Conan e gli altri

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L’universo eroico di Robert E. Howard, l’ultimo grande Bardo

Robert Ervin Howard nacque il 22 gennaio 1906 in Texas, nella cittadina di Peaster, per poi trasferirsi nella vicina Cross Plains.

Spesso trascurato dal padre, di professione medico itinerante, furono la madre e una governante di origine ispanoamericana a prendersi cura del giovane R.E.H.

Dalla genitrice, che vantava origini irlandesi e scozzesi, il futuro inventore di Conan trasse ispirazione dalle tante storie popolari di folletti, spettri, cavalieri e mostriciattoli narrategli dalla madre e cominciò a fantasticare ed a scrivere di mondi fiabeschi popolati da barbari “buoni” anteposti a re, maghi e fate “malvagi”, i quali saranno solo dei vaghi ed embrionali abbozzi di quelle che poi in seguito diverranno parte delle sue note saghe ambientate per lo più in un’epoca preistorica e barbarica nota come l’Era Hyboriana (che l’autore colloca dopo lo sprofondamento di Atlantide e millenni prima delle più antiche civiltà conosciute, quindi, presumibilmente, alla fine dell’ultima Era Glaciale di circa dodicimila anni fa).

Se si tiene conto della biografia di Howard, appare evidente come le sue storie, ricche di descrizioni immaginifiche, imprese eroiche e sanguinose battaglie, siano una sorta di contraltare ideale alla sua esistenza difficile e profondamente “statica”: oltre a non essersi praticamente mai allontanato dalla sua città, nel corso delle scuole primarie si trovò a far fronte a continui atti di bullismo di alcuni compagni di classe. La cosa, oltre a sviluppare ulteriormente la potente fantasia del ragazzo, lo portò a praticare baby-culturismo, pugilato, scherma ed equitazione, temprando il suo corpo inizialmente esile e dinoccolato. E sarà proprio il suo nuovo spirito guerriero sui generis, evidentemente sempre retaggio delle leggende celtiche e norrene con cui il ragazzo aveva familiarità fin da piccolo, e l’acquisito fisico degno di un lottatore professionista a portarlo ad immedesimarsi con un personaggio-alter ego che lo perseguiterà nei sogni. È infatti verso l’inizio degli anni Trenta che Howard crea il personaggio più celebre e caratteristico della sua poetica. Questi è un colosso umano dai muscoli ipertrofici e lunghi capelli neri, che vaga per le terre selvagge dell’Era Hyboriana vestito con pelli animali e monili metallici, al solo scopo di combattere per sopravvivere e dimostrare la sua forza: Conan.

Da iniziali semplici racconti brevi in parte immaginati da sveglio e in parte mutuati dagli incubi notturni di R.E.H., nasceranno in seguito grandiosi romanzi di heroic fantasy quali The People of the Black Circle (I Veggenti Neri, 1934), e i postumi The Hour of the Dragon (L’Ora del Dragone) e Red Nails (Chiodi Rossi) pubblicati nel 1936 dopo la morte dell’autore. In questo celebre e appassionante ciclo narrativo, Conan il Cimmero (appartenente quindi a un popolo celtico, dal quale Howard rivendicava evidentemente la discendenza) compie un lungo percorso di formazione, da barbaro delle steppe fino a meritarsi la corona di re della terra di Aquilonia, e nelle quali si avverte tutta la maestria di Howard nel ricreare oscuri paesaggi preistorici e nel riproporre a modo suo i grandi archetipi letterari dell’epica (la guerra, l’eroe dall’«ira funesta», la magia, l’assedio, il vagare alla ventura tra terre e mari, addirittura l’amore virile tra il guerriero e la sua bella…).

Oltre a Conan, nelle vaste e perennemente avventurose terre dell’Era Hyboriana, si può incappare anche in molti altri barbarici guerrieri e bellissime quanto micidiali amazzoni: Kull di Valusia, l’ultimo nobile discendente degli abitanti di Atlantide, o lo storicamente successivo Bran Mak Morn, condottiero bretone nemico giurato delle legioni romane colonizzatrici dell’antica Britannia; Red Sonja, una spietata e solitaria virago dalla fulva chioma.

H.P. Lovecraft

Non fu certo un caso che la produzione narrativa di Howard vide ufficialmente la luce quando l’autore, appena diciannovenne, pubblica il racconto Spear and Fang nel luglio 1925 sulle pagine di Weird Tales, la celebre rivista di narrativa popolare che tra gli anni Venti e i Cinquanta del XX secolo pubblicò opere di colossi dell’horror e della fantascienza come Fritz Leiber, Seabury Quinn, Ray Bradbury, Theodore Sturgeon, Robert Bloch, Henry Kuttner, August Derleth, Clark Ashton Smith e naturalmente, colui che già all’epoca  si dimostrava il “padre putativo” di pressoché tutti gli autori citati e dello stesso Robert E. Howard, ovvero … un altro grande Howard. Parliamo ovviamente di Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), che, colpito dalla potenza narrativa del giovanissimo autore texano, ne fece una grande promozione ad appassionati di letteratura fantastica e addetti ai lavori.

Nelle parole dello stesso Lovecraft, «Robert E. Howard fu l’insuperato maestro nella descrizione di colossali città megalitiche della più remota antichità: nei loro cupi torrioni e nei meandri dei loro sotterranei aleggia una genuina atmosfera di negromanzie e di terrori preumani che nessun altro scrittore seppe mai eguagliare».

