La balbuzie

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La balbuzie è un’alterazione che modifica consapevolmente la capacità dell’uomo nel suo parlato. Attraverso il “senso” del parlato l’uomo crea la possibilità di esprimere sé stesso ed i desideri del suo mondo affettivo.

Quando il linguaggio viene alterato dalla balbuzie, il soggetto si sente colpito da tutta una serie di fattori negativi; per questo motivo, nelle forme più gravi, la balbuzie non può essere definita come una semplice disabilità, perché interagisce inevitabilmente sulla dignità e sensibilità della persona.

La balbuzie è un disturbo del linguaggio che si manifesta sintomaticamente (pur non avendo un’incidenza costante, spesso il parlato risulta fluente) come un’involontaria ripetizione o prolungamento di suoni con blocchi o altre spasmodiche interruzioni nel flusso ritmico verbale. Accanto alle manifestazioni verbali i sintomi secondari possono comportare diversi atteggiamenti somatici, quali: tics mimico-facciali, tremori delle labbra e della mascella, spalancare la bocca, scalpitare con i piedi, movimenti della testa fino ad arrivare a contorsioni dell’intero corpo.  Queste manifestazini secondarie (sincinesie) non hanno spesso un piano preciso di consapevolezza, ma vengono riprodotte sistematicamente come un tentativo semi-cosciente (peraltro percepito dallo stesso balbuziente come egodistonico) nel tentativo di controllare la fluenza.

Accanto a questi disturbi primari si nasconde il vero mondo del balbuziente, rappresentato da tutte le manifestazioni secondarie (comprese le sincinesie) che sono la conseguenza della difficoltà linguistica. Schematicamente si possono suddividere in tre ambiti: influenza nell’aspetto linguistico (intesa come costruzione sintattica), influenza nell’aspetto comportamentale (meccanismi di evitamento di situazioni e ridotta produzione verbale) ed infine influenza sull’aspetto emotivo (frustrazione, bassa autostima, senso di privazione e di impotenza).

Il balbuziente non sa sempre dire quando e perché ha delle difficoltà maggiori nel parlare o nel leggere; sente però che lo stress e l’eccitazione lo aggravano. Sulla spinta di queste incertezze emozionali vive profonde demoralizzazioni spesso collegate a delle oscillazioni giocate tra la speranza e l’impossibilità di sconfiggerla.

La balbuzie ha un’incidenza di circa il 2% sulla popolazione mondiale; è presente in tutte le lingue conosciute; l’inizio appare nel 80% dei casi, prima dell’età dei sette anni ed il decorso delle sue manifestazioni patologiche universalmente è lo stesso; il sesso si dimostra determinante con una proporzione di quattro a uno di maschi rispetto alle femmine.

Nei primi sviluppi dinamici del linguaggio le manifestazioni di disluenza nel parlato non devono essere intesi come presupposti alla balbuzie; solo se accompagnati da manifestazioni secondarie (indice di consapevolezza) o da sincinesie devono essere considerati come segnali di disordine del linguaggio.

Ad oggi non si trova nel mondo scientifico né un aspetto teorico preciso né un programma unificato di esperienze di trattamento della balbuzie. Non conoscendo una cura definitiva della balbuzie, lo scopo della terapia dovrebbe essere lo sviluppare nella persona un impegno personale al suo cambiamento, una capacità di controllo che gli permetta di ottenere un parlato fluente.

Nel prossimo numero verrà presentata un’esemplificazione clinica di un bambino di sette anni affetto da balbuzie, per meglio illustrare il vissuto fenomenologico e una possibile presa in carico terapeutica.

Dr. Paolo Rocca

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