La violenza contro le donne (3 religioni monoteiste)

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Le riflessioni di autorevoli rappresentanti delle tre principali religioni monoteiste

In occasione del 25 novembre, “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, la Commissione Pari Opportunità del Comune di Treviso ha chiesto, ad autorevoli rappresentanti delle tre principali religioni monoteiste, una riflessione sul tema.

La Commissione ritiene che non vi possano essere attenuanti o giustificazioni o ipocrisie legate a fattori culturali, a oscure tradizioni e tanto meno alle varie credenze religiose.

Data l’importanza sociale e culturale del pensiero religioso contemporaneo, nelle prossime pagine riporteremo integralmente gli interventi dei tre religiosi in modo che possano fungere anche da materiale di approfondimento e riflessione.

Trovano quindi spazio le parole del Vescovo di Treviso Mons. Michele Tomasi, del Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Ferrara Rav Luciano Meir Caro e dell’Imam Yahya Sergio Pallavicini, Presidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana.

Dal Vescovo di Treviso Mons. Michele Tomasi

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sule donne, il 25 novembre 2021, faccio giungere con piacere alla Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Treviso la mia partecipazione alle iniziative di sensibilizzazione e di mobilitazione di tutta la comunità, riguardo a questo tema che rimane ancora, purtroppo, di pressante attualità: la violenza sulle donne è una piaga aperta, ricorda anche Papa Francesco.

Ogni forma di violenza va condannata e rifiutata, ma deve esserlo in particolare e con ancora maggior forza quella perpetrata ai danni delle donne.

Va affermato con forza il principio della pari dignità di ogni persona, prima, al di là e al disopra di ogni differenza di genere, di condizione sociale economica, di provenienza, di religione, e di ogni possibile criterio che in nome di una differenza vada a concludersi in una violazione del valore infinito della persona e dei suoi diritti. La pluralità presente al mondo è una ricchezza che non può mai giustificare un atto di violenza o di abuso nei confronti di una persona.

Le donne rischiano in quanto tali violenza e sopraffazione, e questo non può essere in nessun modo accettato e per nessun motivo giustificato. È necessaria anche una grande alleanza culturale per superare le cause di natura storica e strutturale che portano a tante forme di discriminazione e di violenza nei confronti delle donne, palesi o nascoste che siano.

Papa Francesco lo afferma con chiarezza: “L’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontano dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini. A parole si affermano certe cose, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio. È un fatto che doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamenti e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti” (Papa Francesco, Fratelli tutti,23).

Abbiamo tutti insieme la responsabilità di forme concrete e quotidiane di attenzione e di solidarietà per tutte le donne che si trovino in situazioni di difficoltà, affinché non siano e non si sentano sole. Siamo responsabili anche di scelte, atteggiamenti e parole che generino rispetto e gratitudine per il ruolo insostituibile delle donne nella società e nella Chiesa e che questo ruolo riconoscano pienamente.

Prendiamoci cura insieme di spazi di libertà, di rispetto, di solidarietà in cui donne e uomini mettano insieme tutti i loro talenti e le loro molteplici capacità per costruire un mondo più giusto e fraterno, che permetta a ciascuno e a ciascuna di fiorire in pienezza e di portare il proprio contributo al bene di tutti. Senza violenza, senza paura.

Dal Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Ferrara Rav Luciano Meir Caro

Al presidente della Commissione Pari Opportunità Comune di Treviso. Come promesso Le invio qualche nota sull’atteggiamento della dottrina ebraica nei confronti della violenza sulla donna.

Molto cordialmente.

La dottrina ebraica condanna incondizionatamente ogni forma di violenza nei confronti di ogni essere umano e del creato.

Qualsiasi azione violenta assume poi maggior gravità se è esercitata nei confronti di chi è o è ritenuto meno tutelato dalle leggi o dai condizionamenti della società. Tra queste categorie il testo biblico enumera in modo particolare lo straniero, l’indigente, l’orfano e la vedova. In questi casi la violenza che può essere fisica o psicologica o presentarsi in qualsiasi altra forma, è valutata come aggravante.

Per quanto concerne la violenza esercitata sulla donna va tenuto conto della sua particolare sensibilità. Viene affermato dai nostri Maestri che il pianto della donna non lascia indifferente il Creatore. Viene citato il detto “State molto attenti a non causare il pianto della donna. Infatti l’Eterno raccoglie le sue lacrime e ne tiene sempre conto”.

Non va inoltre dimenticato che, secondo i primi capitoli del libro biblico della Genesi, è stata la violenza (in ebraico hamas) diffusa nella società primitiva a indurre l’Eterno a distruggere il genere umano con il diluvio.

Dall’Imam Yahya Sergio Pallavicini, presidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana

Alla Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Treviso, a seguire trova il mio contributo. Resto in attesa di un Suo riscontro sulla pubblicazione. Complimenti per la nobile iniziativa e arrivederci a Treviso!

L’uso della violenza è sempre indice di una sconfitta di civiltà e di ogni appartenenza religiosa.

Lo scontro di civiltà o le guerre di religioni sono violenze che non hanno nulla di giusto e nulla di sacro.

All’interno di questa degenerazione del comportamento umano esiste l’orrore della violenza sulle donne. Che sia di natura psicologica come volontà di soggezione o che sia di natura fisica con la forza della barbarie, la violenza sulle donne può essere solo condannata e i maltrattamenti puniti secondo la legge. Ma c’è un elemento di ingiustizia pseudoculturale che deve essere urgentemente arginato e debellato: la mentalità di chi nega il vizio o rinnega la gravità di questa aggressione o arriva persino a giustificare la violenza contro le donne per ragioni che non stanno né in cielo né in terra.

Oltre 1400 anni fa nella penisola arabica alcuni padrini delle tribù pagane uccidevano le figlie appena nate, le donne non ricevevano istruzione e la loro dignità spirituale e intellettuale veniva radicalmente misconosciuta. Il Messaggero dell’Islam ha condannato questa barbarie e ha ripristinato l’antico culto al Dio Unico di Abramo, onorando le donne e organizzando per loro l’istruzione e il sostegno al pieno esercizio delle loro funzioni nella società e nella famiglia. Il Corano insegna a vedere nell’unità dell’uomo e della donna il simbolo di una anima unica, l’unità di una civiltà e di un’armonia che quando viene ferita provoca solo disordine. Usare violenza contro le donne non è soltanto un atto criminale e vile ma è la rottura di un universo, di un equilibrio e di una qualità che è fondamento della vita e dell’umanità.

L’incomprensione dell’Occidente e della modernità sembra provocare da parte di alcuni uomini il pretesto per giustificare una violenza domestica come se si volesse combattere il demone della secolarizzazione dei costumi con l’arma del tribalismo fratricida, infanticida o femminicida. Non c’è ragione, non c’è religione, che possa mai essere abusata per la violenza contro le donne. Al contrario, la ragione illuminata e la sensibilità religiosa trovano la loro più nobile realizzazione nel rispetto profondo e nell’amore sincero per ogni uomo e donna, creati, come recita il Corano, a immagine del Misericordioso.

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