Tommaso, un bambino “tanto vivace”?
Conosco Tommaso quando ha quasi 5 anni, i genitori me lo presentano come un bambino “tanto vivace”, poco attento, che inizia mille giochi e niente lo soddisfa, spesso capriccioso e facile alla collera, soprattutto con i coetanei, anche se ama molto la loro compagnia.
Vedo Tommaso per tre incontri individualmente, per conoscerlo e capire cosa crea questa agitazione e insoddisfazione nel bambino.
Entra nella stanza di psicomotricità e come prima cosa butta giù la torre di cubi, salta da un posto all’altro, tira fuori mille cose, mi guarda brevemente, butta giù ciò che costruisco per lui. Il tono del suo corpo è rigido e sfugge al mio contatto. Mi metto a gattoni e mi avvicino a lui con passo furtivo e pesante, inizia a lanciarmi tutto ciò che trova e poi inizia a nascondersi, il suo corpo inizia a fermarsi, il suo respiro si sente forte… sta avvenendo un cambiamento! Il tempo è finito, gli racconto la storia di un lupo e come un gruppo di animali riescono a vincerlo, poi andiamo a disegnare: ne emerge un grosso lupo nero con denti affilati e colore rosso nel resto del foglio. Restituisco le osservazioni fatte ai genitori ed emerge da loro anche una difficoltà ad addormentarsi, a rilassarsi, un accumulare tensioni per poi scoppiare in grandi capricci o momenti di collera. Ipotizzo con loro che causa di questa agitazione psico-motoria è data in parte da paure infantili legate alla “divorazione” non ancora superate.
Incomincio le sedute con lui riprendendo il suo disegno del lupo e lo invito a disegnare intorno una
cornice che subito Tommaso chiama “prigione” ed evidenzia con il pennarello il punto di chiusura. Iniziamo i giochi, incentivo il salto, la corsa, il nascondersi, il ritrovarsi avviluppato dai materiali morbidi e proprio da lì ricompare il lupo, dicendo: “attenti sta arrivando un lupo!” Mi nascondo con lui tra i materassini e sottovoce mi faccio descrivere com’è questo lupo. In un secondo momento prendiamo un pesante cuscino e lo travesto con dettagli del lupo descritti da Tommaso. Gli dò una corda. Muovo il cuscino come si muoverebbe un lupo e invito il bambino a prenderlo, Tommaso lancia la corda e cerca di legarlo forte, lo trascina, lo calpesta, gli urla. Poi costruiamo una prigione e mettiamo il cuscino-lupo dentro, lo copre con tantissimo materiale.
Il tempo è ormai finito, riordiniamo tutto, il cuscino-lupo torna cuscino da mettere al suo posto. Mentre riordina Tommaso mi parla dei suoi giochi che ha a casa e dove li mette quando ha finito di giocare. Rileggo la storia del lupo e gli animali e poi lo faccio costruire con i legni. Fabbrica una prigione e nel centro mettiamo il disegno che aveva fatto giorni fa. Esce dalla stanza e abbraccia la mamma che lo sta aspettando.
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Riprendiamo la storia di Tommaso, bambino di quasi 5 anni, descritto dai genitori come un bambino “tanto vivace”, poco attento, che inizia mille giochi e niente lo soddisfa, spesso capriccioso e facile alla collera, fa difficoltà a rilassarsi e ad addormentarsi.
Dopo pochi incontri di psicomotricità emerge forte la paura del lupo, che morde con i suoi lunghi denti, che ti prende a sé e non ti lascia libero di agire, al quale il bambino reagisce con rabbia, aggressività, con grida. Durante il percorso vengono offerti a Tommaso degli “strumenti” simbolici per vincere questo lupo (l’uso di un cuscino per dargli forma, una corda per legarlo, una prigione per racchiuderlo per sempre lontano da sé). Gli propongo di “dire” al lupo ciò che pensa di lui: di quanto lo faccia arrabbiare, di come sia brutto con quei lunghi denti e le unghie che graffiano…
Dopo un paio di sedute, il tono di voce verso il lupo si modifica, Tommaso inizia a dargli dei comandi, a preparare per lui da mangiare e una cuccia per riposare. Lo ha “addomesticato”, è il suo padrone, non lo teme più. In questo secondo passaggio, Tommaso ha imparato a trasformare la sua paura in modo positivo, la tiene sotto controllo, la “padroneggia”, se ne prende cura. Vive una trasformazione anche nella visione di sé, da personaggio aggressivo, irruento, non capace di comunicare, ad un padrone benevolo, che si prende cura, che è importante per l’“altro”.
Iniziano così giochi che hanno questo sfondo (giochi di animali feriti, del super eroe che salva dai pericoli, del pirata che, trovato il tesoro, festeggia con la ciurma).
Mi confronto con la mamma e mi dice che, dopo un primo periodo di pianti, dove il bambino cercava coccole, attenzione e “comprensione”, ha iniziato a comunicare di più i suoi bisogni. Nei suoi giochi è attratto soprattutto da animali feroci, con i quali inventa storie di vario genere. A scuola ha iniziato a legarsi in particolare con un bambino, con il quale gioca ancora molto fisicamente, ma dove non scarica più rabbia, ma desiderio di contatto, confronto positivo.
Il nostro percorso può terminare, Tommaso ha gli “strumenti” per proseguire nella sua evoluzione. Tommaso ora non è più solo un bambino vivace, ma sa anche comunicare le sue emozioni, provare piacere nel giocare e stare con gli altri, è un bambino più equilibrato e sereno.
Arianna Pavan
Psicomotricista formata secondo la metodologia di B.Aucouturier