Ore 10. È un sabato diverso, ho deciso che valesse la pena salire su un treno e andare a Verona. Finalmente, dopo gli anni del Covid, è tornato Job Orienta. A Luglio mi diplomerò e nella testa ho un mucchio tale di idee e possibilità che regna la confusione.
Non so che cosa aspettarmi, non è una fiera che mi indicherà il futuro che mi aspetta; ma di sicuro qualche ora tra gli stand mi potrà almeno dare qualche informazione in più.
Entro, c’è gente, tanti ragazze e ragazzi come me, probabilmente che stanno cercando la stessa cosa, idee e suggerimenti.
Vedo che c’è una certa suddivisione tra il mondo delle università e quello del lavoro; trovo aziende che si propongono, persone che illustrano il loro lavoro.
Sto finendo il liceo e, oltre alla tentazione di prendere un aereo e provare un’esperienza all’estero, propendo verso la continuazione degli studi. Mi fa piacere scoprire anche stand di università straniere o che propongono corsi di laurea in lingua. Incrocio qualche altro ragazzo e scambio qualche parola; in fondo hanno i miei stessi dubbi, nascosti dietro il sorriso: siamo adolescenti che non vogliamo scoprirci fragili e insicuri.
Mi fermo ad ascoltare qualche istante un tipo che mostra dei grafici con le slide proiettate a muro. Indicano quanti iniziano l’università e quanti invece la finiscono… Certo non c’è da stare allegre…
Dopo un panino veloce, raccolgo qualche dépliant di università che giurano di essere le migliori, la più efficaci del nord Italia. Sorrido a tutti, è il mio carattere, ma so perfettamente che la scuola è tanto migliore quanto decido di metterci tutte le mie energie.
Comincio ad essere stanca, è arrivato il momento di andare verso l’uscita e tornare in stazione. C’è abbastanza da camminare, ormai al buio, e penso che in questo sacchetto che tengo in mano non troverò la risposta di ciò che farò, ma sono certa che almeno capirò che cosa non farò il prossimo anno: si comincia escludendo, poi si sceglie.
È sempre così.
Eleonora Mesina
V liceo linguistico – Centro Studi Paideia