Amy

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Un talento spento troppo presto

In mia opinione la più bella voce degli ultimi venti anni (e una delle più belle di sempre), Amy Winehouse, che piaccia o no, è sicuramente una degli artisti più particolari e talentuosi degli ultimi anni. Conosciuta soprattutto per la sua triste appartenenza al club 27 (un gruppo di musicisti morti all’età di 27 anni) la storia di Amy inizia ben prima. Vi vorrei rubare un attimo del vostro tempo per raccontarvela.

Nasce a Londra il 14 settembre del 1983, figlia di Mitch Winehouse e Janis Seaton. Cresce a Londra dove a dieci anni, età in cui i suoi genitori divorziano, fonda il suo primo “gruppo musicale” ispirandosi al gruppo Hip-hop delle Salt-n-Pepa. A dodici anni inizia una scuola con regole rigide e severe che però non rispetterà mostrando da subito un atteggiamento ribelle sfoggiando piercing e tatuaggi nonostante sia proibito, e viene dunque bocciata. Presenta sin dall’infanzia dunque un carattere ribelle e trasgressivo, probabilmente dovuto alla situazione familiare.

La sua passione non è però lo studio, ma la musica e mostra una particolare propensione al blues, jazz e soprattutto soul. Nel 1999 entra infatti nella National Youth Jazz Orchestra dove inizia il suo percorso come professionista. Firmerà il suo primo contratto nel 2002 con la Island Universal (stessa etichetta discografica di Queen, Rolling Stones e Madonna o, per restare più moderni, produce dischi di Katy Perry, Olivia Rodrigo e Eminem). Da qui in poi inizierà la sua carriera a livello internazionale.

Nel 2003 pubblica il suo primo album “Frank” che la lancia in tutto il mondo facendole vincere diversi premi e dandole fama globale. È però con il suo secondo album “Back to black” che diventa una delle artiste più in voga dell’epoca, da questo punto però Amy cambia, in lei c’è qualcosa di diverso. Tra la pubblicazione del primo e secondo album Amy ha infatti disturbi alimentari come l’anoressia e problemi con droga e alcol per i quali decide di andare in un centro di riabilitazione (da cui la canzone Rehab). Queste difficoltà, dovute a problemi emotivi col padre e il fidanzato, non rimangono però privati e la cantante si rende protagonista di diversi episodi pubblici nei quali è chiaramente alterata. La ragazza è soggetta ad un vortice di dipendenze alimentate dalla sua depressione e dall’incapacità di chi le sta vicino di vedere oltre il profitto. Dopo il secondo album i problemi però continuano, Amy infatti divorzia e viene successivamente denunciata per stalking nei suoi confronti. Non saranno i suoi unici problemi legali in quanto durante gli anni viene denunciata più volte per violenza (per esempio dopo aver dato una testata ad un paparazzo che avrà ottenuto sicuramente un ottimo primo piano) e per possesso di droga. La situazione peggiora costantemente fino alla conclusione. Viene ritrovata morta nel suo appartamento il 23 luglio del 2011 e secondo gli esami tossicologici la causa è una grande quantità di alcol assunta dopo un periodo di astinenza, ma la sua morte rimane ancora molto discussa in seguito alla poca chiarezza della situazione. Neanche la morte però impedisce la pubblicazione del suo terzo album

“Lioness: Hidden Treasures” nel 2012 che ottiene un successo ormai però inutile. Lo stesso anno verrà pubblicato il suo ultimo album (preso da un concerto live di anni prima) intitolato “At the BBC”. La sua storia rimane ancora poco conosciuta dal grande pubblico a causa delle controversie legate alla sua vita privata ma vale la pena di essere raccontata per far conoscere una voce e una persona vittima di produttori, amici e parenti.

Giacomo Bianco 2^D, Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci

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