Camminando per la mia bellissima città di Treviso, alzo gli occhi alla parete del Palazzo dei Trecento e mi vengono in mente le parole di mio nonno che ora purtroppo non è più con me… parole che raccontano un triste giorno: il 7 aprile 1944.
Era Venerdì Santo e mio nonno, Benito Montani, aveva solo sei anni quel dì. Tuttavia, nonostante il lungo tempo passato da quel giorno funesto, sembrava che ciò che raccontava l’avesse vissuto il giorno prima. Il sette aprile del ’44, Treviso, la nostra bella città, venne squarciata dal bombardamento da parte di aerei americani che durò sette interminabili minuti.
Era l’ora di pranzo: ci furono più di 1500 morti. Mio nonno ricordava la folla, composta da anziani, bambini e donne che correva disorientata in mezzo al fumo e alle macerie con in mano le cose più strane. Nessuno piangeva. Forse la disperazione ti toglie anche le lacrime. Abitazioni, rifugi e palazzi storici furono rasi al suolo. In pochi minuti, 159 aerei sganciarono sulla “Marca gioiosa et amorosa” più di 2000 bombe con obiettivo la stazione.
La città di Treviso, da quel fatto terribile, è riuscita a ricostruirsi e a rinascere. I primi a darsi da fare sono stati gli anziani, i bambini e soprattutto le donne, poiché gli uomini di casa erano al fronte a combattere. Mio nonno diceva che per giorni o mesi avevano patito la fame, non avevano più una casa. Lui mi ricordava sempre che era normale in quegli anni essere forti, resistere alla vita. Infatti, tutti, secondo il mio caro nonno, avevano mostrato una forza incredibile per far ritornare… “Gioiosa la Marca”. Se siete interessati a saperne di più su questo avvenimento, ancora oggi, quando si entra in Piazza dei Signori, si vedono delle foto che documentano il bombardamento.
Nicolò Lucenti, classe 2^ LES, Liceo Mazzini