Oggi si sente sempre più spesso parlare di inquinamento. Tuttavia, ciò che molti non sanno è che il pianeta Terra non è l’unico luogo in cui sono presenti rifiuti. Lo spazio è infatti pieno di detriti di diverse dimensioni dovuti all’aumentare delle spedizioni spaziali e dei lanci di vettori.
Al giorno d’oggi sono presenti circa settemila seicento tonnellate di rifiuti in orbita intorno alla Terra. I rifiuti possono essere i più vari, ad esempio sono presenti parti di razzo, bulloni, tappi di vernice, satelliti che hanno finito il loro ciclo di vita e coperchi.
I detriti aerospaziali rappresentano una grande minaccia per le missioni spaziali e anche per l’uomo. I frammenti si muovono a una vertiginosa velocità e le loro collisioni possono quindi causare esplosioni che, a loro volta, implicano la formazione di una nuova nuvola di frammenti di dimensioni sempre più piccole. Ad esempio, nel 2009 lo scontro tra un satellite americano e uno russo causò la loro disintegrazione in migliaia di pezzi lanciati a una velocità elevatissima.
I detriti sono anche molto difficili e talvolta addirittura impossibili da identificare. I frammenti più grandi possono infatti essere rintracciati attraverso la tecnica radar che consiste nel mandare un impulso a microonde verso un detrito in modo da poterne calcolare la distanza e la velocità. Anche i detriti metallici grandi possono essere rintracciati e talvolta anche osservati al telescopio in quanto riflettono la luce. Tuttavia gli oggetti con dimensioni comprese tra 1 e 10 centimetri non sono controllabili singolarmente e sono difficili o addirittura impossibili da rintracciare.
È proprio per questo che i satelliti, i vettori, le navicelle spaziali e persino la stazione spaziale internazionale sono dotati di più strati di protezione per prevenire eventuali esplosioni. Tutti i vettori inviati nello spazio vengono infatti continuamente danneggiati. Ad esempio un braccio del modulo Columbus, uno dei centri di ricerca presenti nella SSI, ha subito migliaia di impatti in appena dieci anni di servizio.
Infine la spazzatura spaziale rappresenta un pericolo anche per il nostro pianeta. I detriti possono infatti cadere sulla Terra. Fortunatamente finora la ricaduta di frammenti non ha mai causato vittime.
Sebbene al giorno d’oggi non si sia ancora trovato un modo per eliminare completamente i detriti orbitanti intorno alla Terra, alcuni paesi si stanno impegnando a trovare alcune soluzioni.
Ad esempio l’European Space Agency “parcheggia” i satelliti non più utilizzabili in orbite molto alte così da lasciare libera la strada agli altri satelliti e, quando è possibile, cerca di farli rientrare nell’atmosfera così da far prendere loro fuoco e causarne la distruzione. Tuttavia i satelliti non vengono distrutti completamente: i componenti in titanio e acciaio resistono infatti alla combustione. Per questo motivo gli scienziati stanno studiando materiali alternativi per la costruzione dei satelliti così da permetterne la completa distruzione nell’atmosfera.
Per recuperare i satelliti già spenti sono state proposte numerose alternative come reti lanciate dagli astronauti sui vettori da recuperare e alcuni robot in grado di afferrare i detriti. Ad esempio “Id Orbit” è un robot dotato di telecamere e braccia in grado di afferrare oggetti.
Se non ci impegniamo a ripulire e a smettere di inquinare il numero della spazzatura spaziale aumenterà e le collisioni e il rischio di caduta dei detriti sulla Terra aumenteranno fino a diventare ingestibili. È quindi necessario imparare dal passato e far sì che tutti i paesi attuino delle misure per evitare il sovraffollamento di rifiuti per permettere che le future missioni spaziali e il lancio di nuovi satelliti siano sicuri.
Giulia Niero
Redazione “Incontro” – Liceo Da Vinci