“L’ha detto la mia mamma”, il ruolo dei genitori

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Come genitori spesso ci chiediamo quanto contiamo nell’influenzare i nostri figli e in che misura i media stanno modificando il modo in cui i figli riconoscono la competenza e si rapportano ai genitori. In altre parole, i genitori rappresentano ancora un punto di riferimento, una fonte di informazione e di indirizzo capace di esercitare un’influenza determinante nella formazione della conoscenza dei giovani figli? In che misura i media stanno modificando i rapporti di competenza riconosciuta ai genitori?

I ragazzi e i bambini, fin dalla più tenera età, fruiscono dei dispositivi digitali e sembrano da essi condizionati (basti a pensare a quando alle nostre obiezioni ci rispondono “l’ho visto alla TV” o “l’ho trovato in Internet”), la ricerca però ci dice che non è proprio così. I bambini finché sono piccoli riconoscono ai genitori l’autorità assoluta per tutto ciò che riguarda la conoscenza. E infatti, uno dei loro modi di dire frequente è “l’ha detto il mio papà” o “l’ha detto la mia mamma”. È crescendo che le cose cambiano. Gli adolescenti infatti “cancellano” per così dire l’autorità dei genitori per riconoscerla ad altre figure, a seconda del contesto (insegnanti e fratelli). Questa è una fase necessaria per giungere, in età adulta, a riconoscere sé stessi come una persona unica, indipendente e credibile un po’ in tutti i campi.

Nello specifico, nei bambini più piccoli la dipendenza dai genitori è assoluta. Gli adolescenti cominciano a differenziare e a specializzare le fonti di autorità, prendendo a riferimento gli insegnanti per il lavoro scolastico e le scienze, i fratelli per tutto ciò che concerne l’apparire.

Con il passare degli anni l’io diventa il punto di riferimento più credibile sia per le relazioni sociali, sia per la pianificazione del futuro, sia per l’immagine, sia per il lavoro a scuola. Perché questo processo evolutivo nel bambino avvenga i genitori devono da subito, finché i figli sono piccoli, mettere in atto un’educazione adeguata ed essere consapevoli che gli stili parentali che mettono in atto hanno delle ricadute, non solo sulla qualità delle prestazioni dei figli, ma anche sulle loro capacità di autoregolazione. Questo vuol dire che lo stile educativo che i genitori decidono di mettere in atto determinerà, ad esempio, la capacità del figlio di gestire in maniera autonoma i processi di apprendimento e di maturare il proprio senso di competenza. È utile quindi sapere che lo stile autorevole è in genere lo stile educativo più funzionale allo sviluppo dell’autonomia del figlio. Esso si basa su una serie di regole che i genitori devono dare al figlio e che il figlio deve rispettare e sul coinvolgimento dei genitori nella vita dei figli. Grazie alle regole i genitori assumono il proprio ruolo di genitore nei confronti del figlio, grazie al coinvolgimento, i genitori prendono parte attiva nella vita del figlio partecipando alle sue emozioni e alle sue conquiste cognitive.

Dott.ssa Paola Stefanelli e Dott.ssa Mara Quarisa

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