Riflessioni degli studenti dell’Istituto Massimo Alberini
Introduzione – Prof.ssa Isabella Silvestri (Docente di tecniche di comunicazione)
Il giorno 18 gennaio 2024 abbiamo avuto l’onore di ospitare presso l’Aula Magna del nostro Istituto Alberghiero il vicepresidente, nonché figlio, del famoso giornalista Giorgio Lago, accompagnato dai giornalisti Sergio Frigo e Mauro Bellon che hanno illustrato agli studenti delle classi quinte le finalità e le modalità di partecipazione al Concorso “Premio Lago Juniores 2024”.
Quest’anno il tema è incentrato sulle mafie al Nord Est.
Il nostro Dirigente Edi Brisotto ha aperto la conferenza, ricordando Giorgio Lago con sentita stima ed augurando ai ragazzi di approfittare delle opportunità di apertura mentale offerte alla loro generazione anche attraverso queste iniziative. Essere messi a conoscenza della realtà circostante è condizione indispensabile per mantenere uno sguardo vigile ed oggettivo sulle tematiche attuali relative alle attività illecite presenti nel nostro Paese da Nord a Sud. La conoscenza è infatti il primo passo per riuscire a descrivere e contrastare questa mentalità disonesta, anche per poter scegliere strade diverse. La parte sana di questo mondo è proprio la competenza di “saper scrivere sulle notizie anziché scrivere le notizie”, perché aiuta a sviluppare meglio il nostro pensiero e quindi a comunicare le nostre idee.
“Non riesco a pensare senza scrivere, non riesco a scrivere ciò che non penso!” scriveva Giorgio Lago a testimonianza della sua coerenza tra pensiero e azione.
Con questa citazione il Dirigente ha toccato un punto critico della generazione attuale che è immersa nel mondo digitale dei Social e rischia di non avere più la bella abitudine di scrivere neppure una cartolina dal luogo di villeggiatura, oppure di intrattenersi a dialogare con i coetanei su quanto ci circonda. La comunicazione verbale è strumento del pensiero perché ci permette di chiarire a noi stessi idee, vissuti ed emozioni che, senza la mediazione del linguaggio, resterebbero prive di significato. Attribuire un senso a ciò che si dice e si fa è il primo passo per comprendere il nostro punto di osservazione del mondo così da essere liberi di capire in quale direzione andare e la scrittura è il mezzo più efficace a questo scopo, senza contare che è la scintilla dell’evoluzione di noi Sapiens.
La scuola, con i suoi progetti ed iniziative come il Premio Lago diventa il luogo per eccellenza per allenare questa prerogativa umana così complessa ma altrettanto stimolante.
Tra gli allegati all’articolo è disponibile una rielaborazione del decalogo utile non soltanto per svolgere l’elaborato del Concorso, ma anche per la prima prova scritta dell’Esame di Stato.
Riflessioni degli studenti delle classi 5B, 5I, 5L degli Indirizzi di SALA e ACCOGLIENZA TURISTICA
L’incontro con il figlio di Giorgio Lago e i due giornalisti è stato davvero interessante. La frase del famoso giornalista che “il vero mafioso sfrutta l’ingenuità e l’affarismo e il metodo funziona a Padova come a Palermo” riflette una verità profonda: la mafia non è solo un fenomeno territoriale che si verifica principalmente al Sud, ma un sistema che si adatta e si insinua ovunque esso possa trarne profitto.
L’incontro mi ha fatto riflettere sul vero significato della “mafia”, della sua espansione e la sua capacità di usare le debolezze delle persone per convincerle di fare ciò che viene loro assegnato senza fatica ma con il loro consenso.
La cosa che mi ha colpito di più è stato il momento dove noi studenti potevamo porre le domande ai giornalisti, perché ho potuto confrontare le mie conoscenze e quelle delle altre persone della mia stessa età con quelle più professionali dei relatori.
