“Street Riot”

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Intervista alla band punk metal trevigiana

Gli Street Riot sono una giovane ed agguerrita formazione trevigiana che farà parlare di sé negli ambienti metal e punk delle nostre zone.

Il trio è in azione da circa un paio d’anni ed è costantemente impegnato sul fronte concertistico, che li ha visti partecipare anche al celebre festival-crociera Punk On Sea. Apprezzati e supportati da importanti band del settore come Senzabenza, Peter Punk e Meganoidi, gli Street Riot sono dediti ad un roboante ed aggressivo hardcore punk dalle pesanti (in tutti i sensi) influenze thrash metal, come ci raccontano i diretti interessati.

Siamo nella sala prove del gruppo, nel bel mezzo della grigia desolazione della zona industriale di Quinto di Treviso, per fare quattro chiacchiere col frontman Davide “Dave” Contò (chitarra e voce) e i fratelli Manrico (batteria) e Davide “Bonny” Bonolo (basso). Immersi in volute di fumo e ondate di rude umorismo in pieno stile hardcore, gli Street Riot ci illustrano la loro grezza ed esplosiva proposta musicale.

Ciao ragazzi, parlateci un po’ delle origini del gruppo, delle vostre influenze e delle direttive sonore che seguite.

Manrico: Il progetto è stato messo in piedi da Dave alla fine del 2021, con il quale già suonavo nel gruppo power metal dei Dangerous Deal, e che poi abbiamo entrambi abbandonato. L’idea era quella di creare un suono che unisse i nostri percorsi musicali: Dave è immerso soprattutto nel punk più grezzo, mentre io amo da sempre il thrash e il metal in generale.

Dave: Siamo ovviamente partiti dalle cover di vari gruppi del genere, come GBH e Suicidal Tendencies, tanto per divertirci e chiarire le idee su quale direzione prendere. Personalmente apprezzo sia la storica scena hardcore punk britannica, rappresentata da gruppi come i GBH e i Discharge, che quella americana alla quale mi sento particolarmente legato, avendo peraltro la fortuna di essere in contatto con Harley Flanagan dei Cro-Mags. Ecco, i Cro-Mags sono una band davvero grande per capire lo sviluppo dell’hardcore americano e in particolare della scuola newyorchese (nota anche con la sigla NYHC), la loro musica mi ha davvero aiutato nelle mie battaglie personali e sono di certo una nostra grande influenza! Inutile aggiungere che storici gruppi thrash metal come gli Slayer o i primi Sepultura restano un altro punto di riferimento per il suono degli Street Riot, assolutamente.

Bonny: Io invece sono entrato in formazione solo da dicembre, dopo la defezione del precedente bassista. Io sono dedito soprattutto a sottogeneri come il thrash, il groove metal e il metalcore, che ripropongo anche nell’altro mio gruppo, i Reborn From The Ashes dei quali sono chitarrista e fondatore. Come bassista degli Street Riot, molta ispirazione personale viene ovviamente dallo stile di Rex Brown dei Pantera.

Avete qualche registrazione in vista? Ascolteremo qualche disco firmato Street Riot…?

Dave: Speriamo proprio di sì! Da qualche tempo siamo seguiti da Niccolò Gasparin, storico frontman dei Peter Punk e personaggio di spicco nell’ambiente punk trevigiano da circa trent’anni. Gli è piaciuto il modo in cui amalgamiamo hardcore e thrash metal anni Ottanta, così ci ha procurato un po’ di date e ci ha messo in contatto con la Teste Ribelli Records, etichetta discografica specializzata fondata nel 2016.

A breve dovrebbe vedere la luce un nostro singolo, che ovviamente presenteremo sul palco nei prossimi concerti.

I messaggi degli Street Riot. Presumo che attraverso i vostri pezzi ne vogliate mandare molti, e precisi…

Manrico: I testi si occupano sostanzialmente di attualità, criticando i lati più oscuri e marci della società in cui viviamo. Abbiamo brani come Mass hate e Chaos, che sottolineano quanto l’uomo moderno si stia “zombificando” con l’uso scriteriato della tecnologia. In Empty Guy si parla di individui falsi, manipolatori e in definitiva vuoti, appunto, con i quali molto spesso tutti noi abbiamo a che fare, a prescindere dagli ambienti che si frequentano.

Dave: Premetterei inoltre che non ci definiamo una band “politicizzata”, dato che ormai in Italia non ha praticamente più senso parlare di politica. Sicuramente siamo improntati, appunto, a tematiche di critica sociale. Altre nostre canzoni sono altrettanto chiare al riguardo: Leave me alone è dedicata al tema del bullismo giovanile, una piaga sociale attraverso la quale siamo passati un po’ tutti. Destroy and exterminate, nonostante il titolo minaccioso e apparentemente negativo, è una metafora molto semplice: quando tocchi il fondo, a forza di subire umiliazioni e farti mettere i piedi in testa, ti “svegli fuori” e capisci che devi fregartene e andare oltre. Te ne freghi di coloro che hanno cercato di fregarti. Concetto molto semplice e molto hardcore!

