Perché quella scuola?

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feet in canvas shoes standing on asphalt from personal perspective, road markings with arrows pointing left and right with question mark

Se facessimo un’indagine, quanti allievi delle superiori si direbbero contenti di frequentare la scuola in cui si trovano? Sarà la stanchezza dell’andarvi ogni giorno, le interrogazioni o le verifiche scritte, ma gira sempre un certo malcontento.

La questione rimanda a un aspetto sovente trascurato, la motivazione. Il livello di motivazione ha un ruolo e un peso enormi nel modo di affrontare l’anno scolastico, i quadrimestri e l’intera quotidianità didattica. Un allievo motivato, per quanto stanco, frequenta con entusiasmo le lezioni, affronta le difficoltà, gli errori e pure le sconfitte e rappresenta un peso non così estenuante per i docenti e per gli stessi genitori. Un allievo motivato se la cava in quanto anche di fronte a qualche problema si attiva in autonomia proprio perché ci tiene a raggiungere i suoi risultati. La motivazione è quindi un fattore decisivo alla base dell’esito dei percorsi scolastici.

Ma come essere certi di aver fatto la scelta giusta?

L’interrogativo ci conduce inevitabilmente all’inizio, cioè alla ragione per la quale ci si iscrive in quel determinato istituto e non in un altro. Purtroppo parecchi vengono iscritti dai genitori i quali tengono conto di fattori discutibili, dalla distanza da casa alla prospettiva occupazionale. Ma anche i ragazzi sono influenzati da fattori altrettanto discutibili, l’imitazione di un amico o ex compagno di classe o perché è la stessa scuola frequentata a suo tempo da uno dei genitori o perché consigliata da qualche insegnante o perché famosa per garantire un’ottima preparazione in vista del futuro universitario.

La necessità di una chiacchierata con il figlio che deve scegliere è spesso sottovalutata. Non si deve escludere in molti casi di fargliela fare con un esperto, di spingerlo a visitare di persona le scuole negli open day, di visionare i programmi dei singoli istituti. A quattordici anni non è così ovvio possedere degli interessi per scegliere in totale autonomia visto che la sua scelta è condizionata da esperienze limitate, non può preferire ambiti disciplinari che nemmeno sa che esistono.

E questo ci porta a concludere che la scelta scolastica non può essere intesa come una scelta assoluta di vita, come un incanalarsi in un tunnel senza vie di uscita. Nella stessa misura bisogna intendere le eventuali difficoltà, non escludendo quindi a priori di modificare la direzione in itinere, anche perché il giovane cambia e matura nel tempo e quello che poteva trovare interessante a quindici anni puo essere insopportabile l’anno successivo.

Adottiamo pertanto un atteggiamento flessibile. Un’eccessiva rigidità può condurre a delusioni talmente intense da demotivare e non dare spazio a potenzialità che sarebbero potute emergere in un secondo momento o anche più tardi.

Ogni individuo ha le sue caratteristiche, non dimentichiamolo.

Alessandro Fort
Psicologo formatore, scrittore e docente

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