La fattoria dei nostri sogni è un documentario autobiografico girato da John Chester (con l’aiuto di una squadra di cineoperatori) lungo otto anni di vita vissuta alternativamente in armonia e in lotta per la sopravvivenza con la natura. La sua visione è stata proposta all’interno del progetto Green Schools, a tutte le classi del biennio del nostro istituto, Giorgi Fermi di Treviso, in occasione della Giornata Mondiale della Terra.
Pubblichiamo un elaborato di Kloregis Rameta, di 2^COD, che racconta grazie allo strumento della lettera, la storia di John e Molly, attraverso la voce di Molly. Tra una riflessione e un ricordo, Molly delinea la nascita della fattoria e le sfide affrontate, anche superiori alle loro forze, per dare vita al loro dream project.
Mio caro John,
ricordi quando all’inizio vivevamo in quel piccolo appartamento? Allora tu eri un cameraman che girava il mondo per lavorare sui progetti riguardanti la natura, mentre io ero una chef e una blogger culinaria.
Ricordo ancora le immense emozioni di felicità al nostro matrimonio, veramente incredibile. Già allora sognavo di avere assieme a te una grande fattoria con tante coltivazioni e tanti allevamenti, solo che quelle piantine di pomodoro, messe nei vasi del nostro terrazzo, erano molto diverse dalla fattoria dei miei sogni.
Quando hai deciso di portare a casa il cane Todd non ero favorevole, ma poi quel cane ci ha dato una ragione di vita e un’immensità di emozioni. Gli promettemmo che non avrebbe più cambiato famiglia, e quella promessa ha cambiato anche la nostra vita.
Poiché quando eravamo fuori casa però, Todd non la smetteva di abbaiare, abbiamo ricevuto l’avviso di sfratto, che però è diventato la chiave che ci ha permesso di realizzare il nostro sogno. Decidemmo di fondare una fattoria per non abbandonare Todd, ma avevamo il problema che non potevamo sostenere le spese. Decidemmo allora di spargere la voce, all’inizio con i nostri famigliari e poi con le altre persone, e diffondere la voce servì molto, perché grazie a ciò riuscimmo a trovare un investitore che pensava che questo nostro progetto rappresentasse il futuro.
Acquistammo una fattoria che si trovava a Moorpark in California, qualche chilometro più a nord di Los Angeles. All’inizio sembrava tutto un territorio abbandonato e sperduto: c’erano solo piante di limoni e avocado, ed il terreno era arido, troppo arido.
Mi misi in contatto con Allan, un esperto di agricoltura tradizionale a livello mondiale. L’obiettivo che Alan aveva, era di emulare l’ecosistema naturale, attraverso la biodiversità, che regola naturalmente le colture, facendo evitare epidemie e malattie di ogni genere. Iniziammo, e siccome eravamo in una grande situazione di siccità, ci siamo affidati alle riserve d’acqua del nostro pozzo per rigenerare il terreno, ma una grande perdita d’acqua ci bloccò. Ad Allan però non interessava l’irrigazione, lui voleva eliminare tutti gli alberi che non c’entravano con l’ecosistema della zona e ci convinse a creare un sistema di compostaggio per poter concimare il terreno in modo naturale.
Assumemmo Flavio e Raùl: Raùl lavorava in questa fattoria da quando aveva 14 anni, Flavio conosceva la fattoria sin da piccolo perché suo padre ne possedeva una in Messico. Loro due però non bastavano per tutto il lavoro che c’era da fare, e quindi misi un annuncio su internet, al quale risposero molti giovani che si presentarono alla fattoria per aiutarci.
Allan diceva che sono le piante che creano il terreno, e che se non ci sono piante il terreno non può essere fertile, e aveva ragione. Piantammo tantissime piante, sistemammo il sistema di irrigazione, costruimmo recinti e tanti pollai. L’obiettivo era quello di costruire più biodiversità possibile. Comprammo 100 cuccioli di anatra e di gallina, un toro e delle pecore; adottammo Gaia e Rosy, i nostri due cani da pastore. L’ultimo animale che arrivò fu Emma, una scrofa incinta di tanti cuccioli. Per avere una fattoria sana c’era bisogno di animali. Le feci degli animali, secondo Allan, valevano oro perché da esse si ricavava compost di alta qualità. La copertura vegetale e le feci che producevano il compost, avevano l’obiettivo di rigenerare il terreno attraverso i microrganismi benefici.
Eravamo ancora al secondo anno dall’acquisto, e dovevamo ancora attivare venti ettari di terra, che abbiamo occupato con 75 varietà di frutta col nocciolo. Questo perché, come diceva Allan, diversificare è la chiave di tutto.
Poco tempo dopo Emma partorì i suoi cuccioli, erano in totale 15. La tua reazione è stata la cosa più divertente che abbia mai visto.
Le galline producevano una grande quantità di uova, nei mercati c’erano vendite record: 50 dozzine in un’ora. Ciò ci portò a comprare altri pulcini per aumentare l’allevamento e la produzione di uova.
Tutto ciò servì a mettere in circolo un meccanismo per cui le cose si generavano e regolavano da sole.
Capimmo che gli animali, mangiando l’erba, lasciavano sul terreno feci ed urine che fertilizzavano il terreno, come diceva Alan “tutto rientra nel ciclo vitale per rendere sano un terreno”.
