Ti va di fare un test?

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Lo ammetto, ho scritto un titolo per attirare la vostra attenzione! Ma perdonerete questa libertà… se avessi indicato subito l’argomento del quale vorrei parlare, che voi siate ragazzi, genitori o insegnanti sarebbero scattate le censure dell’attenzione e delle attribuzioni. Eh si, perché è nella nostra natura affrontare le nuove informazioni con la tendenza a cogliere solo ciò che conferma la nostra opinione, incredibilmente non accorgendoci di eventuali confutazioni o questioni che potrebbero metterci in crisi. Perciò, se io avessi scritto INTERNET ADDICTION ed altre dipendenze comportamentali, probabilmente i ragazzi avrebbero pensato: “Oh no, un’altra predica su internet!” oppure “Tanto io non ne sono dipendente!” o meglio ancora: “Voi non ne capite niente!”; gli adulti forse avrebbero pensato: “Lo dico sempre io che internet è una droga! Bisogna dare regole più rigide! Ecco, invece di leggere! Come faccio a farlo parlare?!”. Certo, mi sto spiegando per stereotipi, ma vorrei tanto avviare una riflessione libera da pregiudizi, cioè stimolare la curiosità: che cosa spinge a scrollare compulsivamente? Perché sentiamo la urgenza di controllare i post? Perché controlliamo in continuazione se ci sono notifiche sulle varie piattaforme in cui abbiamo account più o meno reali?

Ahimè, la risposta è complessa, ma da qualche parte bisogna iniziare: quindi la proposta è rivolta davvero a tutti, vi va di fare un questionario? Le risposte hanno un senso se ognuno risponde con il massimo della sincerità, è una proposta da affrontare in totale solitudine: perché esiste un’altra tendenza, quella della “desiderabilità sociale” che ci spinge a mentire spudoratamente quando rispondiamo ad un’intervista, dando risposte che sono il massimo della correttezza, offrendo una mirabile rappresentazione di noi stessi e dei nostri comportamenti. Quindi, sinceri! Rispondete con un sì o con un no.

  1. Ti capita di entrare in uno stato di agitazione o anche alterazione emotiva e motoria, se non puoi usare il tuo smartphone o se rischi di non avere a disposizione il collegamento a internet?
  2. Il tempo dedicato alla navigazione in rete occupa quasi tutto il tuo tempo libero, con progressiva diminuzione di altre attività quotidiane?
  3. Sei consapevole che l’essere connesso per quasi tutto il giorno, anche durante la guida, la passeggiata, i momenti conviviali, i momenti di studio e lavoro, può rappresentare un comportamento a rischio per la salute?
  4. Pur essendo consapevole dei rischi per la salute, sei mai riuscito a modificare le tue abitudini su tempi e modi della navigazione in rete?
  5. Ti è mai successo che l’essere connesso fosse la causa di tensioni con altre persone o di essere allontanato da qualcuno a causa dello stato di continua connessione?
  6.  Pensi di essere in grado di controllare lo strumento, per esempio imponendoti di non accedere ai social per un più di un giorno intero?
  7. L’essere connesso ha mai interferito con la tua alimentazione, il sonno, lo stato ansioso o lo scatenarsi di episodi di rabbia ed aggressività?
  8. Hai mai pensato che l’essere connesso interferisse con l’uso del tuo tempo?
  9. Ti è mai successo di sentire un bisogno prepotente, irrinunciabile di avere in mano o a disposizione i tuoi device per il collegamento in rete?

Questi sono gli indicatori dello stato di dipendenza proposti dal DSM5, il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali; sono disponibili anche on line diverse scale di valutazione rivolte ai comportamenti nei confronti di internet o alla presenza di sintomi patologici.  Se avete risposto di sì ad almeno tre domande, forse una certa dipendenza si sta manifestando!

Ma cosa significa essere dipendenti da internet o, meglio, avere una dipendenza comportamentale?

Le dipendenze comportamentali sono considerate nello stesso modo delle dipendenze indotte da sostanze: droghe, alcool, tabacco ed alcuni comportamenti hanno in comune l’attivazione diretta del sistema cerebrale delle ricompense. La dipendenza quindi è un’alterazione del comportamento che, da semplice o comune abitudine, diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere, attraverso sostanze o comportamenti che sfociano in una situazione patologica; per patologica si intende che interferisce pesantemente con il funzionamento dell’individuo a livello sociale, scolastico, lavorativo e di gestione delle proprie autonomie. L’altro tratto caratteristico è la manifestazione del carving, un desiderio incontrollabile, una fame che spinge l’individuo ad azioni impulsive, altera lo stato psicofisico fino a quando non raggiunge la meta del suo desiderio. Altri comportamenti che provocano dipendenza: accumulo compulsivo, shopping compulsivo, dipendenza affettiva, alimentazione compulsiva, sex addiction, dipendenza da lavoro, exercise addiction (attività fisica), sensation seekers (ricerca di sensazioni estreme nelle esperienze sportive).

Mi avvio verso la conclusione: dopo i lunghi mesi di limitazioni dovute alla pandemia, le abitudini di connessione alla rete di tutti, nessuno escluso, sono state profondamente modificate; da un lato stanno emergendo prepotentemente forme di disagio se non vere e proprie psicopatologie web mediate che rischiamo di sottovalutare. Inoltre si rende utile una riflessione su temi davvero disparati: gli effetti delle tecnologie sullo sviluppo del bambino, corpi virtuali e relazioni digitali, l’universo dei giochi on line…

E’ auspicabile che si sviluppi in ognuno di noi una consapevolezza critica, che superi i fin troppo facili luoghi comuni, che si formi con esperienze, confronto e ricerca di informazioni scientificamente provate.

Dott.ssa Lucilla Zordanazzo
Per domande sull’argomento ed informazioni: studiozordanazzo@gmail.com

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