Studenti del Planck sulle Dolomiti con il CNR

0
1145

Per monitorare inquinamento e clima

La rete di sensori sarà installata al termine dei divieti anti-Covid, le prove anche sul tetto della scuola.

Gli studenti del Planck salgono sulle Dolomiti e diventano sentinelle contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici con il CNR di Venezia. Installeranno una rete di sensori per la rilevazione e l’invio in tempo reale della concentrazione dell’ozono troposferico e altri inquinanti.

Il network è stato messo a punto da una squadra di informatici, elettronici e telecomunicazionisti dell’Itis Max Planck di Lancenigo (Treviso) guidati da alcuni docenti e da Federico Dallo, ricercatore dell’Istituto di Scienze Polari (ISP-CNR) e Università Ca’ Foscari. Ora ragazzi e insegnanti sono pronti per installare la rete che avrà un nodo centrale presso l’Osservatorio del ISP-CNR al Col Margherita, a 2550 metri di altezza nel comune di Falcade (Belluno), e sarà collegata con altri nodi tra i quali un sensore che verrà installato a Punta Rolle (Trento) a 2270 metri.

In attesa di poter salire sulle cime a posizionare sensori e stazione radio, giovedì 1° aprile 2021 il sistema è stato provato dagli stessi studenti nientemeno che sul tetto della scuola di Lancenigo. L’installazione vera è prevista entro l’estate. Intanto venerdì 9 aprile il lavoro, che rientra nel progetto internazionale di ricerca Pioneer il cui obiettivo è la creazione di una rete di sensori lungo la via alpina Monaco-Venezia, è stato presentato in diretta live sui canali Facebook e YouTube di Venice Climate Lab (ore 18).

E’ il coronamento di un intenso, appassionato lavoro, iniziato un anno fa, nel quale per primi gli studenti non si sono risparmiati dimostrando quanto amino le sfide, anche a scuola. La centralina è costituita da sensori per il rilevamento di parametri meteo-ambientali ai quali si è aggiunta una scheda elettronica in grado di inviare i dati in tempo reale utilizzando la tecnologia di trasmissione radio LoRa WAN (Long Range Wide Area Network). Il sistema inoltre è in grado di autoalimentarsi ad energia solare.

Insomma i ragazzi-ricercatori si sono misurati con le emergenti tecnologie low-cost per farle funzionare in situazioni ambientali difficili e soprattutto prive di infrastrutture. Per arrivare al traguardo ci sono volute oltre cento ore tra laboratori, incontri online e in presenza che per i ragazzi sono stati un coinvolgente Pcto, percorso per le competenze trasversali e l’orientamento (alternanza scuola-lavoro).

I dati saranno raccolti ed elaborati dall’ISP-CNR di Venezia, di cui fa parte il ricercatore Federico Dallo, chimico ed esperto di sensoristica ambientale, che sta seguendo il progetto con l’Itis Planck. “Il monitoraggio in aree remote – spiega Dallo – è importante per avere il polso della situazione atmosferica globale (detta di background). Tuttavia le difficoltà che si incontrano sono notevoli e i costi proibitivi dal momento che per definizione le aree remote sono prive di infrastrutture a supporto dei ricercatori. Le tecnologie low-cost, emerse recentemente grazie anche a pionieri italiani (ad esempio Arduino), sono potenzialmente in grado di risolvere questi limiti e la comunità scientifica sta guardando con interesse l’impiego di queste nuove tecnologie a supporto della ricerca scientifica”. La centralina principale (gateway) sarà posizionata in corrispondenza dell’Osservatorio dell’ISP-CNR del Col Margherita, stazione regionale che fa parte della rete internazionale del Global Atmospheric Watch (GAW) del World Meteorological Organization (WMO). Non è la prima volta che gli studenti del Planck partecipano a innovativi progetti sul fronte ambientale. Risale a tre anni fa il viaggio alle Svalbard sempre con il CNR. “Questa _dichiara la dirigente dell’istituto Emanuela Pol _ è una tappa ulteriore della collaborazione dell’istituto Planck di Lancenigo con il CNR, che intendiamo rendere partnership stabile nell’ambito delle azioni di ricerca e attuazione di politiche per la sostenibilità ambientale a vantaggio dell’intera comunità”.  “Il progetto – spiega l’insegnante Rocco Monteduro, promotore della collaborazione con il CNR _ ha avuto come principale punto di forza quello di mettere gli studenti a diretto contatto con il mondo della ricerca attraverso un’interazione che li ha resi partecipi in prima persona. Sviluppare ex-novo un sistema di monitoraggio ambientale attraverso le linee di indirizzo fornite dal personale CNR, ha portato con sé un formidabile potere formativo”.

Previous articleIl Covid non ferma la mostra sulla pittura di Kristina Kurilionok
Next article“SediciTrenta” 2021: rassegna eventi

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here