Boston: esperienza indimenticabile!

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Il viaggio e le testimonianze di una classe del Liceo Berto

Immagina per un secondo di preparare una valigia e di imbarcarti per un’avventura entusiasmante e fuori dall’ordinario.

Immagina di rimanere chiuso per tre anni nella stessa scuola, o addirittura nella tua stessa camera a seguire le lezioni da casa, e poi avere l’opportunità di partire per l’America, quel posto così lontano che per tanti spesso rimane solo un grande sogno nel cassetto.

Immagina di immergerti in una realtà fatta di high school, prom, Starbucks, casette come quelle delle bambole, e tanto, tantissimo, sport.

Questo è quello che noi, classe quarta del liceo linguistico Giuseppe Berto di Mogliano Veneto, abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare per dodici meravigliosi giorni, quelli che per la nostra classe hanno rappresentato l’esperienza più unificante e magica di questi quattro anni di liceo.

Siamo arrivati a Winchester il pomeriggio del 24 marzo 2023, stanchissimi dopo un viaggio infinito che però ci ha portati nelle case di famiglie che fin dal primo momento sono state pronte ad accoglierci a braccia aperte, con uno spirito di ospitalità di cui gli saremo sempre grati e che soprattutto ci ha permesso di trascorrere un’esperienza dall’altra parte del mondo in tutta serenità.

Tanti sono gli aspetti che ci hanno portato ad una riflessione sulle differenze tra la loro cultura e la nostra, cominciando per esempio dalla scuola, dove noi abbiamo avuto la possibilità di seguire le lezioni degli studenti americani a cui eravamo affiancati per tre giorni. Lezioni che abbiamo scoperto essere completamente diverse l’una dall’altra! Le materie spaziano dal cucito alla criminologia, passando per psicologia e fotografia; alcune sono obbligatorie in particolare ai primi due anni di high school, ovvero freshman e sophomore, come matematica e storia. Ma quello che ha affascinato tutti noi è stata la possibilità di scegliere ed eventualmente variare il proprio percorso, adattandolo ai propri interessi e consentendo allo studente di maturare non solo attraverso l’apprendimento di cose diverse ma anche grazie alla conoscenza di persone nuove.

Infatti qui c’è sempre la possibilità di incontrare ragazzi e ragazze nuove, dal momento che non ci sono delle classi fisse come in Italia; inoltre, ogni insegnante ha la propria aula, che personalizza con cartelloni colorati e libri! Insomma, mettendo piede in una di queste classi sembra di entrare in un contesto unico allestito meticolosamente da ogni professore!

Per non parlare poi dell’apprendimento, lì molto diverso dal nostro, essendo le attività prettamente pratiche e concrete, non teoriche: il che significa per esempio che è attraverso un progetto in laboratorio di fisica che si impara un determinato concetto, appreso e ricordato con l’esperienza. Test e verifiche fanno comunque parte della quotidianità scolastica ma ciò che si impara rimane parte del bagaglio anche quando passano ad un altro argomento.

Ciò che infine noi studenti italiani non potremo proprio mai dimenticare sono le lezioni di italiano (ebbene sì, a Winchester High School i ragazzi possono scegliere di studiare anche lingue straniere, tra cui appunto italiano, francese e spagnolo!). L’insegnante con passione per il proprio lavoro riesce sempre ad animare le lezioni, motivando gli studenti e regalando loro perfino oggetti come delle piccole bandiere italiane di carta per premiare un discorso fluido in italiano; c’è partecipazione ed entusiasmo, tranne nei giorni in cui gli studenti sono particolarmente stanchi e presi dai vari impegni che costituiscono le loro giornate. Infatti se c’è un aspetto preponderante che abbiamo rimarcato durante questa esperienza, sono stati i numerosi hobby anche al di fuori della vita scolastica dei ragazzi, come lo sport, il teatro e perfino impegni lavorativi per alcuni! I ragazzi sono attivi tutti i giorni della settimana tra gare sportive, allenamenti, prove di spettacoli e di coro, oltre ad essere loro riconosciuto l’impegno profuso sui banchi di scuola e in attività extracurricolari, come accade per esempio per coloro facenti parte della National Honor Society, organizzazione che, durante una cerimonia che si tiene una volta all’anno, li gratifica dedicando a loro un’intera serata.

Oltre alla bellissima e ricca città di Winchester, abbiamo avuto modo di visitare molte delle attrazioni per cui il territorio è maggiormente conosciuto, come per esempio l’università di Harvard e il MIT (Massachussetts Institute of Technology), e abbiamo toccato con mano la storia alle origini di Boston e dell’America che proprio poco tempo prima di partire avevamo approfondito a scuola, percorrendo il cosiddetto freedom trail. Ma non finisce qui: abbiamo trascorso una mattinata al planetario della città e anche visitato l’acquario, oltre ad essere saliti sulla ricostruzione della nave Mayflower, la nave che ha portato nel lontano 1620 i padri pellegrini qui proprio dall’Inghilterra.