L’incontro con il figlio di Giorgio Lago e i due giornalisti, su “Le mafie al Nord Est” e la citazione del famoso giornalista riguardo al modus operandi della mafia, offre uno sguardo approfondito sulla presenza delle organizzazioni criminali nel Nordest italiano. La frase di Giorgio Lago, “Il vero mafioso sfrutta l’ingenuità e l’affarismo. Il metodo funziona a Palermo quanto a Padova o Udine” suggerisce che la mafia è in grado di adattarsi e infiltrarsi in contesti diversi, sfruttando debolezze umane comuni, come l’ingenuità e la volontà di ottenere favori o denaro, indipendentemente dalla posizione geografica.
La presenza mafiosa nelle istituzioni può indicare infiltrazioni a vari livelli, compreso il governo locale o altre strutture pubbliche. Questo è particolarmente preoccupante poiché mina la fiducia nel sistema e compromette l’integrità delle istituzioni.
In breve, l’incontro evidenzia la necessità di sensibilizzare i giovani sulla presenza delle mafie nel Nord Est, incoraggiandoli a sviluppare una coscienza critica e ad affrontare attivamente la questione.
La frase di Giorgio Lago riflette la pervasività delle organizzazioni criminali e la loro capacità di adattamento, sottolineando l’importanza di affrontare il problema in modo consapevole e responsabile.
L’affermazione che “la mafia è nelle istituzioni e offre servizi” suggerisce che la criminalità organizzata può infiltrarsi e influenzare istituzioni ufficiali, sfruttando la propria presenza per offrire servizi che sembrano legali o che servano alla comunità. Ciò potrebbe includere attività come estorsioni, appalti, protezione e altre pratiche illegali camuffate da attività legittime.
I giornalisti hanno fornito un quadro più ampio della diffusione delle attività criminali in Italia e delle sfide che la società e le istituzioni devono affrontare per contrastarle.
Questo incontro mi ha fatto riflettere sulla pervasività della mafia e sulla necessità di un impegno costante e diffuso per contrastarla, indipendentemente dal contesto geografico in cui si manifesta.
La mafia è un sistema, un mondo parallelo e alternativo alla legalità.
La mafia, insomma, si sostituisce allo Stato, e quindi finisce per essere appoggiata non solo dai suoi membri o dai soci in affari, ma anche da gente comune che, trovandosi in difficoltà, vede nella malavita un modo per guadagnarsi da vivere.
La mafia oltre al traffico di droga e armi gestisce anche appalti, anche al Nord.
Non importa dove ci si trovi, la mafia cercherà sempre di raggirare persone e chiunque possa essere una pedina da utilizzare per raggiungere i propri interessi. Con l’uso del “pizzo” possono inizialmente presentarsi come persone gentili e amichevoli offrendo una “protezione” nelle loro attività commerciali, ma quando ci si rifiuta si può perdere tutto quanto o peggio ancora essere uccisi.
Gli accordi Stato-Mafia sono sempre esistiti e continueranno ad esistere affinché qualcuno non affronterà seriamente la questione e non abbia paura nell’agire. Ma il problema è che se qualcuno ci prova finisce per perdere la propria vita e passare per martire.
Ho trovato la conferenza molto interessante sia per l’argomento molto attuale sia per l’interesse personale in merito all’argomento.
E’ un dato di fatto che la mafia esiste in Italia dal Nord al Sud ma anche in Europa e nel mondo, e risulta per vari motivi avere agganci con lo Stato anche in modo diretto.
Preferirei parlare di queste tematiche più spesso nelle scuole perché fa parte della quotidianità, quindi è giusto che le persone più giovani come noi siano messe a conoscenza di tale tema e si informino da fonti attendibili.Oggi c’è invece la tendenza a fermarsi alla superficie delle notizie limitandosi a sentirle sui canali Social, (quando non sono bufale), sarebbe opportuno andare all’origine dei fatti realmente accaduti. Quindi ascoltare o leggere i pdf di canali di informazione dei telegiornali, parlarne anche con i professori in classe nelle ore di educazione civica oppure quando accade un fatto di cronaca.
