Centro e periferia

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education, learning and people concept - group of students with books at school lesson

Nelle classi così come nelle città

Per quanto possa apparire un paragone azzardato, trovo un significativo parallelo fra la classe e la città.

Il centro, la porzione per così dire ufficiale dell’area urbana, è quello caratterizzato dai negozi più appariscenti, dalle vie più eleganti e dai palazzi storici che si propongono nella loro classicità. Tutti sanno dov’è e come si presenta.

Il centro della classe è rappresentato dal gruppo di allievi che prende parte alle discussioni, che risponde prontamente alle richieste del docente e che di propria iniziativa propone non solo domande, ma anche istanze di approfondimenti o idee di possibili progetti didattici.

La periferia urbana si compone di un’estesa area di condomìni sempre meno curati con una umanità variegata che però non ha alcuna voce, quindi sostanzialmente silenziosa. E questo ci consente il parallelo con quella gran parte (la maggior parte) della classe che non si sente e dentro la quale c’è un’umanità altrettanto variegata, di chi ascolta, ma non dice nulla, di chi ascolta, ma solo a tratti e di chi non ascolta… tutta comunque caratterizzata da un tratto comune, il non farsi vedere, fino a diventare lo sfondo di una vita che scorre ogni giorno con i suoi alti e bassi.

La classe del mio liceo constava di quattro file orizzontali. La prima era il centro, la seconda era la prima periferia, la terza fila era un mondo ulteriormente periferico, quasi sconosciuto… poi c’era l’ultima, quella che un giorno la Prof di italiano definì Loggione e tale rimase fino alla fine. Fu un modo per descrivere il suo sostanziale distacco rispetto al resto della classe e forse del mondo intero.

Da una prospettiva didattica la questione è rilevante, da entrambi i punti di vista, del docente e del singolo allievo. Rispetto al primo diventa prioritario non assecondare quella struttura sociale che si viene a creare in maniera naturale e spontanea, in quanto è importante stimolare la partecipazione e la maturazione di tutti, anche di quelli (per non dire in particolare) che rimangono ai margini, per carattere e abitudine, che vanno coinvolti, per dare modo alle loro potenzialità di esprimersi e migliorare.

Tuttavia la questione riguarda anche gli allievi i quali devono sperimentare se stessi, cercando cioè di uscire dalla periferia in cui si trovano e nella quale si sono collocati.

In una classe insomma, bisogna fare in modo che tutte le componenti siano protagoniste, evitando facili fenomeni di emarginazione e di autoemarginazione. E lo dico non solo per la mia esperienza professionale, ma anche personale, visto che nessuno si preoccupò mai di farmi uscire dalla mia timida posizione periferica, in fondo, al margine destro del Loggione.

Alessandro Fort
Psicologo formatore, scrittore e docente
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