E se a sostenerlo è il grande scrittore de Il Richiamo di Cthulhu, è tutto dire …

L’influenza di Lovecraft, così come quella di Edgar Allan Poe, di Arthur Conan Doyle e perfino dei drammi di Shakespeare più macabri e oscuri appare evidente soprattutto nelle storie dell’orrore scritte da Howard, tra le quali una grande celebrità, seconda solo a quella del ciclo di Conan, è stata raggiunta da quelle incentrate sul personaggio di Solomon Kane, scritte da Howard a partire dal 1929. I racconti di Kane, ambientati nel XVII secolo, vedono come protagonista questo spadaccino al servizio della Corona inglese in cui Howard reinventa la figura del “detective dell’occulto”.

Ma se per il cavalleresco senso dell’onore di Solomon Kane la donna è perlopiù “soltanto” un essere gentile e indifeso da mettere costantemente in salvo dalle forze del Male, e se per Conan non basterebbero cento harem a contenere tutte le sue innumerevoli amanti, per Robert E. Howard, a quanto pare, i rapporti con l’universo femminile furono allo stesso tempo più semplici e più difficili.

Infatti, la sola e unica donna ideale per il ragazzo possente e solitario che narrava le saghe dell’Era Hyboriana fu l’esatta antitesi delle dame-guerriere che ritroviamo spesso ai piedi dei suoi eroi barbarici: la giovane insegnante e aspirante poetessa Novalyne Price Ellis, trasferitasi nella contea di Cross Plains per motivi lavorativi.

Con la Price, evidentemente una personalità molto lontana dalla grezza e materialista società della provincia texana in cui entrambi si ritrovarono a vivere, Howard intreccerà una breve relazione (forse, perlopiù, di natura platonica ed intellettuale), una liaison destinata a concludersi con ogni probabilità per le difficoltà caratteriali di Howard e per essere stata contrastata dall’apprensiva madre dello scrittore.

Purtroppo, la promettente e anzi già fortunata carriera di Howard si concluse tragicamente nel giugno del 1936… con un colpo di fucile. Caduto in una profonda depressione a seguito della morte della madre a cui era fortemente legato, Robert E. Howard pose fine ai suoi giorni nella sua Cross Plains (che lo scrittore, come si è accennato, non lasciò mai se si esclude un breve viaggio in Messico).

Proprio la sua triste fine, oltre alla sostanziale immobilità “geografica” che Howard condusse per tutto il corso della sua assai breve esistenza, assieme naturalmente all’incredibile potenza immaginifica delle sue opere nelle quali vibrano profonde corde fantastiche e orrorifiche, R.E. Howard è da sempre idealmente accomunato al suo mentore e amico di penna H.P. Lovecraft, e, per certi versi, ancor di più al nostro Emilio Salgari (vista anche la grande produzione howardiana di storie avventurose a tema piratesco e marinaresco).

Dalla stessa vicenda biografica di R.E.H. è stato tratto il film The whole wide world (Il mondo intero), diretto da Dan Ireland nel 1996, che ricostruisce con delicatezza la storia di amore platonico tra Howard (interpretato da un immenso Vincent D’Onofrio, decisamente adatto al ruolo) e Novalyne Price (una Renée Zellweger alle prime armi).

Oltre al suo universo heroic fantasy, Robert E. Howard ci ha lasciato diversi racconti polizieschi e gialli, romanzi brevi ad ambientazione storica, fantastorica e western, opere teatrali, saggi e poesie. Oggi al centro di un culto letterario più vivo che mai da parte di lettori appassionati e di ferventi analisi critiche e filologiche (in Italia portate avanti, tra gli altri, soprattutto dal grande e compianto Giuseppe Lippi), il “Bardo di Cross Plains” è in definitiva riconosciuto come un autore imprescindibile nella narrativa fantastica del Novecento.

Non solo: riteniamo che, nonostante la tragica conclusione della vita di Howard, retaggio di un animo troppo sensibile che non poté (o forse non volle) reggere il peso di una realtà insopportabile, nella sua grandiosa narrativa fantastica si trovi invece un messaggio positivo di rivalsa e di lotta con il destino. Dietro la furia di Conan il Barbaro, il tormentato senso dell’onore di Bran Mak Morn che non esita a ricorrere alle arti oscure per la salvezza del suo popolo, o nella indomita e fanatica lotta di Solomon Kane contro le forze del Male, vi è sempre l’onnipresente forza di combattere fino alla fine.

E se questo è un messaggio eroico, Robert E. Howard è riuscito a tramandarlo.

Niccolò Ernesto Maddalon

Approfondimenti:
https://hyperborea.live/2017/09/06/intervista-a-giuseppe-lippi-robert-e-howard-luomo-che-camminava-da-solo/

https://www.fantascienza.com/catalogo/autori/NILF12657/robert-e-howard/

https://www.youtube.com/watch?v=UvD3FLhqong
I Miti di Robert Howard #1 – Conan il Barbaro – La Storia Completa

https://www.wired.it/article/conan-il-barbaro-anniversario-40-anni-storia/

https://www.fantasymagazine.it/26252/ritorna-conan-il-barbaro-in-una-nuova-edizione-integrale-curata-da-giuseppe-lippi

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