La cosa che mi ha maggiormente colpito dell’incontro riguardante il premio LAGO, nello specifico parlando di come la Mafia operi anche nel Nord Italia, è proprio la modalità disinvolta con cui si muove “senza essere contrastata” tramite azioni che rientrano nella “legge”. Inoltre risulta tanto influente soprattutto con le persone derivanti dal sud del globo e con quelle famiglie che versano in condizioni quasi disperate e quindi scendono a compromessi illegali, come il traffico di migranti o organi.
Ripensando all’incontro con i giornalisti, Bellon, Frigo e il figlio di Giorgio Lago posso dire che sono rimasto contento. Mi è piaciuto molto il loro modo di esprimersi sull’argomento “mafia” e il loro modo di improvvisare una discussione con noi giovani, che magari sentiamo lontano l’argomento. Mi è rimasta impressa la metodologia dell’incontro, nessuna scaletta ma comunque tutto perfetto. Sono stati toccati molti argomenti ma la mafia era al centro del discorso.
Da come ci hanno fatto capire la mafia è ancora presente sia al SUD come al NORD, non è più la mafia di “la mafia uccide solo d’estate” o l’organizzazione che viene vista in tv come Gomorra. Ma è una mafia che si insidia nelle istituzioni e sostituisce lo Stato.
Mettersi tra Stato e popolo è una realtà che ha permesso alla mafia di svilupparsi senza doversi preoccupare dei cittadini. Anche se sembra difficile da immaginare la mafia ha dato lavoro a molti e ha aiutato i cittadini nei posti dove mancava lo stato. La mafia è un cancro del nostro Paese, che sta zitto succube di tutto quello che succede, fa finta di nulla come se non fosse un problema dello Stato. L’omertà forse è il problema più grande dell’Italia, forse un problema che va oltre la mafia. Ecco perché è da ammirare quello che ha fatto anche Giorgio Lago come giornalista che voleva risvegliare la coscienza dei giovani e la determinazione nel portarlo avanti.
10 regole per scrivere un buon articolo
- CONTENUTI: sapere cosa dire!!! Organizzare preliminarmente uno schema di contenuti articolati e conseguenti, che assicuri coerenza all’elaborato.
- Selezionare fonti credibili e in numero attendibile, verificandone accuratamente dati e informazioni e citarne i riferimenti più significativi.
- Utilizzare uno stile di scrittura improntato a semplicità e comprensibilità, senza inutili sfoggi letterari. EVITARE frasi fatte o banali.
- Dare assoluta priorità alla notizia e centrare lo scritto attorno ad essa, senza divagazioni superflue. CENTRARE IL TEMA
- Svilupparla seguendo il più possibile la regola classica delle cinque “W”: chi, cosa, dove, quando, perché (COME si è svolta la vicenda)
- Ricorrere al virgolettato solo in rapporto a dichiarazioni rese da persone con nome e cognome, non anonime e generiche CITAZIONI a sostegno della tesi.
- Non ricorrere alla formula dell’intervista, ma impostare l’elaborato come un’esposizione dei fatti
- Separare rigorosamente i commenti e le interpretazioni dei fatti; se utilizzati, citarne la fonte. Non mescolare i fatti con le vostre inferenze (= deduzioni personali, pregiudizi). Si può comunque scrivere ciò che pensiamo introdotto da: “Secondo il mio punto di vista sarebbe necessario/ opportuno…”
- Rimanere rigorosamente entro i limiti di battute assegnati (spazi inclusi 3000 battute in tutto.
- Predisporre un titolo semplice e lineare, senza forzature letterarie, che renda l’idea del contenuto. Che sia originale e innovativo ma attinente a quello che è scritto (che incuriosisca alla lettura)