Judo Treviso

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Le esperienze dei classe 2006, Marta e Antonio

Raccontare la storia del Judo Treviso è compito assai arduo. Gli episodi da ricordare dal 1959, anno della fondazione, ad oggi infatti sono talmente tanti da riempire pagine intere; ancor di più sono le persone che con il Judo Treviso hanno avuto a che fare, e sapere da loro quale bellissima realtà sia questa società sportiva che opera ininterrottamente sul territorio cittadino da oltre 60 anni, basterebbe a renderle giustizia.

Fu il Maestro Berardino De Carlo, scomparso nel marzo dello scorso anno, a introdurre la lotta Giapponese in città, un pioniere, ma anche un visionario. Aveva colto quale fosse la complessità di contenuti di quella che per alcuni era una semplice forma di lotta sportiva e che invece, custodendo profondi valori morali ed educativi, andava ben oltre la pratica sportiva stessa presentandosi quale potente strumento di crescita, di sviluppo e condivisione tra le persone che lo praticavano.

Da quel giorno i bambini e le bambine che entrando nel dojo, hanno indossato un judogi e calcato il tatami, come detto, non si contano e comunque moltissimi di questi sono quelli che poi negli anni hanno anche raggiunto importanti risultati sportivi. Eh si! Perché il judo è anche disciplina olimpica.

L’unica forma di arte marziale di presa annoverata tra le discipline olimpiche per cui uno sport a tutti gli effetti. Una disciplina sportiva completa che guarda alla crescita motoria del bambino attraverso il gioco e che poi arriva ad allenare i più importanti aspetti condizionali dell’atleta.

Il Judo Treviso con il suo corposo staff di Maestri ha da sempre cercato di sviluppare entrambi gli aspetti, quello educativo e formativo e quello sportivo e grazie a quest’ultimo vanta un ruolo d’elite in federazione occupando da sempre posizioni di vertice. La conduzione tecnica oggi è affidata al Maestro G. Alessandro Esposito 5° dan.


Abbiamo chiesto a Marta Vendramin e ad Antonio Lubrano entrambi nati nel 2006 e ad oggi atleti di punta della squadra trevigiana un loro pensiero.


Marta: Ho iniziato a praticare judo all’età di 5 anni perché lo faceva mio papà e non ho più smesso. Non so come spiegarlo ma il judo mi fa star bene. Il mio Maestro ha accompagnato me e i miei compagni per mano fino alla pratica della disciplina specifica. Prima era un gioco, era imparare a cadere, rotolarsi, saltare, correre ecc. poi ci ha spiegato che era giunto il momento di apprendere anche la tecnica e i contenuti della disciplina. Potevo scegliere se praticarlo solo a titolo amatoriale o se praticare l’agonismo. Ho scelto di fare l’agonismo, sono gioie e dolori e un sacco di sacrifici.  Ma anche quando si perde c’è la soddisfazione di trovare le forze per rialzarsi e andare avanti. Siamo spesso in giro per l’Italia e a volte anche all’estero, siamo come una famiglia.


Antonio: Anch’io ho iniziato da piccolo. E anche per me c’è sempre stata una forte attrazione per quello che si fa sul tatami. Mi piace lottare, mi piace il contatto fisico. Mi piace fare judo perché è una pratica intelligente. Una disciplina indubbiamente cruda, ma elegantissima. Mi piace la sfida, mettermi in gioco. Quando sali sul tatami di gara tutto intorno a te sparisce, un’emozione da provare. Mi piacerebbe raggiungere la cintura nera e spero di farcela a breve.

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