#FreePatrickZaki

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Dopo 22 mesi di manifestazioni, appelli, articoli di giornale e altre forme di pressione finalmente abbiamo ottenuto ciò che chiedevamo.

Una notizia che ci ha riempito immediatamente di gioia e commozione, quasi ancora increduli di quanto stava succedendo. Quando abbiamo visto le prime foto sorridente e abbracciato alla mamma, alla sorella e agli amici c’è stata finalmente la certezza.

Patrick Zaki era libero!

A beneficio di chi non fosse a conoscenza del suo caso diciamo che Patrick è uno studente egiziano che frequentava un Master che si occupa di “Women’s e Gender Studies” all’Università di Bologna. Rientrato in Egitto per una breve vacanza, il 7 febbraio 2020 viene fermato all’aeroporto del Cairo. Dopo alcune ore di sparizione forzata ricompare il giorno dopo davanti alla procura di Mansura per la convalida dell’arresto. E’ accusato di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo. Accuse che derivano dalla pubblicazione di 10 post su una pagina Facebook, che la difesa considera falsi, e che, se confermate, lo porterebbero a rischiare una condanna fino a 25 anni di prigione.

Da questo momento in poi Patrick è in detenzione preventiva in attesa di processo, status che manterrà per 22 mesi, dopo numerose udienze in cui non succedeva nient’altro che il rinnovo del provvedimento (in Egitto si può arrivare fino a 2 anni).

Il 14 settembre inizia il processo che viene aggiornato al 28 settembre. In questa occasione l’accusa presenta nuova documentazione per cui, al fine che possa essere visionata e studiata dalla difesa, c’è un ulteriore aggiornamento al 7 dicembre.

Qui arriviamo alla settimana scorsa e all’udienza che ha determinato la scarcerazione di Patrick.

Scarcerazione, non liberazione.

Nel senso che il processo è stato aggiornato al 1° febbraio 2022 e resta attiva l’accusa di diffusione di notizie false che può determinare una condanna fino a 5 anni di prigione, come già successo nel caso gemello che vede coinvolto Ahmed Samir Santawy, studente egiziano all’Università di Vienna, arrestato a febbraio di quest’anno e condannato a 4 anni di reclusione per la stessa accusa rivolta a Patrick.

Pur nella immensa gioia di vedere Patrick libero dobbiamo continuare a parlare del suo caso, mantenere viva l’attenzione e continuare a far pressione sulle autorità italiane ed egiziane per arrivare alla sua completa assoluzione.

Per questo motivo vi invitiamo a visitare le pagine Facebook e Instagram di Amnesty International Italia e del gruppo di Treviso agli indirizzi indicati qui sotto.

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