Nella scuola che frequento, l’Istituto Max Planck di Lancenigo, ho partecipato all’ Erasmus+.
E’ stata una grande opportunità che mi ha permesso di fare un’esperienza lavorativa e formativa in un paese straniero. Come destinazione ho scelto la Francia, perché sono attratto dalla sua cultura e tradizione.
Ho soggiornato in un piccolo paesino vicino a Bordeaux, chiamato Gradignon. Qui ho conosciuto la famiglia che mi ha ospitato, una coppia di signori con un figlio della mia età che si sono rivelati delle persone meravigliose.
L’azienda dove ho lavorato si chiama FabLab Choabit ed è un laboratorio all’interno di un campus universitario. L’azienda è gestita da Pierre e Jean-Baptiste che si occupano di tutto: dalla parte finanziaria, a quella di gestione del personale. Sono due ragazzi fantastici che mi hanno accolto con un sorriso e cercato di farmi sentire subito a mio agio.
Il primo giorno mi hanno spiegato di cosa si occupa l’azienda, ovvero di ideare e creare dei progetti no-profit che possano migliorare la società dove viviamo: ad esempio biciclette elettriche a basso costo che sono state distribuite come servizio pubblico per tutta Bordeaux, macchine per la lavorazione di metalli per fabbriche a basso costo.
Mi è stato assegnato il progetto Co2 Mon-Ecole, che consiste nel programmare e assemblare un rilevatore di Co2 per ambienti chiusi, come aule scolastiche o uffici. Questo progetto è molto importante perché il livello di contaminazione da Co2 è direttamente proporzionale al rischio di presenza di Covid-19 nell’ambiente e molte volte non troviamo questi dispositivi nei luoghi che frequentiamo perché sono molto costosi e le aziende o scuole non si possono permettere questa spesa. L’azienda dove ho lavorato propone questi sensori a 60€, ovvero il costo dei materiali, anziché 300€ che è il costo medio che il mercato propone. Il mio compito era di programmare e assemblare i rilevatori, ma soprattutto di creare un tutorial per spiegare come costruirli con il metodo fai da te.
Il mio primo approccio al lavoro è stato strano per l’insolita organizzazione: lì non c’è nessuno che controlla, viene assegnato il progetto con una scadenza da rispettare ma che può essere gestita in base alle proprie esigenze. Il laboratorio apre alle 9 del mattino e chiude al pubblico alle 18, ma si può lavorare fino alle 21, non esiste un orario specifico in cui le persone entrano o escono, ognuno gestisce il proprio orario in base ai ritmi personali.
Pierre e Jean-Baptiste sono sempre presenti e se il progetto non funziona sono pronti a dare una mano col sorriso. Mi hanno sempre trattato alla pari nonostante la mia giovane età e la non conoscenza del francese, anzi abbiamo sempre comunicato in inglese, addirittura anche tra di loro si parlavano in inglese così che potessi capire anch’io, così facendo mi hanno coinvolto ed entusiasmato. Con Pierre ho instaurato un rapporto di vera amicizia, grazie alle grandi passioni che abbiamo in comune come il cinema e la musica: molte volte ci siamo trovati a interrompere il lavoro per discutere sulla figura controversa di Jim Morrison o per guardare un intero film indipendente svedese degli anni 50’.
Voglio ancora tanto ringraziare la scuola e i miei due datori di lavoro per l’opportunità data e per la magnifica esperienza che ho fatto, che mi ha arricchito come lavoratore ma soprattutto come persona.
Ettore Ingargiola – classe 5D Elettronica e automazione