Cari lettori di La Salamandra, benvenuti!
In questo articolo parleremo di arte, di creatività e in particolare di musica e feeling musicale, punto di partenza del nostro piccolo progetto che ha visto la luce in questo particolarissimo 2021.
Noi siamo i Sufferin Succotash, un progetto studio e duo di Treviso composto da Daniele Castagnino alla Batteria e Filippo Calabrò al Basso.
“Una band composta solo da Basso e Batteria?!”
ESATTAMENTE! Ma non temete: adesso vi spieghiamo e ci raccontiamo.
Come sezione ritmica abbiamo già lavorato sia in studio che in live per diversi artisti e musicisti della scena locale e non, anche in situazioni separate, e sia nei progetti di cover o tribute band ma anche – e soprattutto – con progetti di musica originale.
Arrangiare una bozza di canzone piano e voce per permettere di farla suonare a un’intera band, o partire da un riff di chitarra soltanto e vedere nascere e prendere forma un brano completo, sono alcune delle cose che più ci divertono e ci appassionano.
Spesso, però, per lavorare in una formazione di più elementi e comporre musica con la propria band, ci si vede – giustamente – obbligati a seguire dei ruoli, delle regole e delle direttive che possono portare a dovere contenere il proprio estro e rivedere o “raddrizzare” il proprio gusto. Questo per non pestarsi i piedi a vicenda tra musicisti e per seguire coerentemente il filo che si è deciso di seguire in partenza con gli altri membri del gruppo.
In una relazione, per un obiettivo comune o anche semplicemente per andare d’accordo, può capitare di dover scendere ad alcuni compromessi, di dover fare delle cose che da soli, normalmente magari eviteremmo, o che faremmo in modo totalmente diverso: così anche in una band, può capitare di ritrovarsi a suonare dei generi che non fanno proprio per noi, o di ricercare delle sonorità che non ci stuzzicano del tutto. Può capitare, ad esempio, di dover fare a meno della propria parte di basso o di batteria di cui eravamo super fieri (e super gasati!) perché non si incastra per niente con la linea vocale o con quel dato passaggio di chitarra.
I Sufferin Succotash sono stati creati per poter evitare tutto questo.
Per poter incanalare e dare libero sfogo a tutta la creatività e le idee, che in una normale situazione di band spesso non hanno la possibilità di emergere completamente, per poter dare vita a tutte quelle trovate ed esperimenti che sarebbe stato impossibile incastrare in altri progetti già esistenti.
Per poter esagerare, per colorare fuori dei bordi dello “schema canzone”, per poter creare e comporre senza alcun limite prestabilito e poter spostare il livello dell’orizzonte sempre più in là, pezzo dopo pezzo.
I Sufferin Succotash nascono dalle ceneri di una band chiamata Laikazee, rimasta senza cantante e chitarrista dopo un anno dalla nascita. Essendo ancora molto affezionati alle canzoni e soddisfatti del feeling che si era creato tra di noi, non riuscendo, però, a trovare i giusti sostituti, dopo diversi provini abbiamo deciso di capovolgere la situazione a nostro favore e di ripartire da capo. Così, nel 2018, abbiamo cominciato a strutturare l’idea del nostro progetto: una band composta solo da una sezione ritmica – basso e batteria, per l’appunto – che, a seconda dell’esigenza, chiama e ospita i musicisti e cantanti desiderati per portare a termine le idee che le frullano in testa.
Lo sappiamo, normalmente il meccanismo sarebbe contrario, ma con noi funziona così!
Siamo due smandrappati, lo sappiamo bene e lo abbiamo dichiarato ufficialmente con il nostro omonimo singolo d’esordio, ma ci piace rimanere aggiornati e pronti a captare nuovi impulsi.
Ci piace ascoltare tantissima musica, proveniente da mondi e generi spesso opposti: ci piace farci stimolare dalle diverse sonorità e ritmiche, per poi sperimentarle sulla nostra pelle, rimodellandole con le nostre dita, sulla nostra forma a nostro piacimento.
Come abbiamo accennato poco fa, questo processo diventa molto più interessante e divertente se per completare la formazione aggiungiamo degli artisti e musicisti ospiti, diversi per ogni pezzo e provenienti da universi musicali differenti dal nostro, così da dare nuova forma e vita alle nostre idee iniziali – compositive e strutturali.
Ogni ospite viene spronato a mettere in evidenza le proprie capacità e la propria versatilità, fondendo il proprio gusto e il proprio stile a quello proposto da noi, smussando gli angoli del nostro bozzetto grezzo di partenza e facendo evolvere il nostro schizzo a matita in un quadro a olio.
Non manca mai, ovviamente, una bella e fondamentale dose di divertimento, presente in ogni lavorazione dei brani, così da amalgamare meglio i colori, tra un groove e un passaggio, tra un suono e un’armonizzazione.
La ciliegina sulla torta arriva con l’ulteriore collaborazione tra fotografi, grafici, videomaker e illustratori che interpretando a livello visivo ciò che la musica trasmette loro, incorniciano con il loro stile e la loro creatività la nostra creazione, il nostro quadro, che in questo modo è pronto per essere appeso al muro ed esposto al pubblico.
