Sono tornato al Planck!

0
1048

Chi l’avrebbe mai detto…

Mi chiamo Matteo Criveller, ho 22 anni e sono al terzo anno di Ingegneria Gestionale presso l’Università di Padova. Ho frequentato l’istituto Max Planck da studente, diplomandomi nel 2019 in elettronica ed elettrotecnica.

Fin qui nulla di eclatante se non l’esperienza come assistente di laboratorio durante la seconda metà dello scorso anno scolastico proprio al Planck. Sono stato chiamato per sopperire alle difficoltà negli spostamenti tra aula e laboratorio, per preparare i banchi di lavoro pronti e sanificati per gli studenti del turno successivo. E’ stata una bella esperienza che mi ha permesso di rientrare in punta di piedi in quella che fino a due anni prima era stata la mia scuola.

Il mio legame da studente con la scuola Planck è sempre stato molto forte, ho partecipato a diversi progetti rappresentando l’istituto anche al di fuori dei confini nazionali, in Danimarca con la squadra per la competizione First Lego League ed alle Isole Svalbard, assieme ad alcuni prof e compagni, per una spedizione di 10 giorni all’insegna dello studio dei cambiamenti climatici.

Lo scorso ottobre ho ricevuto la telefonata che mi ha fatto finire inaspettatamente in prima pagina su diversi quotidiani locali: la Dirigente E. Pol mi ha offerto la possibilità di tornare al Planck ma questa volta, viste le graduatorie esaurite, dietro una cattedra! Ho accettato.

Ho iniziato così la mia esperienza di “Baby Prof”, come hanno scritto i giornali, che ogni giorno mi porta all’interno di aule e laboratori già visti e vissuti da studente. Insegno ora Informatica, STA (Scienze Tecnologie Applicate) e TPSIT (Tecnologie di Progettazione) rispettivamente in una prima, in una seconda ed in una quarta itis.

La domanda sorge spontanea: com’è tornare in cattedra? E il rapporto con gli studenti che hanno pochi anni di differenza? Sono queste i punti interrogativi che mi sono stati posti più volte negli scorsi giorni.

La mia risposta è sempre la medesima, tornare in classe “dall’altra parte” è un’esperienza emozionante. Il primo mese è stato di ambientamento nonostante la scuola mi fosse familiare e ho la fortuna di aver moltissimi ex-prof, ora colleghi, disponibili ad aiutarmi e a darmi tutti i suggerimenti necessari.

Stare con i ragazzi è bello, mi piace. Ho all’attivo numerose esperienze come animatore dei centri estivi, stare a contatto con i giovanissimi mi far star bene, quindi ogni mattina entro in classe volentieri. Ci sono dei momenti in cui la vicinanza d’età si sente, ma in modo positivo. Il rispetto reciproco è alla base del nostro particolare rapporto prof-alunni. In alcuni momenti della didattica si sentono le necessità di vivere esperienze di carattere sociale e di gruppo classe che cerco di favorire per quanto possibile.

Insegnare comporta anche arrivare preparati in classe, condurre un’ora di lezione non è un aspetto così banale. Studiare all’università e insegnare è impegnativo, non è sempre semplice conciliare le due attività, ma sono sereno e contento della mia scelta.

Un piccolo aneddoto? Il tempo di alcune ore di lezione da studente sembrava non finire mai, ora da prof il tempo in classe è sempre poco…

Un messaggio che voglio lasciare agli studenti che leggeranno questo breve articolo? Vivete al massimo gli anni delle superiori, è un periodo unico, sfruttate tutte le opportunità che vi si presentano e tenetevi molteplici strade aperte per il futuro. Sono gli anni più belli, fidatevi.
Farò l’insegnante? Mai dire mai, intanto sfrutto al massimo questa esperienza che ho la fortuna di vivere!

Prof. Matteo Criveller

Previous articleStudenti del Planck presentano “Ero un bullo” di Andrea Franzoso
Next articlePrevenire, l’essere consapevoli è l’arma migliore

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here