La fattoria stava diventando un habitat adatto agli animali. Tutto questo era dovuto al bilanciare la fattoria con le richieste della fauna selvatica. Le idee di Allan stavano mostrando i loro frutti. La cosa più scioccante fu quando scoprimmo che Alan stava lottando con una forma di cancro aggressivo. Ci crollò il mondo addosso, nessuno di noi si sarebbe mai aspettato qualcosa del genere. In ogni caso la fattoria doveva andare avanti, anche se eravamo soli. Venimmo poco dopo a sapere della morte di Allan, una delle notizie più negative della nostra vita, ci credevamo persi senza di lui.
A questo punto iniziò un altro problema: i coyote avevano ucciso circa una dozzina di anatre e quindi tu decidesti di costruire una recinzione elettrificata, ma non bastò: i Coyote hanno continuato ad attaccare le anatre, uccidendone una trentina, e poi colpirono ancora, e uccisero circa 200 polli. Mentre cercavamo tutti i polli feriti, avvistai un coyote, tu corresti subito a casa a prendere il fucile. Tornasti di corsa e appena lo vedesti gli sparasti uccidendolo. Sembrò che ti fosse crollato il mondo addosso, Non avresti mai ucciso un animale, però hai dovuto farlo. I coyote colpirono ancora i polli, ma tu non volevi più ucciderli, e quindi piazzasti Gaia e Rosy nel recinto così avrebbero allontanato i coyote. E fu così. Con Rosy a difendere le galline i Coyote si concentrarono sui roditori. I roditori fanno areare i terreni, ma troppi creano problemi, perché le radici degli alberi si seccano, gli alberi da frutto muoiono, e noi non possiamo più vendere la frutta.
Fu allora che Emma si ammalò, aveva la febbre altissima e non riusciva a mangiare, probabilmente a causa della grossa cucciolata. Decidemmo di curarla con dei composti medicinali. Nel frattempo ad un cucciolo di pecora uscì fuori l’intestino e fummo costretti ad abbatterlo. Per te fu un momento molto negativo, però tutto si rimise a posto piano piano. Emma guarì grazie ai suoi cuccioli e noi iniziamo ad allevare api.
Tutti i frutteti vennero poi infestati da insetti e stormi di uccelli, che mangiano la frutta, avevamo perso circa il 70% di frutta quella stagione. A ciò si aggiungevano anche le lumache, che mangiavano le foglie di agrumi, compromettendo però la loro capacità di produrre frutta.
Oltre a tutto morì anche una pecora, lasciando solo un cucciolo che però cercò di farsi allattare ed integrare da un’altra pecora Inizialmente per lui fu invano, ma poi ci riuscì.
Il nuovo flagello furono le lumache, che erano troppe e compromettevano lo sviluppo degli alberi mangiando le foglie. La siccità continuava e non c’era acqua piovana per lo stagno, di conseguenza le feci delle anatre svilupparono alghe tossiche uccidendo tutti i pesci dello stagno. Avevamo circa 100 anatre e nessun posto dove tenerle. Decidemmo di liberarle nei frutteti in modo che potessero mangiare tutte le lumache che bloccavano lo sviluppo delle piante, inoltre le loro feci fecero da fertilizzante per gli alberi. Ma dovemmo abbattere tanti alberi a causa dei roditori e quindi tu proponesti di risolvere la situazione con i gufi, che si cibano dei roditori.
Le mucche aumentarono e le loro feci contenevano tante larve, tu ebbi la grande idea di sfruttare le larve come cibo per i polli, e così le mosche sarebbero diminuite notevolmente.
La siccità continuava e ad essa si aggiunsero anche i venti. Eravamo troppo dipendenti dalla falda acquifera, ossia una sorgente d’acqua sotterranea. Le condizioni atmosferiche non erano dalla nostra parte, ma poi arrivarono 45 cm di pioggia, la copertura vegetale non permise al terriccio di fluire via, tutta l’acqua che non nutriva le nostre piante tornava nella falda acquifera. Molto meglio di quello che capitava nelle fattorie vicine, il cui terreno era sterile e non tratteneva l’acqua.
Però un altro flagello stava arrivando, perché più sane erano le nostre coltivazioni, più gli afidi proliferavano. Ma anche gli afidi avevano dei predatori, le coccinelle, e quindi anche loro non erano più un problema.
Nella fattoria si era sviluppato un equilibrio, complessità e varietà che si aiutavano assieme. Rimaneva a volte il problema dei roditori, un altro dei nostri flagelli, ma per quello i Falchi attaccavano dall’alto, dal basso c’erano i serpenti, i tassi e le donnole. E il numero dei roditori era controllato, anche dai coyote rimasti.
Quando scoprì di essere incinta fu una doppia gioia: stavamo per avere un bambino e la fattoria andava a gonfie vele: guardavamo il terreno, c’erano fino a nove miliardi di microrganismi fondamentali per l’ecosistema, che hanno l’obiettivo di trasformare la morte in vita. Tutto si trasforma in minerali e nutrienti per le piante.
Alla nascita del nostro figlio i nostri cuori si riempirono di gioia, non eravamo mai stati più felici. Nostro figlio e Todd erano molto uniti già all’inizio, sembrava che Todd fosse il suo protettore. Alla morte di Todd non perdemmo solo un cane, ma anche un amico che ci ha fatto realizzare il nostro sogno della fattoria.
Il settimo anno fu un traguardo perché vendemmo più di 220.000 kg di cibo. (…)
Tutte le difficoltà che abbiamo affrontato sono servite a rendere il nostro sogno più vivo. Tutto quello di cui avevamo bisogno era creare un’armonia nella biocompatibilità. E tutto ciò è avvenuto soprattutto grazie alla tua dedizione.
Con affetto, tua moglie Molly