Alla caccia dei propri talenti
Se c’è una domanda su cui è naturale spesso arrovellarsi da giovani è la fatidica “Ma cosa farò da grande?” e, a seguire, “Farò la scelta giusta?”, “Sarà il percorso azzeccato per sfruttare al meglio il mio talento?” e… “Qual è il mio vero talento?”
Se può confortare chi si ritrova in questa delicata fase dove talvolta si può temere che a tirar fuori la carta sbagliata si finisca per imboccare un cul de sac, in realtà nella vita può capitare diverse volte di ritrovarsi a fare il punto nave e porsi nuovamente le stesse identiche domande – ottenendo però risposte diverse perché magari sono mutate o le circostanze esterne o le motivazioni interiori. Si vive una volta sola per modo dire: nell’arco di un’intera esistenza c’è spazio per molte vite in cui reinventarsi, in base a nuove ispirazioni e al proprio livello di maturazione con le nuove straordinarie consapevolezze che ne derivano. E in ogni caso, ciò che si è appreso da percorsi scelti quando si era ancora inesperti e acerbi può sempre tornare utile quando meno ce lo si aspetta: dunque avendo in mente queste premesse, le scelte e le decisioni che si prospettano come necessarie verso la conclusione del percorso scolastico tradizionale possono apparire magari meno pesanti da affrontare.
Gli ultimi anni hanno visto una sostanziale evoluzione dei percorsi formativi universitari, che oltre a snellirsi della durata consentendo ai giovani di potersi affacciare alla vita adulta con buon anticipo rispetto alle generazioni precedenti, hanno incorporato innumerevoli varianti di percorsi specializzati tenendo proprio conto anche degli sbocchi professionali possibili. Inoltre, fortunatamente si è visto aprirsi un dialogo più intenso e prolifico tra mondi così intrinsecamente diversi e tipicamente disconnessi, come quello scolastico e l’altro, lavorativo. Infatti è in seguito a una volontà strategica politica che nel 2010 sono stati istituiti i primi ITS, Istituti Tecnici Superiori: scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma, con il preciso obiettivo di favorire l’inserimento diretto nel mondo del lavoro e accelerare tutta una serie di competenze pratiche per le quali altrimenti ci vorrebbe diverso tempo di apprendistato e sperimentazione.
Oggi in Italia sono ben 120 gli ITS presenti sul territorio, correlati a 6 aree tecnologiche considerate “strategiche” per lo sviluppo economico e la competitività del Paese : specificatamente Efficienza energetica, Mobilità sostenibile, Nuove tecnologie della vita, Nuove tecnologie per il Made in Italy (Sistema agroalimentare, Sistema casa, Sistema meccanica, Sistema moda, Servizi alle imprese), Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali –Turismo, Tecnologie della informazione e della comunicazione. Al termine di un percorso interdisciplinare gestito per almeno il 50% da corpo docente proveniente dal mondo del lavoro, e di cui il 30% viene svolto in azienda tramite stage, si ottiene il Diploma di Tecnico Superiore.
Per l’importanza economica dell’ambito di riferimento, nelle nostre zone spicca indubbiamente l’ITS focalizzato sul comparto agroalimentare, con 6 sedi (Bassano, Padova, Buttapietra, Verona, Conegliano e a breve anche Castelfranco), dove potersi specializzare negli aspetti del controllo della produzione dei prodotti tipici del territorio e della valorizzazione delle sue caratteristiche ambientali e culturali.
Un case study degno di nota: è nella sede di Conegliano in particolare che ha inizio un’avventura imprenditoriale di tutto rispetto. Antonio Castelli vi approda nel 2013 in una importante fase esistenziale di passaggio: dopo oltre un decennio da calciatore professionista anche di serie A, medita un cambio di vita per diventare un imprenditore d’eccezione. Da tempo coltiva segretamente un sogno legato alla sua stupenda terra d’origine, la Sardegna: qualcosa che abbia a che fare con un frutto meraviglioso, il mirto, utilizzato perlopiù a livello locale come merce di scambio o per uso familiare. Ma non sa bene da dove partire e come approcciare il tema. L’ITS, in questo scenario di “sogno in embrione” rappresenta quindi un’incubatrice sensazionale in cui familiarizzarsi con i concetti di base che faranno da trampolino di lancio per mettere in campo la sua grande scommessa: realizzare una bevanda spiritosa di livello premium, prodotta con 4 varietà selezionate sul terreno che nel frattempo ha acquistato nei pressi di Olbia, e commercializzarla posizionandola in una fascia alta di prezzo ad una selezionatissima clientela lungo la Costa Smeralda. Nasce così nel 2015 Mirto Sannai, azienda agricola biologica “aperta 24 su 24”, a testimoniare un amore incondizionato per la propria nuova missione.