Torniamo alla nostra storia: dopo tre lunghi anni di gravidanza, il progetto vede finalmente la luce nel gennaio 2021 con “Smandrappati”,il nostro primo singolo sopra citato.
“Smandrappati” è un pezzo per sezione ritmica composta da un gioco di groove e incastri ritmici, realizzato sovraincidendo più parti di basso e percussioni in modo che il tutto si sostenesse da solo, senza l’aggiunta di altri strumenti; e per quanto riguarda la grafica di copertina, un pezzo nudo e crudo come questo non poteva che essere rappresentato, in bianco e nero, da dei ritratti a penna, realizzati magistralmente da Giorgia Ruggeri (in arte Giokes).
Alla fine, i Lakazee hanno ripreso vita nei successivi due episodi di questa nostra prima stagione di uscite e con “La Parte più Nera” e “Ballerina”, grazie alla partecipazione dei grandi amici Edoardo Fusaro alla voce e Matteo Libralesso alle chitarre, abbiamo potuto raccontare chi siamo, e da dove veniamo.
In seguito, è stata pubblicata “Lighthouse” che rappresenta perfettamente ciò di cui vi abbiamo raccontato prima: le parti di chitarra (arrangiate da Thomas Montefusco) sono state realizzate seguendo fedelmente le nostre indicazioni guida, ma, aggiungendo il proprio stile, la propria sonorità e il proprio gusto, Thomas è riuscito a dare tutto un altro colore al bozzetto iniziale di basso e batteria, rendendolo completo, e stimolandoci anche a rivedere un paio di parti della nostra sezione ritmica.
L’arrivo di Giorgia dal Molin alla voce, poi, ha dato la svolta finale al pezzo, sia nelle parti sussurrate con i cori leggeri, sia in quelle più urlate ed estreme che si trovano nella parte finale del brano.
Con il videoclip ufficiale realizzato dal RedBlake Studio di Vicenza, invece, abbiamo potuto coinvolgere ancora di più il pubblico, mettendo in circolo l’immaginazione e le sensazioni con il contrasto tra le luci colorate e avvolgenti dell’inizio del brano e il mix di ombre nette e luci stroboscopiche del finale, che seguono di pari passo l’andamento della canzone.
L’ultima e più recente uscita è “New South Wales”.
In questo pezzo abbiamo voltato completamente pagina e cambiato volto: passiamo dall’alternative rock, assai carico e ritmato, a delle sonorità più chill, Lo-Fi e Psichedelic Rock.
Ad accompagnarci in questa nuova storia e questo nuovo viaggio troviamo Carola Buosi e Anna Viani alla voce, Federico Giusto alle chitarre e Luca Mattiuzzo alle tastiere e al mandolino.
Grazie a questo brano abbiamo potuto dimostrare che più sono gli ospiti che collaborano alla nascita di una canzone, più i diversi mondi musicali da cui provengono si incontrano e le idee e le influenze diverse si mischiano, creando un’atmosfera particolarissima e piena di dettagli tutti da scoprire.
Chitarre dal gusto classic rock si mischiano alle dolci note dell’ukulele; i passaggi di mandolino si uniscono alle influenze più jazz delle voci: il classico e il moderno in un solo corpo.
Tutto ciò raffigurato perfettamente dalla illustratrice nostrana Caterina Sala (in arte Cazaki), che si è espressa con gesti e colori, oltre che nella copertina del singolo, anche nel videoclip ufficiale (realizzato anch’esso dal RedBlake Studio di Vicenza).
L’ultima puntata di questa prima stagione dei Sufferin Succotash, invece, uscirà nel mese di giugno, e sarà tutta una nuova storia.
Nuovi volti, nuovi strumenti e nuove sonorità.
Non vi spoileriamo nulla perché non vogliamo guastarvi la sorpresa del gran finale di stagione! Vi consigliamo solo di rimanere sintonizzati…
Tutto ciò di cui abbiamo parlato e che potete già trovare e ascoltare in tutti gli store digitali (Spotify, Apple Music, Youtube, eccetera) è stato ideato, registrato, mixato e masterizzato da noi, con la nostra strumentazione, con l’intento di ottenere un prodotto finale realizzato in modo semplice, ma fatto bene, equilibrando il gusto alle nostre capacità, che crescono di volta in volta, cercando di non cadere mai nel banale e puntando sempre a realizzare un prodotto di alta qualità musicale, perché, come ci insegnano e dimostrano gli Elio e le Storie Tese , “la qualità alla fine ripaga!”.
Certo, lavorare sempre mettendo la qualità al primo posto non è semplice: richiede fatica, e a volte le imprese che noi stessi ci imponiamo di superare sono più grandi del previsto. Esse richiedono impegno, pazienza, attenzione, mesi e mesi di lavoro e molta dedizione… “ma che opera d’arte è un’opera d’arte che non ti mette alla prova?”.
Citando questa domanda con cui Caparezza risponde in una delle sue più recenti interviste, vi salutiamo e vi invitiamo a ritrovarci sui nostri canali social in cui continueremo a raccontare storie e viaggi in mondi nuovi a suon di colpi di rullante, groove e giri di basso.