Sono stati dodici giorni intensi, con qualche sorpresa – che in un viaggio non può mai mancare!- e possiamo dirlo, a volte stancanti… un giorno abbiamo camminato per ben 12 chilometri in un’ora per non perdere il treno! Ma perlomeno abbiamo smaltito in parte tutto ciò che abbiamo mangiato in quasi due settimane di cibo americano, tra cui le ciambelle di Dunkin’ Donut, le patatine fritte e gli enormi caffé di Starbucks, una presenza fissa tutti i giorni a tutte le ore per i nostri amici di Winchester. Quello che però possiamo dire a esperienza conclusa è che ha davvero lasciato un segno dentro ciascuno di noi e che soprattutto ci ha uniti molto a livello di classe… insomma, fosse stato per noi saremmo rimasti tra le aule di Winchester High School ancora un po’!

Ed ecco alcuni dei ricordi che conserviamo con un sorriso di questa fantastica esperienza:

MARTINA: “Prima di partire immaginavo Boston come una città super moderna, piena di enormi grattacieli: in parte avevo ragione, ma c’è di più. Infatti facendo scendere lo sguardo dalla sommità degli enormi palazzi che ti sovrastano, puoi ritrovarti davanti a un edificio storico.

I mattoni rossicci delle case in stile europeo creano un contrasto con la modernità dei grattacieli che trovo affascinante. Mi ha colpito come storia e modernità convivono in questa città.”

ANGELICA: “Di questa esperienza americana mi resterà sicuramente impressa la scuola: la mia host sister studiava fashion design!

Una lezione durante la quale si insegnava agli studenti a cucire, ricamare, lavorare a maglia e si fabbricavano così diversi capi d’abbigliamento che poi effettivamente indossavano, tra cui pantaloni del pigiama, gonne, top, fasce per capelli e molto altro. Ognuno col suo tavolo da lavoro fornito di macchina da cucire, ferro da stiro, aghi, spilli e una infinità di tessuti di mille colori e fantasie.

Tutto ciò si svolgeva di fianco all’aula di cucina che era tenuta dalla stessa insegnante di fashion design, direi un mix bizzarro, classe a cui non ho avuto il piacere di assistere ma sbirciando da fuori ho potuto scorgere un’aula piena di vere e proprie cucine, una per ogni ragazzo!

La mole di studio è ridotta rispetto alla nostra, anche se le attività o compiti da fare, a differenza della scuola italiana, dove purtroppo queste attività riempiono il pomeriggio dello studente, sono svolte in ore appositamente a ciò dedicate, che chiamano “free blocks”, tenute in delle aule vuote, in biblioteca o nella mensa della scuola.

Di conseguenza dalle 3:07, orario dell’ultima campanella, i ragazzi sono liberi di coltivare le proprie passioni: chi si dedica allo sport, chi al teatro, come la mia sorella ospitante, e la maggior parte di loro trova il tempo nel pomeriggio o nel weekend per avere anche un lavoretto part time per farsi qualche soldo; se penso alla mia vita onestamente non riuscirei a inserire un lavoro neanche part time e conciliarlo coi miei impegni scolastici. D’altronde i ragazzi americani già dai 16 anni devono sostenere i costi del carburante per la macchina!”

PETRA: “Sono rimasta molto colpita dalla sicurezza nelle case: rispetto alla nostra quotidianità, a Winchester c’è un atteggiamento più rilassato nei confronti del problema dei furti. Spesso le porte non vengono chiuse a chiave e gli allarmi non ci sono in tutte le case… qualcosa che non riuscirei ad immaginare qua da noi!”

ALISSIA: “Una cosa che mi ha veramente colpito durante la mia esperienza a Winchester riguarda le origini italiane della mia famiglia ospitante, infatti i nonni si erano trasferiti negli Stati Uniti molti anni fa. Io e la mia compagna di classe, che viveva con me, abbiamo avuto la fortuna di conoscere la nonna, una donna molto dolce e sempre molto disponibile. Come tutta la famiglia anche lei era entusiasta di averci lì e di poter parlare con noi anche nella sua lingua madre, ci ha raccontato un sacco di storie sulla sua vita e da ciò che raccontava si poteva chiaramente percepire quanto lei sia ancora molto legata all’Italia e alla nostra cultura. Nonostante tutti gli anni passati negli Stati Uniti si tiene ancora informata su tutto ciò che accade nel nostro paese e parlandone molto con i suoi figli e i suoi nipoti ha trasmesso anche a loro l’amore per l’Italia. Era, infatti, molto contenta del nostro arrivo soprattutto per la sua nipotina Gabriella, con la quale abbiamo trascorso molti bei momenti insieme nonostante i 4 anni di differenza. Mi ha colpito molto quindi trovarmi in una casa dove si potevano respirare due culture di due paesi molto diversi; questo ha permesso a noi di arricchirci ma allo stesso tempo di portare in questa famiglia il nostro vissuto. Ci siamo sempre sentite ascoltate, tutta la famiglia infatti si è sempre dimostrata molto interessata a noi e a quello che avevamo da dire: è stata un’esperienza che non dimenticherò e sono davvero grata di aver trovato una famiglia così disponibile e accogliente nei miei confronti, con la quale posso mantenere vivo il rapporto.

BEATRICE: “Ciò che più mi ha colpita di Boston è la disposizione delle cittadine: ho avuto modo di constatare che senza una macchina non si riesce a fare niente! Anche solo per fare la spesa o un’attività “normale” serve una macchina personale per spostarsi: poiché non ci sono mezzi pubblici, tutte le famiglie sono obbligate ad avere una macchina per ogni membro”

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