Cinquanta e cinquanta

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Intervista all’autore David De Vallier

Cinquanta e cinquanta è un romanzo ambientato nella periferia di Treviso e ha come protagonista un ragazzino difficile, che rischia di perdersi; potrebbe assomigliare a uno di quei ragazzi che finiscono tristemente nelle cronache cittadine.

Leggendo la sua storia entriamo nel suo mondo, nella sua quotidianità familiare, nelle sue emozioni, nel suo modo anche spietato di vedere e giudicare ciò che gli sta attorno, gli adulti con cui ha a che fare.

Perché ha voluto scrivere una storia del genere?

Ho cercato di scrivere un romanzo dalla parte dei ragazzi e non da quella degli adulti.

Ho come l’impressione che l’editoria contemporanea tratti i lettori giovani come se non fossero in grado di giudicare autonomamente una storia, come se debbano essere protetti e confortati. Ho voluto raccontare questa vicenda nel modo più verosimile possibile, senza moralismi e senza lieti fini consolatori.

Il narratore è il protagonista stesso…

Sì, il protagonista è Luigi, che parla in prima persona di sé e di un periodo particolarmente delicato della sua vita, quello tra i dodici e quattordici anni, quando, da ragazzino “normale”, diventa, senza che ne abbia la piena consapevolezza, un bulletto, un ragazzo a tratti violento e prepotente. Ma lui non è solo questo, gli aspetti della sua interiorità sono vari e anche complessi.

Nel suo percorso di crescita, un ruolo chiave lo giocano la famiglia e l’amicizia.

La famiglia, nel suo caso, da luogo di conforto e sicurezza si trasforma in luogo di instabilità e tensione. Quando, uscendo dall’infanzia, si accorge che i suoi genitori non sono degli eroi e che anzi mostrano debolezze e comportamenti incoerenti e per lui incomprensibili, perde i suoi punti di riferimento e deve trovarne altri. Come succede per tutti gli adolescenti del mondo, i coetanei diventano più importanti di tutto il resto, e Luigi imparerà a sue spese a distinguere le false e superficiali amicizie da quelle vere e profonde, quelle che aiutano appunto a crescere e a definirsi come persona.

Il protagonista non ci è sempre simpatico, è maleducato, si mette nei guai, va male a scuola, litiga con gli adulti, racconta bugie, partecipa a risse e altro.

Certo, ma, ripeto, Luigi non è solo questo. Questa è la maschera che indossa per affrontare una realtà che non capisce e che tenderebbe anche a relegarlo ai margini.

Ho conosciuto parecchi ragazzi e ragazze, nella mia carriera di insegnante, di questo tipo. A volte si riesce ad aiutarli altre volte no. Quando la società nel suo complesso non riesce o non vuole intervenire su questi ragazzi, se la devono cavare da soli per salvarsi da un futuro di marginalità che sembra già scritto.

Come è stato accolto il libro?

Ho proposto il romanzo soprattutto nelle scuole, medie e superiori, e la risposta è stata davvero entusiasmante, probabilmente i ragazzi hanno percepito che non c’erano finzioni nel racconto, né dal punto di vista della storia né da quello del linguaggio. Naturalmente qualcuno mi ha criticato, specie per il finale, ma non diciamone il motivo per non svelare troppo.

Incontrare e parlare con centinaia di ragazze e ragazzi delle scuole della provincia mi ha dato la possibilità di guardare alla scuola con un occhio da esterno, da ospite, e devo dire che l’esperienza mi ha trasmesso una grande energia: la scuola è davvero alla base della nostra società, a volte chi ci vive dentro ogni giorno rischia di dimenticarlo.

Motivo del titolo?

I motivi sono diversi: uno è esplicitamente citato nel romanzo, allude alla possibilità o meno di scegliere autonomamente e liberamente il proprio destino. Ma fa anche riferimento all’amicizia e alle due facce diverse di una stessa medaglia.

Ci sarà un sequel del romanzo?

Non credo, ma tutto è possibile…

Cinquanta e cinquanta
Casa editrice: Piazza editore
Anno: ottobre 2023
Genere: romanzo di formazione
Età: dai dodici anni in poi

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