Libri di testo

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education, learning and people concept - group of students with books at school lesson

L’insegnante spiega, l’allievo prende appunti e va a cercare l’argomento sul libro di testo e lo studia.

Questa dovrebbe essere la principale sequenza dell’apprendimento delle tematiche del programma. Ma la questione è: quante volte e in quale modo l’allievo arriva a cercare e a studiare l’argomento della lezione svolta in classe?

Potranno apparire domande inutili, invece pongono la giusta attenzione sull’uso del libro di testo.

Sulla base della mia esperienza, che certo non si configura come una ricerca statisticamente esaustiva, i ragazzi non lo usano molto, e non di rado nemmeno lo aprono, lasciandolo intonso a rappresentare un approfondimento potenziale che tale rimane. Si accontentano degli appunti con tutti i limiti che un tale modo di studiare comporta, da eventuali errori al non accrescere il vocabolario, in particolare quello più tecnicamente appropriato.

A parziale discolpa degli allievi vanno messe sul piatto della bilancia due considerazioni di assoluto rilievo. In primis l’abitudine di non pochi insegnanti di consegnare ai propri allievi delle dispense. Elaborate da loro stessi, ereditate da qualche collega o predisposte dalla scuola in maniera più o meno ufficiale, le dispense garantiscono la comodità della sintesi, l’immediata esplicitazione dei concetti importanti e in ultima analisi la corrispondenza alla forma adottata dal docente a lezione. E qui ci si potrebbe chiedere se facilitare così tanto l’allievo sia un buon metodo per farlo studiare o se al contrario sia una strategia che ne alimenta la passività, la scarsa analisi critica di un testo più complesso e un’acquisizione nozionistica dei contenuti.

La seconda considerazione è relativa alla struttura dei libri. Questa si caratterizza per grafiche coloratissime e dinamiche, serie infinite di riquadri multiformi di approfondimento e collegamento, immagini più compiacenti che istruttive e un’impostazione del testo fra il retorico e la vaghezza del politicamente corretto, risultando estremamente complesso da leggere, da comprendere e da acquisire. E quello che si propone nella veste di un pozzo di sapere articolato e moderno appare come un grande lunapark nel quale ci si perde abbagliati dalle giostre e dall’aroma dello zucchero filato.

Ribadendo la necessità da parte dell’allievo e del docente di disporre di un manuale cui affidarsi, recuperando la praticità delle dispense e l’importanza dell’approfondimento anche interdisciplinare, non posso che suggerire al mondo dell’editoria scolastica di realizzare volumi contenuti nelle dimensioni e più semplici nel testo, condizioni che condurrebbero al contenimento dei prezzi. Solo una stimolazione verso l’alto spinge a migliorarsi e a progredire, nella scuola come anche nella vita.

Alessandro Fort
Psicologo formatore, scrittore e docente

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