Estate post “semiDAD”

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Ci lasciamo alle spalle un anno scolastico per molti versi più difficile del precedente. Abbiamo alternato lezioni in presenza con lezioni a distanza nella convinzione generale che forse non saremmo più tornati in classe, che forse avremmo continuato con la DAD fino alla fine, che forse l’alternanza poteva bastare, che forse però l’ultima parte dell’anno la potevamo recuperare in aula… ma in tutti questi forse, qualche pezzo lo abbiamo perso per strada e questo lo possiamo affermare senza forse. La didattica a distanza è e rimane un tappabuchi, l’alternativa obbligata al non fare nulla e all’abbandono di allievi e famiglie al loro destino.

Al di là di ogni retorica, resta un dato di fatto, e cioè che se seguire una lezione sullo schermo di PC è faticoso e noioso, farlo su quello di uno smartphone, dove il volto del docente è appena più grande di un francobollo, è ancora più stressante. E lo è pure per il docente, perché spiegare a dei francobolli non dà alcuna soddisfazione. Ma come dicevo poco sopra, la cosa peggiore della DAD di questo anno scolastico è stata sicuramente l’incertezza che ha creato in tutti, su entrambi i lati della cattedra, ansia e stress che come ben sappiamo sono i peggiori ingredienti di una partecipazione costruttiva alle attività didattiche.

A una mia allieva che si lamentava delle modalità di far lezione, prigioniera del francobollo all’interno del quale la guardavo, feci notare che se noi “anziani” avessimo avuto la possibilità – a suo tempo – di alzarci più tardi, di non vestirci in fretta e correre a prendere l’autobus o il treno, magari l’avremmo apprezzata. Niente gomitate alla fermata o in stazione, niente alzatacce con la mamma che ti chiama venti volte con la voce sempre più alterata come fa l’auto quando ti avverte che non hai agganciato la cintura di sicurezza, niente trucco per le ragazze che arrivano a mettersi l’ombretto nei momenti più improbabili e niente pioggia che ti aspetta fuori casa o la nebbia, il freddo… ebbene, malgrado tutte queste “convenienze” mi ha risposto dicendo che tutto quello che avevo elencato era vero, ma era utile per portarla nell’ordine delle idee della scuola, era un percorso quotidiano che la portava insomma in aula pronta ad affrontare la lezione.

Ma proprio per tali amare considerazioni possiamo affermare che sul piano della didattica parecchio è andato perduto e questo… malgrado la buona volontà di tutti, allievi e corpo insegnante. Possiamo anche apprezzare o comunque comprendere lo spirito della recente proposta ministeriale di organizzare su base volontaria delle attività nel corso della stagione estiva, ma credo che un po’ tutti abbiamo più di qualche perplessità, se non altro perché va contro una tradizione di lunga data, quella di far vacanza e basta durante l’estate, ma pure per il bisogno proprio quest’anno di rasserenarsi tutti dallo stress del periodo di incertezza vissuto fino all’ultimo. Ad ogni modo, al di là di quello che materialmente il Governo riuscirà o vorrà realizzare e pure al di là di quello che allievi e docenti riusciranno o vorranno realizzare, mi sento di dare due consigli essenziali per rendere l’estate piacevole e anche utile.

L’impossibilità di interagire per lunghi periodi ha in molti casi dato spazio a stati di ansia e depressione più o meno intensi. A questo problema consiglio di contrapporre esperienze all’aria aperta, immersioni nella natura socializzando il più possibile. Scoprite i colori del mare, gli spazi della montagna, i frutti degli alberi e le verdure degli orti e allo stesso tempo interagite con le persone, coetanei o meno, ma in maniera diretta, parlando, ascoltando, lasciate stare i social, avete vissuto on line già abbastanza. Ma non possiamo trascurare la componente dello stimolo alla conoscenza, al ragionamento, quindi su questo fronte consiglio di leggere, immergetevi in qualche bel libro che stimoli l’apprendimento per ampliare i vostri orizzonti, per conoscere nuove parole e nuovi modi di pensare. Arriverete all’inizio del prossimo anno scolastico con la mente riposata, ma dinamica, con il cuore rilassato, ma entusiasta.

Note biografiche:
Alessandro Fort è psicologo, formatore e docente con numerose pubblicazioni dal taglio finemente esistenziale fra romanzi, racconti e manuali. Ha curato rubriche su varie riviste. La sua sottile ironia è un costante invito a osservare con più attenzione e con occhi critici la realtà che ci circonda.
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L’EPILOGO DEL GIORNO
Una passeggiata notturna in città diventa un viaggio fra incontri abituali, riflessioni e immagini del passato. Un manifesto strappato, una cabina telefonica, un cane che abbaia, una chiave dimenticata per terra, i rifiuti urbani e la fontana della piazza del mercato sono alcuni dei protagonisti che il silenzioso viaggiatore incontra sul proprio percorso. “L’epilogo del giorno” ci accompagna in un’atmosfera disincantata, ma allo stesso tempo romantica, mentre la sottile ironia invita a osservare con più attenzione noi e la nostra vita. Sta al lettore cogliere i suggerimenti esistenziali con cui Fort ama caratterizzare le sue opere. Il libro scivola fra ricordi e fantasie, proponendo personaggi sommersi dai dubbi della quotidianità, in una serie di ritratti e istantanee all’apparenza semplici, ma che custodiscono le incertezze di ognuno di noi.

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