Possiamo dire, quindi, che la vostra musica vuole trasmettere messaggi duri ma sempre positivi!

Dave: Certo: prendere sempre i lati positivi di una situazione, per quanto negativa o incasinata possa sembrare. Non solo, ma vogliamo anche spronare tutti i ragazzi che si sentono disadattati in questa società ad aprirsi e a parlare dei propri problemi, dato che in questi casi la musica, e dal nostro punto di vista in particolare il metal e l’hardcore punk, rappresenta una potentissima valvola di sfogo! Menzionando ancora i leggendari Cro-Mags, come cantano in Hard Times, «never surrender, never go down»!

A proposito di queste idee-forza che stanno al nucleo dei nostri sottogeneri preferiti (la coerenza e la determinazione nella vita, la coesione nel portare avanti una scena musicale), come vedete le attuali scene punk e metal a Treviso e dintorni? Che ne pensate dei circuiti dei locali per suonare dal vivo, un fronte sul quale voi siete molto impegnati?

Bonny: Secondo me c’è stato un periodo, fino a poco più di dieci anni fa, quando in molti posti si poteva suonare alla grande proponendo musica propria, che fosse rock, punk rock o anche metal estremo. Poi, lo spazio per le tribute band si è sempre più ampliato, a sfavore dei gruppi più indipendenti e underground, perché ovviamente la serata di cover degli AC/DC o dei Queen porta più introito ai locali…

Inoltre, specialmente dopo la pandemia di covid-19, la gente ha raggiunto un punto di nichilismo tale che è difficile che si muova per andare a vedere concerti! Ovviamente, parlo in generale, ma lo “zoccolo duro” degli appassionati porta avanti la scena…

Dave: E per fortuna, infatti, ci sono ancora posti validi sotto questo profilo, anche se sono tutti dislocati molto fuori dal centro di Treviso.

Il Krach di Monastier, per esempio, è un club attualmente molto attivo che rimane un ottimo punto di incontro per concerti di gruppi non solo locali, ma anche molto grossi (tanto per dire, in passato ci ha suonato gente come Christian Death e Diaframma, NdA). Noi ci siamo esibiti spesso al Krach, anzi diciamo pure che siamo letteralmente di casa… quindi vi suggeriamo di frequentarlo il più possibile! Venite a trovarci!

Manrico: La scena punk-hardcore in particolare è molto attiva nella zona di Venezia-Mestre, grazie all’attività di un locale come il Rivolta, autentica “roccaforte” di queste sonorità.

Dave: Cogliamo l’occasione per salutare i nostri amici Mistura Fritta, notevole gruppo punk di Mogliano, che purtroppo hanno perso di recente il loro chitarrista e cantante, Federico detto “Brock”. È mancato per un malore a soli 26 anni. Riposi in pace. Lo ricorderemo come un fratello, e finché la sua musica sarà ascoltata, resterà con noi.

Che strumentazione usate per produrre il suono degli Street Riot?

Dave: Io utilizzo principalmente chitarre Jackson, Ltd e B. C. Rich e manteniamo le accordature degli strumenti molto basse.

Faccio un grande uso di effetti come il pedale Metal Zone, il tutto per ottenere un suono particolarmente corposo e “cattivo”!

Manrico: Il mio stile e il mio suono sono naturalmente influenzati dai miei batteristi preferiti, che restano Vinnie Paul (Pantera), Joey Jordison (Slipknot), ovviamente Dave Lombardo (Slayer) e Raymond Herrera dei Fear Factory (grandi! Chiunque legga queste righe, vada ad ascoltarsi o riascoltarsi il loro Demanufacture uscito nel lontano 1995, capolavoro di cyber-thrash-death metal fantascientifico, NdA). Herrera è un batterista sempre “sul pezzo” che riesce a fare ritmiche precise e devastanti, ma quasi… ballabili. La mia batteria è una Pearl in acrilico con un rullante Tama in alluminio, una strumentazione usata tanto nel thrash quanto nel power metal. E, ovviamente, uso molto doppio pedale… che ci sta sempre bene!

A voi lo spazio finale, se volete parlare di progetti futuri e salutare chi preferite …

Dave: Diffondere caos e distruzione, ovviamente! Ma… positivi! YEEAAARGH! (urlo belluino di Dave e risate generali, NdA)

Manrico: Grazie a te e a “la Salamandra” per l’opportunità di questa intervista, e a tutti coloro che seguono e seguiranno gli Street Riot!

Jari Padoan

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Street Riot in concerto al Punk On Sea:

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