Un uomo al Telefono Rosa di Treviso

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Quale ruolo per l’uomo nel contrasto alla violenza sulle donne?

Come Centro Antiviolenza Telefono Rosa di Treviso, riteniamo interessante dare voce all’esperienza di un tirocinante psicoterapeuta, prima figura maschile che ha svolto parte del suo tirocinio prevalentemente all’interno di progetti presso Istituti Scolastici.

Sono Gianluca Rugolo, psicologo e psicoterapeuta in formazione. Lavoro come libero professionista presso il mio studio di Treviso, ma in quanto psicoterapeuta specializzando, l’estate scorsa ho scelto di svolgere le mie 100 ore di tirocinio obbligatorie, presso il Centro Antiviolenza “Telefono Rosa di Treviso”. Centro che si occupa di prevenire la violenza di genere e fornire sostegno psicologico e legale alle donne vittime di violenza.

Sappiamo infatti che la violenza contro le donne è una violenza che colpisce più ambiti: fisico, psicologico, sessuale, economico ed è un fenomeno purtroppo strutturale che colpisce indistintamente, al di là dello status o dalla nazionalità di appartenenza.

In passato avevo già contattato l’associazione per potervi accedere, ma purtroppo ho trovato le porte chiuse, non per volontà delle operatrici, ma a causa di una legislatura regionale che impediva al sesso maschile di avere qualsiasi tipo di contatto con il centro.

Fortunatamente ad oggi, qualcosa si è smosso, ed ho potuto accedervi, ma ancora con grandi limiti: non posso avere alcun contatto con le donne vittime di violenza, ma solo partecipare ai progetti di prevenzione e sensibilizzazione nelle scuole. L’esperienza nelle scuole quest’anno è risultata fortemente arricchente, infatti, i ragazzi non si sentono stigmatizzati ed etichettati come violenti e pericolosi e le ragazze assistono attraverso la relazione con me ad un modello di uomo sano, modello che in certe situazioni non hanno sperimentato in famiglia, osservando, quindi in casa, la sola figura di padri e nonni autoritari o nella peggiore delle ipotesi violenti, come normalità.

Pur rispettando i pensieri che possono esserci alla base di questa scelta che mi impedisce di avere contatti diretti e quindi colloqui di sostegno psicologico con le vittime di violenza in quanto uomo, continuo a sperare che possa avvenire un cambiamento di rotta.

La nostra società sta mutando ed è necessario accompagnarla con un cambiamento culturale importante: dovremmo passare da una visione di uomo forte, privo di emozioni, talvolta misogino, ad un modello di uomo che esce dagli stereotipi, dalla cultura patriarcale con cui è cresciuto, un uomo che può darsi il permesso di essere fragile, di sentire emozioni, di poterle esprimere e di poter stare vicino alle donne in un modo funzionale ed anche emotivo.

Quello che purtroppo noto è che si sta creando un braccio di ferro tra uomini e donne. Donne sempre più emancipate e uomini che vengono generalizzati come una categoria pericolosa o da tenere sotto stretto controllo. Credo davvero che la mia presenza come uomo a contatto con le donne vittime di violenza potrebbe essere qualcosa di estremamente positivo, si pensi infatti che le donne, fuori dal centro, spesso scelgono come difesa un avvocato uomo.

Questo perché l’uomo può essere anche sano e fungere da modello rassicurante per le donne disilluse e spaventate dalle esperienze traumatiche e violente vissute con il proprio partner o con i propri padri.

Dobbiamo fare squadra, uomini e donne sani contro la violenza di genere, diversamente si corre il rischio di creare una generalizzazione ed uno stereotipo negativo della figura maschile.

Continuo a sperare che si possa smuovere qualcosa in tal senso, dando la possibilità agli uomini sani, giustamente selezionati e formati rispetto alla tematica della violenza di genere, di poter collaborare e lavorare con le donne vittime di violenza, dando supporto psicologico e fungendo quindi anche da modello di riferimento maschile sano e rassicurante.

Credo sia fondamentale tenerci tutti per mano, uomini e donne sani, contro la violenza di qualsiasi tipo.

Dott. Gianluca Rugolo

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