English at home

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Tutorial di giochi linguistici per bambini e genitori

Le numerose ricerche linguistiche e di glottodidattica effettuate negli ultimi vent’anni hanno dimostrato che le modalità più naturali e congeniali attraverso le quali insegnare ai bambini le lingue straniere, sono le stesse che essi utilizzano nella prima infanzia per apprendere la lingua materna.

A pensarci bene durante i primi 5- 6 anni di vita, i nostri figli imparano la lingua italiana giocando, associando ripetutamente immagini/parole ad oggetti circostanti, ascoltando e parlando con noi adulti e i coetanei… non attraverso la scrittura delle parole che corrispondono agli oggetti, né tantomeno attraverso l’insegnamento delle regole grammaticali.

Piaget, noto psicopedagogista, che ha studiato gli stadi dell’intelligenza infantile, ha scoperto infatti che la mente del bambino sarà pronta per richieste più complesse solamente dai 7/8 anni in poi, quando il pensiero diventa “reversibile”: caratteristica che ci rende capaci di tenere compresenti nello stesso momento due concetti o procedure (ad esempio la pronuncia e la parola scritta).

  • Ecco perché non è utile, anzi sfavorevole, presentare il codice scritto prima di aver appreso con sicurezza la corretta pronuncia orale del lessico inglese; visto che i due codici sono diversi, il bambino farebbe soltanto una grande confusione, nel primo biennio. Una lezione di inglese alle scuole primarie non può essere giudicata positiva o negativa in base alla quantità di pagine di un quaderno o dal numero di schede compilate sul libro.

Anzi, più si svolgono attività visive ed interattive in aula, meglio è!

Pertanto in un primo approccio si realizzeranno oralmente attività ludiche ed iconiche come giochi motori o da tavolo illustrati (BINGO, PUZZLE), canti, dialoghi, role play (mimi – recite – simulazioni di contesti vari “Al ristorante”, “Al negozio di animali domestici” …) e solo in un secondo momento attività di lettura e scrittura dei contenuti affrontati a voce: fumetti, enigmistica, esercizi di completamento, eccetera.

  • Un’altra caratteristica da tenere presente è che queste attività dovranno essere “significative” per il bambino, non banali o ripetitive, con un obbiettivo preciso da raggiungere.

Facciamo un esempio dal punto di vista di nostro figlio: “Perché si continua a chiedermi come mi chiamo e qual è la mia età o il mio colore preferito? Ormai non ha più senso perché so che la maestra ed anche i miei compagni conoscono già le mie risposte!” Il bambino vivrà la lezione in un clima di noia e disinteresse. Arriverà a pensare: “Non mi piace la materia!” perché percepita inutile, la conversazione umana deve avere sempre uno scopo. (Pensiamo a quando, in visita ad una città d’arte, chiediamo le indicazioni ad uno sconosciuto, perché vogliamo arrivare in un posto preciso).

Se una mattina entrasse in classe la teacher d’inglese con un gioco da tavolo, oppure muovendo un burattino, un peluche, anche semplicemente un burattino a dita di carta, dicendo alla classe che tutti potranno presentarsi a lui, che è UN PERSONAGGIO britannico, allora la motivazione a parlare in lingua straniera, usando le strutture linguistiche conosciute, sarà ben diversa e coinvolgente. In un secondo momento i bambini produrranno il loro burattino e dialogheranno tra loro in inglese per soddisfare curiosità reciproche sul loro personaggio.

Da qui nasce l’idea di proporre attività d’inglese da svolgere a casa, in modo che anche i genitori possano motivare i figli attraverso semplici tutorial di giochi linguistici che favoriscano la memorizzazione dei contenuti affrontati in classe, evitando errori di pronuncia o scrittura.

Prof.ssa Isabella Silvestri

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