Cara bulimia…

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Cara Bulimia,

ne abbiamo passate tante io e te in questi quattro anni insieme. Come sai ora molte cose sono diverse tra noi due. Una però non è cambiata, una domanda, sempre la solita, “perché io?”. Perché se nella mia vita non mi era mai mancato niente sei arrivata tu? Sono sempre stata circondata da amore, quello dei miei genitori, dei parenti, degli amici, non ero mai sola, eppure in un qualche modo mi sentivo come se lo fossi. Ero felice, questo forse non è del tutto vero, non ero così felice come mostravo agli altri. Ero brava a scuola, si brava ma non eccellente, perché non riuscivo ad esserlo? Tutte queste mie “mancanze” che cercavo di coprire, nascondere, mi stavano portando sempre di più a modificare i miei modi di agire e pensare, io stessa facevo fatica a distinguere il reale dalla mia finta perfezione.

Cara Bulimia, tu meglio di me sapevi che avevo bisogno di aiuto per evadere, scappare da quel mio mondo di illusioni. All’inizio mi avevi aiutato, o meglio era quello che credevo prima di accorgermi che tu tra le mie illusioni eri la più grande.

Sei stata molto astuta sai, sei entrata nella mia vita con un passo felpato e con voce flebile mi sussurravi cosa fare, eri quasi impercettibile, talmente tanto che all’inizio facevo fatica a sentirti. Tu però non lasciavi perdere, pian piano ti sei fatta conoscere, non per com’eri davvero. Ti sei presentata lentamente così da non spaventarmi, mi hai fatto credere di potermi fidare di te, di essere ciò che tu non eri. Tu eri la mia guida, hai presente il grillo parlante di Pinocchio? Tu per me eri lui, agivi per il mio bene, solo alla fine ho scoperto che in realtà eri più “il gatto” o “la volpe”. A differenza di Pinocchio io non ti ho affidato le quattro monete d’oro, ti ho affidato quei quattro anni di vita e tu, come loro due, ti sei presa gioco di me.

Eravamo io e te, mi consigliavi come agire come relazionarmi, mi facevi addirittura credere di avere il controllo su tutto. Questo controllo che io volevo più di ogni altra cosa perché ero convinta che avendolo sarei stata in grado di gestire qualsiasi cosa, di non essere vulnerabile. Imparando a conoscerti davvero ho iniziato a capire i tuoi meccanismi, quasi perfetti. Eh sì, è difficile da accettare ma perfetta non lo eri nemmeno tu. Anche tu avevi dei buchi ma sei stata molto più ingegnosa nel nasconderli. Ti sei attaccata morbosamente ai miei ingranaggi, plasmandoli a tuo piacimento. Ma se gli ingranaggi sono sempre stati solo i miei, contro cosa stavo combattendo e a chi mi stavo affidando?

In una battaglia contro sé stessi chi è il vero vincitore?

Sai cara Bulimia la nostra relazione di ossessione e controllo reciproco non ci stava facendo bene, mi incitavi a raggiungere gli ideali di quella maledetta perfezione per poter essere come te. Mi avevi messo i paraocchi, non vedevo tutto il quadro della situazione, quello che mi stava succedendo dopotutto non era così grave, era solo un piccolo prezzo da pagare per raggiungere quell’obiettivo, giusto? “Alessia resisti ancora un po’ ci sei quasi”… “Vedi che cosa hai combinato Alessia è solo colpa tua, ti avevo detto di resistere. Non riesci a controllarti, sei stata debole, non hai retto quel peso e ti sei spezzata. Come puoi pensare di controllare tutto senza nemmeno riuscire a controllare te stessa”.

In quei momenti in cui io non avevo il controllo non avevo nemmeno emozioni. Era un automatismo e mi andava bene, era l’unico modo per farti stare zitta per un po’, per far stare zitti tutti per un po’. Ma io zitta non ci volevo più stare, tutta quella sofferenza, tutto quello sforzo a cos’era realmente servito? Perché non mi meritavo di vivere serenamente? Mi avevi tolto tutto così da non avere nessuna distrazione da te.

Era febbraio, e qualcosa nella mi testa era cambiato, una piccola lucina, avvolta da quell’oscurità che tu stessa avevi creato, era riuscita a farsi strada, a farsi sentire. Una piccola richiesta d’aiuto. Mi ero messa a nudo, avevo detto il nostro piccolo segreto. Mi hai punita, forse me lo meritavo o magari no, adesso quella impaurita eri tu però. Avevo ammesso la tua esistenza ad altri.

