So che può sembrare strano, ma può accadere. Sono Alessia Zambotto, logopedista, e spesso quando dico che lavoro faccio, mi guardano perplessi. Inizia allora una sintesi di cosa fa una logopedista, ma tra la moltitudine di termini medici e patologie mi limito a dire che mi occupo di come si parla e come si mangia. In realtà però i logopedisti non fanno solo questo.
Il logopedista, parola che deriva dal greco antico logos, «discorso» e paideia, «educazione», “è il professionista sanitario specializzato nella valutazione, riabilitazione, prevenzione ed educazione di tutte le patologie che provocano disturbi della comunicazione e/o del linguaggio. Specifici o secondari ad altre patologie. Si occupa, di fatto, dei disturbi dell’apprendimento, della lettura, della scrittura e del calcolo, della voce e delle funzioni orali come la disfagia”(F.L.I., Federazione Logopedisti Italiani), sia in età evolutiva che in età adulta e geriatrica. (Art. 1 del Decreto Ministeriale 14 settembre 1994, n.742)
La formazione del logopedista, che continua durante tutto il suo percorso con corsi di aggiornamento e professionalizzanti, permette la presa in carico di patologie come disfonie (disturbi della voce), dislalie (disturbi della pronuncia), disfagie (disturbi della deglutizione), disfluenze (disturbi della fluenza verbale), disturbi della comprensione e produzione linguistica (afasia), disartrie e aprassia (disturbi della motricità o programmazione del distretto fono-articolatorio), turbe comunicative di origine genetica, neurodegenerativa o in alterazione della relazione dualistica (sindrome di Down, Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, SLA, disturbi dello spettro autistico ), disturbi da lesione sensoriale (ipoacusia, impianti cocleari, protesi acustiche), disturbi dell’apprendimento (dislessia, disortografia, discalculia) e disturbi e/o ritardi del linguaggio (disturbi fonologici, semantici, morfo-sintattici, pragmatici, disprassia).
Quando mi sono iscritta al corso di laurea per diventare logopedista nemmeno io avevo idea che questa professione potesse avere così tanti campi di applicazione e in persone di tutte le età. Tuttavia la possibilità di operare in diversi ambiti sia con bambini che con gli adulti mi ha portato ad approfondire molti aspetti della persona, sia dal punto di vista medico ma anche dal punto di vista umano e di conseguenza scoprire quali sono gli ambiti nei quali posso esprimere meglio le mie capacità. Preferenze e attitudini che sicuramente si evolveranno man mano che approfondirò determinati argomenti e affronterò determinate problematiche. Ciò che non cambierà mai sarà l’idea che avrò delle persone che incontrerò nel mio percorso, ovvero che una persona con difficoltà rimane innanzitutto una Persona. Una persona che ha bisogno di supporto, di una guida, di ascolto, di stimoli adeguati e molto altro. Per favorire una migliore qualità della vita e il benessere della persona, oltre che alla preparazione specifica, è necessario stabilire un rapporto di empatia e di fiducia reciproca che permetterà di lavorare e collaborare con chi ha difficoltà e con le persone che la circondano, perché per quanto preparato può essere un professionista, quest’ultimo ha bisogno dell’aiuto del suo paziente.
Dott.ssa Alessia Zambotto
Logopedista
Ass. Diventare Grandi aps