Lo studio all’estero è un’opportunità attraverso cui i ragazzi possono conoscere realtà nuove, fare esperienze di arricchimento e sperimentarsi in contesti diversi da quelli di provenienza.
Siamo la classe 3AC del Liceo “G. Berto” di Mogliano Veneto, e vogliamo portarvi uno spunto di riflessione sul tema dell’exchanging school attraverso un’esperienza personale: nel periodo fra novembre e gennaio infatti abbiamo ospitato una studentessa australiana che ha deciso di tentare questa avventura e condividere con noi un pezzo del suo percorso scolastico.
La sua presentazione:
Mi chiamo Courtney, vengo da una piccola cittadina dell’Australia che si chiama Dubbo, è più grande di questa città (Mogliano) con 45000 abitanti, si trova circa a 5 ore da Sydney. […] Ho 16 anni, quindi ho la vostra stessa età e alcuni dei miei hobby sono leggere, mi piace passare del tempo con il mio gatto, che mi manca molto, e poi mi piace fare sport.
Le abbiamo proposto una breve intervista, attraverso cui ci ha parlato della sua esperienza come studentessa in una nuova scuola, ma anche come viaggiatrice in visita di un Paese nuovo per lei. Il suo intento era infatti quello di provare un nuovo stile di vita e una nuova cultura, come lei stessa racconta:
Volevo tanto andare in una scuola in cui non si parlasse inglese, perché ho pensato che se volessi vivere veramente a pieno questa esperienza dovevo andare in un posto molto diverso dall’Australia, così da capire le differenze nel mondo e capire come la mia vita quotidiana non sia necessariamente uguale a quella delle altre persone nel resto del mondo.
A tal proposito, le abbiamo chiesto come è stato per lei integrarsi in un ambiente così diverso:
Per me è molto bello, sono stata insieme a molti di voi e, parlando, ho sentito che siete molto interessati all’Australia. Durante i weekend uscite con gli amici, andate alle feste, in ristoranti diversi e mangiate fuori.
E poi ci ha spiegato come la scuola australiana sia molto diversa da quella italiana:
In Australia apprendiamo dei nuovi argomenti per sei o sette settimane, e poi facciamo una verifica sommativa alla fine del trimestre, dopo la quale ci sono due settimane per comprendere meglio le materie che sono andate male. Inoltre in Australia la scuola è più tecnologica, per esempio tutti hanno un computer portatile fornito dalla scuola, potrebbe essere perché frequento un istituto privato, ma questo aiuta molto la mia educazione.
A questo punto abbiamo desiderato sapere quali altre differenze culturali della nostra quotidianità l’avessero meravigliata particolarmente:
Mi ha sorpresa che qui il pranzo e la cena siano dei pasti importanti, in cui tutta la famiglia mangia insieme, mentre in Australia non è così. Un’altra delle cose che mi è piaciuta molto è che qui avete un buon servizio di trasporti pubblici, potete andare da una città all’altra in dieci minuti prendendo il treno, potete andare piuttosto lontano senza spendere molto, mentre in Australia devi andare ovunque in macchina o con l’aereo, non abbiamo il trasporto pubblico che voi avete qui.
Un’altra grande novità per Courtney è stata, sicuramente, quella di trascorrere durante l’inverno il periodo natalizio, che in Australia corrisponde invece alla stagione estiva e quindi alle vacanze scolastiche. Le abbiamo dunque chiesto di raccontarci come lei festeggi il Natale di solito:
Ho una piscina a casa quindi spesso lo passo lì e qualche anno fa per Natale abbiamo preso pure uno scivolo. Ogni anno faccio svegliare i miei genitori alle cinque del mattino per aprire i regali e poi, verso le sette, andiamo in piscina o facciamo qualcosa insieme, mi metto un bel vestito con dei sandali, senza essere preoccupata di congelare, mentre qui in Italia è davvero molto freddo per me e, essendo australiana, non avevo realizzato che si potessero raggiungere temperature così basse. Il giorno dopo Natale, il 26 dicembre, che chiamiamo “Boxing Day”, andiamo in una grande piscina che si trova in montagna, facciamo ski d’acqua o surf per festeggiare il Natale in famiglia.
Una questione sulla quale molti di noi si sono interrogati è stata se il suo viaggio sarebbe stato migliore con una conoscenza più approfondita della lingua italiana, che le avrebbe permesso, ad esempio, di seguire le lezioni a scuola. A questo dubbio lei ci ha risposto così:
Studio l’italiano da marzo, quindi da sei mesi, ma, come sapete bene, non sono molto brava. Ho imparato alcuni verbi, i numeri e i pronomi personali e venendo qui sono molto migliorata. Penso che se avessi scelto un altro paese dove si parla inglese, sarebbe stato troppo simile all’Australia. L’idea di un exchange, per me, è avere la possibilità di sperimentare un’altra cultura e un’altra vita, e spesso sperimentare una nuova cultura significa sperimentare una nuova lingua. Volevo vedere diversi aspetti del mondo e ciò significava utilizzare anche una lingua diversa. La lingua straniera è parte del viaggio, perché l’exchange è molto difficile; la “barriera” linguistica all’inizio è molto dura, ma ne cogli il senso quando inizi a capire più cose e a entrare nei negozi e riuscire a parlare in italiano. Questo per me è davvero speciale.
Il tempo a disposizione per l’intervista era quasi finito, così le abbiamo chiesto che cosa le sarebbe mancato dell’Italia una volta tornata nel suo Paese:
Penso che mi mancheranno il cibo, la cultura e questa nuova vita che devo lasciare, perché è qualcosa che non penso mi capiterà di nuovo nella vita. Qui infatti ho creato proprio un’esperienza nuova, un nuovo mondo, dei nuovi amici, sono andata ogni giorno al bar e in genere ho avuto più libertà perché qui tutto era nuovo, mentre in Australia ci vivo da 16 anni. Quindi sì, mi mancherà molto la vita che ho avuto qui.
Come ultima cosa, abbiamo pensato che la sua esperienza potesse essere utile anche per molti ragazzi italiani che magari vogliono fare un’esperienza all’estero; e così le abbiamo chiesto se avesse un suggerimento oppure una riflessione personale da condividere con noi:
Penso che il consiglio più importante che posso dare è di partire per più tempo di quello che pensiate essere sufficiente. Sono stata qui per tre mesi e penso davvero che sarei dovuta rimanere per sei mesi oppure un anno. Inoltre, quando le cose sembrano difficili, non è la fine: le cose devono essere difficili prima di diventare più facili. Specialmente con le lingue straniere: per molto tempo magari non capirete granché, ma quando inizierete a farlo, diventa molto più semplice.
Courtney e Giulia, Beatrice, Sofia T., Emma R., Pietro, Elena, Marco, Francesca, Martina, Silvia, Sofia T.
della classe 3AC del Liceo Statale “G. Berto” di Mogliano Veneto