La storia di Sara, la mia storia

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Oggi vorrei raccontarvi una storia, quella di Sara.

Sara nasce il 6 aprile 2001, da una famiglia che le vuole un mondo di bene.

Sara è la prima figlia, perfetta come la sua mamma la desiderava; capelli ricci e rossi, carnagione chiara con qua e là qualche lentiggine, intelligentissima e buona… ma… Ma con qualche chiletto in più che, una bambina della sua età poteva permettersi. Quei chiletti in più per Sara non sono un problema, anche se qualche volta viene presa in giro e, gli unici vestiti che riesce indossare sono quelli di qualche taglia in più rispetto alla sua. Sara è una bambina che sta crescendo e che mangia in modo adeguato senza privarsi di nulla ma, soprattutto, senza esagerare quindi, magari, con il tempo e lo sviluppo quei chiletti in più svaniranno.

Fino a che, un giorno, la mamma di Sara le propose di affidarsi ad una dietista per cercare di riequilibrare il suo metabolismo.

Sara, piano piano mangiando in modo sereno e senza privazioni, perde quei chili in più e finalmente inizia ad essere apprezzata e notata.

La sua vita cambia

Quando un giorno la famiglia di Sara viene toccata da un brutto episodio. E da lì la sua vita, in pochi secondi, cambia drasticamente.

Sara, in un batter d’occhio, vede che la sua famiglia, quella che credeva perfetta, piano piano sta iniziando a spaccarsi, perciò lei, per evitare questo, deve prendere in mano la situazione e fare qualcosa, essendo la figlia maggiore. Sara così inizia a prendersi delle responsabilità che, una bambina di 10 anni non può e non deve avere. Sara inizia ad essere una piccola grande donna. E, come ogni piccola grande donna, nasconde all’interno di una piccola parte del proprio cuore mille fragilità che però, in un momento così difficile, non può mostrare, per non creare ulteriori problemi. Sara piano piano inizia ad affidarsi a delle vocine di un mostriciattolo, che in quel momento per lei erano le uniche cose che sentiva vicino. Le uniche cose che la facevano sentire apprezzata e notata. Inizia così ad ascoltare quelle voci che le dicevano di eliminare quella cosa, il cibo, che fino a poco tempo prima la rendeva felice.

Più diminuiva le porzioni di cibo e, più vedeva il suo peso abbassarsi così velocemente, più lei era felice. Una felicità che durava pochi secondi che, però in quel periodo così buio per lei era luce.

Sara aveva iniziato a cambiare persino le sue abitudini giornaliere. Agli allenamenti intensivi di pattinaggio artistico aveva introdotto la corsa, cosa che lei odiava profondamente ma, in quel periodo, si sentiva così forte e invincibile come non mai, che pur di vedere quei numeri sulla bilancia abbassarsi e, pur di provare quella sensazione di approvazione e di soddisfazione, lei era disposta a fare. Ma in realtà lei stava solo scomparendo.

La luce in fondo al tunnel

Iniziano le prime litigate pesanti con i propri genitori, i primi pianti, i primi non ce la faccio più. Finché Sara non raggiunse il culmine. Il suo piccolo cuore pieno di fragilità stava per spegnersi. E il 14 febbraio 2011, il giorno della festa degli innamorati, forse una casualità o, forse perché da quel giorno Sara doveva iniziare ad amarsi di più, comincia il suo percorso di guarigione, presso la pediatria di Treviso. Un luogo che molte persone le sconsigliarono, perché una pediatria non può aiutare persone come lei. Nella realtà invece, fu per lei la salvezza. L’essere a contatto con bambini più piccoli e con patologie diverse dalla sua, le fecero aprire gli occhi. Sara si riappassionò ai colori e al disegno, iniziò di nuovo a sorridere. Tutte cose che lei aveva accantonato e dimenticato, perché aveva smarrito la sua anima bambina.

Con molta calma, tanti pianti, tanti momenti di solitudine ma, soprattutto tanta fiducia, Sara è uscita da quell’ospedale solo dopo un mese e mezzo. Questo perché quella piccola grande donna, aveva così tante fragilità ma, al tempo stesso la sua forza di volontà era così grande, da riuscire a sovrastare quel grande mostro.

Molti pensano che basti curare la parte fisica del disturbo alimentare attraverso il ricovero e, una volta dimesso, tu sia guarito e pronto ad affrontare la vita reale. C’è ancora molta ignoranza riguardo l’argomento; c’è chi pensa che un disturbo alimentare sia solo un capriccio. Resta da capire: Cosa scatena tutto questo dolore in un essere umano?

Ed è proprio così, che, una volta uscita dall’ospedale, Sara ha intrapreso un percorso psicologico che tuttora sta portando avanti. Piano piano ha compreso qual è stato il fattore scatenante ma, soprattutto è stata aiutata a porsi degli obiettivi nella sua vita, cosa che durante il disturbo lei aveva totalmente eliminato.

Non tutti però hanno la fortuna di avvalersi di un supporto psicologico. Lo Stato ancora nel 2024, non considera importante aumentare il fondo per il contrasto dei disturbi alimentari. La psicoterapia richiede un impegno economico molto importante e, purtroppo non tutte le famiglie possono affrontarlo. Inoltre trovare la giusta equipe medica che ti supporta adeguatamente è molto difficile. In Italia i casi di disturbo del comportamento alimentare stanno aumentando drasticamente e non è facile orientarsi nella ricerca di strutture specializzate. In questo Sara è stata molto fortunata sia perché la sua famiglia ha capito che questa malattia non si può curare soltanto attraverso un ricovero ospedaliero ma ha bisogno di essere affiancata da un percorso psicologico, sia perché ha incontrato esperti che l’hanno presa per mano dal punto zero e la stanno accompagnando durante tutto il suo cammino.

Sara oggi, un nuovo futuro

Sara oggi ha 22 anni, vive da sola, ha un suo lavoro e ha ancora tanti sogni da realizzare. 

Sara ha ancora tante fragilità e insicurezze che però affronta di giorno in giorno, cercando di non voltarsi mai al passato.

Sara sono io, e voglio dirvi di non aver paura di parlare, di piangere e di chiedere aiuto. Tutti noi, abbiamo i nostri punti deboli, dolori e fragilità. Ci sono persone più o meno sensibili e questo, non è uno sbaglio anzi rende tutti noi diversi e unici.

Ad oggi posso dire che non bisogna vergognarsi di parlare e di mostrare agli altri il proprio dolore, perché magari sarà proprio il tuo dolore, la tua storia, ad aiutare una persona che, all’apparenza non sembra, ma in realtà sta morendo dentro.

E magari sarai proprio tu e la tua storia ad aiutarla.

Food For Mind Mestre Venezia – Centro per la Cura dei Disturbi Alimentari
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