Non è stato facile sai, ammettere di avere bisogno di una mano, mostrare che non ero perfetta. Ora ti dirò di più, lo rifarei altre mille volte. Avevo scelto me per la prima volta dopo tanto e non più te. È stato doloroso, forse anche più del semplice assecondarti. Avevo deciso, non si tornava più indietro, e con il cuore in gola, impaurita, senza sapere come mi sarei sentita e senza sapere cosa mi sarebbe successo sono entrata in quella stanza in cui giorno dopo giorno sono riuscita a togliere i paraocchi e non ha avuto prezzo poter tornare a vedere di nuovo i colori della vita. Su quel divanetto di velluto rosso, a minuscoli passi, ho tolto il guscio e sono uscita allo scoperto, ero fragile, sensibile, imperfetta, perché in realtà c’è sempre molto di più di quello che vogliamo far vedere.

Ti avevo scoperta, avevo capito i tuoi trucchi, e non mi facevi più così paura. Tu continuavi a non accettarlo però, perché non volevi lasciarmi stare? C’era ancora qualcosa che ci legava ed io ero pronta a scoprirlo e cambiarlo così come ho fatto con i tuoi, o meglio miei, ingranaggi. Non sono tornati gli stessi di quella ragazzina di sedici anni, lei è cambiata, non vede più le cose come prima e di conseguenza era giusto che anche i sui macchinari si adeguassero al suo pensiero.

Cara Bulimia la nostra relazione è sempre stata complicata, mi hai trovato, mi hai dato attenzioni, e poi hai fatto finta di niente, mi hai lasciata lì, da sola, ti ho cercata, ti volevo più di ogni altra cosa. Ti sei fatta trovare, eri diversa, non mi davi più attenzioni, non mi rincuoravi più. Io con te non ci volevo più stare ma tu invece non volevi lasciarmi. Eri sempre pronta a farmi da giudice, o quella forse ero io e cercavo di dare la colpa a terzi perché quei giudizi così distruggenti erano un po’ più leggeri se fatti da altri. In fondo il giudice più severo nei nostri confronti siamo proprio noi stessi.

Il percorso era ancora molto lungo e tortuoso ma in quel divanetto, finalmente dopo tanto tempo, riuscivo a vedere una speranza, che la vita senza di te fosse possibile. Mi sono fidata, non più dei tuoi imbrogli questa volta, e ho scoperto come parlare potesse essere la mia salvezza, il mio buttare fuori in modo sano, che non essere perfetti è ciò che ci fa mettere in moto, che ci fa interrogare per trovare delle risposte, che ci fa lavorare su noi stessi.

Sai cara Bulimia in tutto il male che mi hai fatto ti devo riconoscere una cosa, senza di te probabilmente non mi sarei mai buttata nella scoperta di che cosa si celasse alla base di molti miei comportamenti, probabilmente sarei rimasta lì, ferma, senza prendere una posizione, senza decidere realmente. Avevo bisogno di un cambiamento e anche se tu non eri esattamente ciò che mi aspettavo mi hai dato l’opportunità di scoprire chi fosse realmente Alessia. Cara Bulimia vuoi sapere che cosa sono riuscita a comprendere pezzo dopo pezzo? Che Alessia non è la ragazzina che hai incontrato anni fa, ma non è nemmeno quella che tu hai creato e non è nemmeno quella di oggi.

Alessia è un pezzetto di ognuna di queste, del prima, del durante e del dopo di te.

Ora sono felice, felice per davvero. Ho imparato ad amarmi, ad apprezzare i miei “buchi” che prima nessuno doveva vedere, ho capito che chiedere aiuto è meno spaventoso di quanto possa sembrare, che parlare è il primo modo per esprimersi, che cambiare ambiente può veramente farti rinascere, che ritagliarsi del tempo per sé stessi non è tempo sprecato.

Ora so rispondere alla domanda iniziale, “perché io?”. Mi sono ammalata perché avevo bisogno di cambiare, perché la perfetta macchina che mi stavo costruendo non era poi così perfetta, perché avevo bisogno di imparare l’importanza della parola, perché dovevo ritrovarmi, perché dovevo iniziare ad ascoltarmi, perché dovevo capire come relazionarmi e come comportarmi in merito a situazioni che prima cercavo di evitare, perché avevo bisogno di capire che il confronto non è una cosa negativa, perché avevo bisogno di tornare ad essere vera senza dovermi nascondere nella mia bolla di illusioni ma soprattutto dovevo capire che il solito metodo del mandare tutto giù e poi esplodere non era sano e non potevo controllarlo. Quindi in un certo senso sì ho avuto bisogno di te per poter tornare a vivere la mia vita da protagonista con tutte le sue emozioni e non come uno spettatore impassibile che guarda da dietro uno schermo senza poter cambiare nulla.

Cara Bulimia non fai più parte del mio presente ma non potrò mai dimenticarmi di te e di tutto il nostro percorso.

Tua Alessia

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