Antonio racconta quanto sia stato importante svolgere lo stage presso la prestigiosa Latteria Soligo, dove nei mesi a diretto contatto con gli uffici analisi ha potuto comprendere le tematiche e sfaccettature connesse al tema Qualità e certificazione da poter un domani applicare anche alla sua produzione. La sua intenzione non è infatti di produrre “un mirto” bensì IL mirto, come specifica con orgoglio: s’intende “qualità” al primo posto nella scala dei valori della neonata azienda. E poi gli aspetti cruciali riguardo all’ambito documentale e burocratico per le pratiche doganali, materia di studio a suo tempo che gli ha fornito le competenze per orientarsi quando ha iniziato ad effettuare le prime esportazioni in Austria e Svizzera; per non parlare dell’introduzione al fondamentale tema del Marketing. “Il conto economico di prodotto? Essenziale capirci qualcosa per non rimetterci… e non è detto che un laureato lo sappia fare”. Last but not least, l’infarinatura di Business English per poter interagire con i buyers stranieri e, perché no, anche con i turisti che ha iniziato ad accogliere in azienda per degustazioni con vista mare e vendita diretta, perché “senza l’inglese”, ci fa sapere, “non si va davvero da nessuna parte”.
Non sono mancate di certo le difficoltà e gli ostacoli soprattutto agli inizi, sottolinea, quando sembrava che l’unico a credere in questo sogno fosse proprio lui. Però fondamentale, ci dice, è entrare nell’ottica che “occorre continuare a formarsi sempre, che il diploma è un punto d’arrivo importante per capire cosa fare e come; ma nel contempo anche partenza per capire dove andare ad approfondire ulteriormente in base alle proprie esigenze ed interessi”. Intanto, il duro lavoro sostenuto dalla resilienza di crederci fino in fondo porta i suoi frutti, con già una lusinghiera collezione di riconoscimenti: Premio Meridiano del Vino (progetto e comunicazione di prodotto) al Vinitaly del 2018, The WineHunter Award 2021, Grand Prix des Chroniqueurs Gastronomiques (premio speciale della giuria).
Di fronte ad un mondo in continua evoluzione, anche il sogno di Antonio prende gradualmente forma e si modifica nel tempo, cavalcando l’onda dei trend di mercato: il mondo biologico, fitoterapico, enoturistico rappresentano delle sirene accattivanti che consentono di mantenere viva la spinta innovativa e di diversificazione, che in momenti di crisi può rivelarsi una carta vincente. Ecco quindi che si aprono nuovi progetti per realizzare oli essenziali con distillati di mirto, ginepro e lavanda per i settori dell’aromaterapia e alimentare.
Nel contempo, l’energia esplosiva di Antonio arriva a contaminare anche le nuove leve dell’ITS a distanza di sette anni: ad una recente fiera a Pordenone è stato infatti affiancato dalla valente Lucrezia Bergamin, attualmente frequentante il primo anno di corso dopo un periodo di lavoro, ancora giovanissima, in Svezia e USA. L’esperienza, racconta Lucrezia, è stata molto formativa considerando che si trattava della sua prima volta a contatto diretto col pubblico, in cui cimentarsi “live” nell’arte della vendita anche con una clientela internazionale. “Fare da spalla ad un professionista così carismatico e vedere quanta passione ci mette nel suo lavoro mi è stato enormemente di stimolo e sono davvero grata per questa opportunità”: anche questo un bell’esempio del taglio pratico di questo particolare e innovativo iter formativo, che come valore aggiunto consente anche uno scambio prezioso di conoscenze e un networking utile per la professione tra diverse generazioni di studenti.
Prof.ssa Monica Costantini