Il progetto “Voci di dentro, voci di fuori”
Da 20 anni il CSV – Centro di Servizio per il Volontariato di Belluno e Treviso coordina il progetto “Voci di dentro, voci di fuori”, che mette in relazione gli studenti e le studentesse delle scuole superiori con i ragazzi ristretti presso l’Istituto Penale per i minorenni di Treviso.
Il progetto è reso possibile dalla collaborazione di più enti: Ufficio Scolastico di Treviso, Istituto Penale Minorile, C.P.I.A. di Treviso e le associazioni Nats per…, Amnesty International, La Prima Pietra, Fondazione Pime.
Dopo le lunghe restrizioni, quest’anno siamo ripartiti speranzosi perché è possibile avere degli scambi più diretti con i ragazzi di dentro: protagonisti del progetto insieme ai ragazzi ristretti saranno infatti gli studenti dell’ITT Mazzotti (4H), del Liceo Mazzini (4A) e del Liceo Duca degli Abruzzi (4BSU).
Il progetto prevede degli incontri in classe in presenza e online per approfondire il tema della giustizia minorile e conoscere la realtà dell’IPM, andando oltre il pregiudizio che spesso avere a che fare con questa realtà porta con sé.
Alcuni studenti e studentesse hanno la possibilità di entrare in Istituto e partecipare al doposcuola, affiancando un ragazzo detenuto nei compiti.
Ecco le parole di chi ha vissuto questa esperienza.
Testimonianze
Durante il mio quarto anno presso il Liceo Statale Duca degli Abruzzi, con indirizzo scienze umane ho avuto l’opportunità di partecipare a “Voci di fuori, Voci di dentro”, un progetto che dopo una lunga preparazione composta da vari meeting, permette agli studenti di incontrarsi con i ragazzi detenuti.
Proprio per favorire l’incontro tra due mondi differenti, si è potuto svolgere un’attività di volontariato, il dopo scuola “peer to peer”, dove noi giovani studenti liceali affiancati dagli insegnanti presenti nell’istituto, aiutiamo i giovani di dentro con lo studio.
Il progetto è molto importante, proprio perché riesce a condividere la nostra quotidianità della vita scolastica con i ragazzi che la vivono in maniera totalmente differente, in una realtà dissimile. Entrando nell’istituto penale minorile, ho potuto vivere emozioni intense, immergendomi in un ambiente sconosciuto e inaspettato, ma che mi ha dato molto, istruendomi e facendomi crescere come persona. E’ un’esperienza che senza ombra di dubbio aiuta a demolire muri di stereotipi e di pregiudizi fortemente radicati nella coscienza collettiva degli individui della società odierna, e permette di sviluppare reciprocamente l’identità di noi ragazzi, di fuori e di dentro, che in fondo tramite l’occasione di studiare insieme ci siamo resi conto quanto siamo simili. (Anna)
Sono Brisotto Maddalena e frequento la quinta del liceo umanistico “G. Mazzini” di Treviso. Tramite la scuola ho avuto l’opportunità di partecipare al laboratorio di studio assistito presso l’Istituto Penale minorile di Santa Bona.
Il carcere è un mondo a sé, con le sue regole ed i suoi ritmi e l’esperienza di entrare in questa struttura lascia un segno indelebile. All’inizio avevo paura, una paura condizionata dai tabù purtroppo ancora saldamente radicati nella nostra società; i ragazzi detenuti vengono descritti come pericolosi e le loro azioni hanno molto più valore della loro personalità. Invece, ho avuto l’occasione di conoscere persone che mi hanno dato tantissimo; sia gli operatori ed i volontari (che ammiro per la dedizione che hanno verso il loro lavoro) che i ragazzi, con cui ho avuto modo di mettermi alla prova. Questa esperienza, che porterò sempre nel cuore, mi ha fatto capire come accanto al sistema penale sia importante far sì che ci sia un appoggio umano che li aiuti a superare il momento difficile che stanno vivendo. (Maddalena)