Oggigiorno, come tutti sappiamo, il mondo è diventato tutto connesso da internet e questo ha colpito anche la nostra identità, visto che adesso c’è il bisogno di averne una anche nel mondo digitale.
Visto che questa tematica è ormai diventata molto rilevante l’Università degli studi Link Campus University, insieme all’Associazione Italian Digital Revolution (AIDR), nell’ambito del progetto internazionale RE-EDUCO – REthinking EDUcation Competencies Expertise, best practices and teaching in Digital Era, cofinanziato dal programma Erasmus+ della Commissione europea, sta portando avanti un progetto di ricerca-azione per sperimentare e promuovere nuovi approcci e metodi di formazione nell’innovazione digitale.
L’obiettivo è quello di migliorare l’ambiente socio-economico mediante la creazione di un ponte tra istruzione-formazione-lavoro, l’innovazione nei processi organizzativi ed educativi per ridurre il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro nell’era digitale, la diffusione delle best practices a livello europeo, la diffusione di una più ampia cultura digitale utile per gestire in modo responsabile le tecnologie digitali.
Adesso esporrò quello che è stato spiegato.
Per prima cosa si è parlato della cittadinanza digitale che può essere definita come il complesso dei diritti e doveri dei cittadini formulati in adattamento allo sviluppo del e-government (governo digitale) e in pratica è una trasformazione di quelli che sono i diritti e doveri che abbiamo nel mondo fisico in una nuova modalità digitale.
Questo bisogno di avere una cittadinanza digitale è diventata negli ultimi anni una priorità per tutti i cittadini visto che il web, ora come ora, è un territorio di “nessuno” e per “merito” della pandemia c’è stato un grande impulso alla digitalizzazione del mondo del lavoro.
Oggigiorno gli utenti che navigano il web sono diventati veri e propri cittadini visto che fanno un lavoro, usufruiscono di servizi, vendono e comprano beni.
É quindi compito dello Stato informare le persone su cosa sia la cittadinanza digitale e il CAD (codice dell’amministrazione digitale) anche per informare tutti dei rischi e pericoli che corrono nel web se non sono correttamente informati sui loro diritti e doveri.
Dato che oggi fin da piccoli si entra già in questo mondo di cui si conosce poco, è d’obbligo per le scuole educare all’uso consapevole delle risorse digitali, questo non solo per garantire la sicurezza di tutti, ma anche per far comprendere come in internet ci siano molte opportunità che in un futuro non molto lontano diventeranno cose quotidiane, visto l’avanzamento tecnologico che si può vedere di anno in anno.
La cittadinanza digitale permetterà a tutte le persone di accedere a servizi online, alla Pubblica Amministrazione, effettuare pagamenti, e di conseguenza ci sarà bisogno dell’introduzione a nuovi strumenti come il domicilio digitale del cittadino (per esempio una mail certificata). La cittadinanza digitale ci darà anche la possibilità di avere relazioni di lavoro o studio all’interno della rete anche al di là dei confini dello Stato e quindi aprirà nuovi orizzonti per qualsiasi cittadino che ha accesso ad internet.
Ovviamente alcuni potrebbero ribattere dicendo che tutta questa rintracciabilità sarà un problema per la privacy, ma questo sarà il prezzo da pagare per garantire a tutti di poter convivere pacificamente all’interno del mondo virtuale, inoltre bisognerà garantire alla popolazione digitale un modo per cancellare le proprie informazioni cosicché non rimangano per sempre (diritto all’oblio).
Perchè tutto questo sia possibile lo Stato dovrà rendere accessibile tutti i servizi che creerà per non avvantaggiare solo quelli più pratici di computer o quelli che hanno determinate risorse che non tutti hanno (computer, connessione internet).
É per questo motivo che lo stato ha creato lo SPID (sistema pubblico d’identità digitale), un sistema che permette a tutti quelli che si iscrivono di accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione, che può essere rilasciato in vari modi (tramite Poste, TIM…) così da permettere a più persone possibili di averne uno.
In conclusione ribadisco quanto sia importante che l’idea della cittadinanza digitale venga diffusa così da creare una comunità duratura e collegata in questo nuovo mondo digitale che è già oggi parte integrante della nostra vita.
Famengo Vittorio IV B CAT, Palladio (TV)
Mi è piaciuto molto questo articolo. Per quanto mi riguarda posso dire che la mia esperienza con il computer è iniziata abbastanza tardi: ero già adulto e lavoravo, quando ho potuto comprare il mio primo computer. Non ho mai frequentato nessun corso di informatica, sono sempre stato autodidatta. Quanto avevo tempo, accendevo il computer e, piano piano, cominciavo ad usare i vari programmi. Qualche anno dopo ho cambiato lavoro, andando a lavorare in un settore in cui l’uso del computer era fondamentale: bisognava sapersi destreggiare con le e-mail, programmi di scrittura, database e quant’altro. Ricordo che un giorno, dopo poco tempo che ero stato assunto, ho stupito il mio datore di lavoro e i miei colleghi, proponendo una soluzione informatica che ha agevolato molto il lavoro di tutti. L’avevo idea io, e questo mi ha dato molta soddisfazione. Adesso, a distanza di anni, uso il computer principalmente per i miei interessi e per lo studio, oltreché per le esigenze della mia famiglia. Mi capita spesso di stupire gli amici e conoscenti risolvendo loro dei problemi, semplicemente spiegandogli come accedere ad una pubblica amministrazione per ottenere un certificato senza dover andare materialmente in quell’ufficio e fare la coda, oppure spiegandogli come poter ricevere a casa un prodotto o la spesa, facendo tutto online. Per questo credo che l’uso del computer dovrebbe essere insegnato a scuola, come una materia fondamentale al pari della matematica e dell’italiano. Mi capita spesso, con i genitori di mia moglie, di fargli vedere come con il computer ed una basica conoscenza di Internet, si possono ottenere tutta una serie di cose che ormai sono fondamentali nella nostra vita. D’altro canto, mi dispiace vedere tanti ragazzi che invece che sfruttare questa tecnologia per vivere meglio, finiscono schiavi di giochi online, perdono il loro tempo nelle maglie di social network, creandosi una vita parallela effimera, inesistente nella realtà. E poi, alla fine, viene il momento in cui si rendono conto di aver perso solo una parte fondamentale della loro vita, aver perso del tempo che avrebbero potuto utilizzare meglio, magari per studiare qualcosa di interessante che gli avrebbe permesso di trovare un lavoro, ben remunerato e soddisfacente.