Le buone notizie da Amnesty International

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Tre questioni di attualità e un messaggio di speranza e libertà

In questo numero vorremmo sottoporre alla vostra attenzione 3 questioni di estrema attualità.

La prima riguarda il conflitto russo-ucraino che è entrato nel suo quarto mese con tutto il suo carico di violazioni di diritti umani che Amnesty International sta denunciando fin dal suo inizio.

Le tematiche sulle quali si è principalmente focalizzata la nostra attenzione sono gli attacchi indiscriminati contro aree civili, con l’utilizzo di bombe a grappolo vietate da una convenzione ONU del 2008, la crisi dei rifugiati e la repressione del dissenso in Russia sia nei confronti dei mass media che delle decine di migliaia di manifestanti arrestati nel corso di numerose proteste avvenute in una settantina di città. Proprio su questo argomento Amnesty International ha organizzato una mobilitazione internazionale con centinaia di manifestazioni in tutto il mondo.

La seconda questione fa riferimento all’uscita del “Rapporto annuale sull’uso della pena di morte nel mondo”, una tematica molto cara ad Amnesty International sulla quale concentriamo la nostra attenzione fin dagli anni settanta con il lancio della campagna globale per la sua abolizione.

Il terzo punto, collegato al precedente, riguarda il caso del ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali, arrestato il 26 aprile 2016 e condannato a morte con accuse totalmente infondate di spionaggio. Il 4 maggio le autorità iraniane avevano annunciato l’intenzione di eseguire la condanna a morte entro il 21 maggio. A tutt’oggi non ha avuto luogo ma potrebbe avvenire in qualsiasi momento. A questo proposito sul sito di Amnesty Italia è presente un appello per salvare la vita di Ahmadreza.

Ma il lavoro di Amnesty International è costellato anche di belle notizie.

A questo proposito voglio condividere con voi il messaggio di Ibrahim Ezz el-Din, difensore dei diritti umani dell’Egitto, rilasciato il 26 aprile 2022 dopo aver trascorso 1050 giorni in carcere senza processo, solo per le sue attività in favore dei diritti umani.

“Ai colleghi e alle colleghe che difendono la dignità umana e il diritto a una vita dignitosa. Per tutti i quasi tre anni che ho trascorso in carcere, ogni giorno avvertivo che stavo perdendo una parte della mia anima e la speranza di tornare di nuovo alla vita e alla libertà. A illuminare i miei giorni e a darmi speranza era sapere che le persone non si erano dimenticate di me e che pretendevano la mia scarcerazione. Nei momenti più cupi di disperazione vissuti in carcere, la campagna in corso per liberarmi era l’unico motivo per andare avanti. Voglio ringraziare tutte le persone che hanno preso parte a quella campagna in mia difesa, dentro e fuori l’Egitto. Ringrazio specialmente Amnesty International, il mio raggio di sole nei giorni di buio. Non ci sono parole per esprimere la mia gratitudine. Dobbiamo continuare a parlare degli altri prigionieri e infondere in loro la speranza che riusciranno a fuggire dall’ingiustizia che li ha colpiti!”

Per approfondire i casi trattati in questo articolo e tenervi aggiornati su tutte le altre tematiche riguardanti i diritti umani vi invitiamo come sempre a visitare il sito www.amnesty.it e le pagine Facebook e Instagram di Amnesty International Italia e del gruppo di Treviso agli indirizzi indicati qui sotto.

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