Le tre verità

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Chi può dire di conoscere il vero? Esiste forse una verità unica e assoluta riconosciuta come la sola da tutti? Non penso proprio sia così, anzi guardando una puntata della serie tv “Nebbie e delitti” ho riflettuto molto sulla possibilità  che questa non sia univoca, ma soggettiva e che esistano molte verità nella realtà dei nostri giorni.
Forse nessuno si è mai veramente soffermato sulle diverse verità che può causare un fatto, un evento, soprattutto quelli che sconvolgono la collettività e vengono sbattuti in prima pagina nei giornali; gli omicidi incarnano, se giudicati con occhio critico e oggettivo, i casi più ricchi di molteplici verità.
Quando viene compiuto un delitto la prima persona che viene convocata dalla polizia, magari perché ha ritrovato il corpo, viene subito presa di mira dai giornalisti, che si intrufolano nella sua vita, tirando fuori da chi sa dove un passato sordido e pieno di misteri, creando intorno al malcapitato un’aurea negativa.
Noi lettori crediamo e siamo influenzati nel nostro giudizio da ogni singola parola di giornalisti che magari hanno perso già da tempo la loro integrità morale. Più i giornali parlano negativamente del presunto colpevole, più nella nostra testa comincia ad affermarsi ormai la convinzione della sua colpevolezza. Non riusciamo allora ad analizzare in modo analitico e oggettivo la situazione, ma ci soffermiamo solo su poco accurate ricostruzioni dei fatti, attraverso prove incerte e deposizioni poco chiare e ci affidiamo alla verità  più vicina ai nostri occhi, la più semplice, quella mediatica.
Nel frattempo una persona continua a pagare, a causa di false verità  e malelingue, le conseguenze del pensiero e degli insulti della gente.
L’unico indiziato -ritenuto dai più già colpevole- viene processato. I giudici e la giuria potranno condannare o prosciogliere l’accusato ma questi non si libererà mai del giudizio negativo della gente che lo accompagnerà per sempre.
Per capire veramente quando la giustizia viene a mancare bisogna, invece di giudicare senza avere elementi concreti, pensare con la propria testa e concedere il beneficio del dubbio.
La verità mediatica diffusasi nella verità popolare si può fondere con quella giudiziaria, confondendo l’idea persistente nella società di colpevole con quella di giustizia, pensando di essere arrivati alla tanto agognata verità dei fatti.
L’apice della verità, invece, travisando i fatti e giungendo alla soluzione più semplice (quella di accusare il primo capitato addossandogli colpa insieme a tutto l’odio e il disprezzo della società) non verrà  mai raggiunto.
La verità dei fatti è effimera ed ognuno può intenderla come vuole, confondendola con le tante verità, ma è una sola, a cui agogniamo, che però non potremo mai sapere.
Sara B.
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