mi disse che l’aveva svolto per sua volontà, un pomeriggio come tanti, al posto di osservare passivamente i post sui Social.

Questa insolita lezione mi ha colpito molto, confermando l’idea che ho sempre avuto sulla relazione educativa che innanzitutto sia mirata ad individuare i talenti e le diverse tipologie di intelligenza che popolano i nostri istituti superiori, siano essi di matrice scientifica, umanistica oppure professionalizzante, perché non esistono adolescenti di serie A o di serie B a seconda degli Istituti che frequentano… sono persone in crescita con sfumature intellettive ed emotive da far emergere e valorizzare strada facendo.

Buona lettura! (leggi qui il testo)

Prof.ssa Silvestri Isabella (docente di tecniche di comunicazione e relazione)

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