“Pace in 3D”

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Diplomazia, convivenza, sviluppo umano

Introduzione al contesto. Attualmente, nessun continente è estraneo a conflitti armati e violenze. Le guerre in corso a livello globale sarebbero 59, un numero che corrisponderebbe al livello più alto dal 1945. Nel 2022, l’Onu ha mappato la presenza di circa 2 miliardi di persone che vivevano in aree interessate da scontri armati. Già nel 2014, Papa Francesco coniava la celebre espressione “Terza guerra mondiale a pezzi”, all’epoca interpretata come eccessiva, ma che è risuonata nell’ultimo anno tristemente profetica a seguito del conflitto in Ucraina e tra Israele/Palestina

Come Rete Progetto Pace siamo impegnati dal 1994 con iniziative di educazione alla pace ed ai diritti umani rivolte agli studenti delle scuole superiori del Veneto, con oltre 10.000 giovani che hanno partecipato direttamente a viaggi umanitari e seminari di approfondimento. Solo quest’anno 100 studenti hanno partecipato ad un’esperienza interculturale e di servizio in Polonia, Rep.Ceca ed Ungheria.

Rispetto all’educazione alla pace, la nostra Rete ha assunto un approccio integrale “Testa – Cuore – Mani” per cui con le proprie iniziative cerca rispettivamente di lavorare sulle 3 dimensioni “Consapevolezza – Empatia – Solidarietà”, vere e proprie competenze umane necessarie per favorire la leadership giovanile.

Lunedì 11 Dicembre in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani si è tenuto “PACE IN 3D: Diplomazia, Convivenza, Sviluppo Umano, le 3 Dimensioni per assicurare la Pace” un evento che ha permesso di offrire un focus sui conflitti tra Russia ed Ucraina, Israele e Palestina, Grandi Laghi in Africa.

Significato ed obiettivi della giornata. Gli attuali conflitti in corso (Ucraina e Medio Oriente) sono caratterizzati da una complessità estrema, per le relazioni storiche tra i paesi in guerra, i contesti geopolitici regionali ed alleanze internazionali, l’eccessiva polarizzazione del dibattito sui media e propaganda.

La regione dei Grandi Laghi in Africa è un altro contesto critico, che ha vissuto anch’esso dal 1994 un genocidio e continue tensioni tra paesi basati su un’economia di guerra: la cosiddetta “Guerra Mondiale Africana” ha visto 9 Stati coinvolti, 25 milizie armate (inclusi bambini soldato), oltre 5 milioni di morti negli ultimi due decenni, tra cui contiamo anche l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio, particolarmente impegnato per la costruzione della pace nell’area.

Rispetto a questi scenari, può generarsi nei giovani una sensazione di smarrimento, indifferenza, incapacità di lettura o presa di posizione muscolare tra le parti in causa.

L’evento non ha avuto lo scopo di svolgere una cronistoria degli eventi, per i quali le ricerche on line offrono già agli studenti un’adeguata fonte di contenuti, quanto piuttosto aiutarli a riflettere su alcune dimensioni dell’EDUCAZIONE ALLA PACE, trasversali a tutti i contesti, sostenuti dai contributi dei relatori. I 3 concetti chiave della giornata sono stati legati a 3 dimensioni della PACE, che rappresentano potenziali soluzioni dei conflitti in corso: Pace come DIPLOMAZIA, Pace come CONVIVENZA, Pace come SVILUPPO UMANO.

Assieme Yuriy Tykhovlis, giurista, esperto di migrazioni e Coordinatore EST Europa del Dicastero Sviluppo Umano Integrale, si è parlato della guerra in Ucraina, analizzando le premesse del conflitto eponendoci le seguenti domande: come possiamo interpretare negli scenari di guerra il principio di “legittima difesa”? Quale possiamo considerare una pace “giusta”? Esiste una road-map per la pace e quale il ruolo della diplomazia?

Assieme a Rosita Poloni dell’associazione “Amici di Neve Shalom Wahat al-Salam Italia”, dopo aver inquadrato il conflitto in Israele Palestina dal punto di vista geografico e con parole chiave, abbiamo provato ad approfondire le seguenti questioni: “c’è qualcosa che possa unire Israeliani e Palestinesi? Esistono esperienze positive di convivenza e modelli replicabili di mediazione?” E’ stato realizzato, a tal proposito, un collegamento con la scuola “Villaggio della Pace” campus in Wahat Al-Salam Neve Shalom, con giovani israeliani e palestinesi.

Infine assieme ad Alexis Nsabimana dell’associazione Casobu (in collegamento dal Burundi) – è stato approfondito il ruolo che la cooperazione internazionale svolge per favorire la pace, nella regione dei Grandi Laghi in Africa: “quali sono i fattori che assicurano un autentico sviluppo locale dei popoli, oltre le logiche post-coloniali? Un autentico sviluppo locale e cooperazione genuina possono davvero ridurre le migrazioni e prevenire i conflitti?”.

direttivo@reteprogettopace.it
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