The Labyrinth

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Paesaggi svedesi post apocalittici, come metafora delle conseguenze estreme dei cambiamenti climatici. L’importanza dell’ambiente per la nostra sopravvivenza. La terribile vicissitudine dell’umana civiltà in una terra non più ospitale. The Labyrinth, edito Mondadori, 2023 per la collana Oscar Ink, più che dell’horror distopico ha i colori di un grosso trigger warning e il ritmo di un conto alla rovescia già superato.

Simon Stålenhag, noto soprattutto per Loop, (racconto grafico trasposto anche in una serie tv), torna a sviluppare un’ambientazione a lui familiare; così come per le altre sue opere le tavole illustrate non sono un mero contorno ma un’interfaccia narrativa in cui il silenzio degli ampi orizzonti e le opache pennellate digitali sono pregni di significato tanto quanto, e forse più, delle parole. The Labyrinth è un’opera che rapisce e inquieta anche grazie alla prospettiva: la figura umana nelle tavole illustrate è perlopiù minuscola, vista spesso di spalle, lo sguardo all’insù verso un mondo e una natura fuori dal suo controllo. I pochi primi piani veicolano grazie alla forza espressiva punti di svolta della storia, rafforzando il coinvolgimento emotivo.

Stålenhag in questa storia esprime i temi della colpa, della vergogna e della fratellanza, immaginando, quasi prevedendo, ciò che parte di noi sarebbe disposto a fare, a quali violenze ci condannerebbe, pur di sopravvivere. La protagonista, Sigrid, fa parte di questa nuova civiltà ricostituitasi sottoterra in moderni bunker di cemento verniciati di giallo e azzurro, giacché la superficie è ormai un deserto di cenere e curiose manifestazioni fungine aliene, sullo sfondo di palazzi sventrati e resti di macchine e robot, visitabile solo per rare esplorazioni scientifiche.

Sigrid ci viene presentata attraverso la sua voce introspettiva e già dalle prime pagine si dice condannata per azioni di cui si dichiara innocente. Ma l’innocenza, così come la colpa, gioca su un filo di precari equilibri, legata al passato condiviso con suo fratello e alla misteriosa presenza di Charlie, sopravvissuto, una sorta di figlio adottivo, adolescente chiuso, schivo, traumatizzato da eventi che nessuno di loro ha voglia di ricordare. Ecco che, alla grandiosa fosca vastità dei paesaggi di superficie si intersecano le tinte rosse di tavole che penetrano gli angoli più oscuri della psiche umana, trasmettendo un senso di pericolo che non proviene dallo spazio al di fuori della nostra atmosfera, ma da dentro di noi.

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