Intercultura, un’esperienza che dura 4 anni

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L’entusiasmante percorso di Federica dall’ascolto di volontari a…

Quando si parla di Intercultura si sentono molto spesso nominare le parole “Esperienza”, “Scambio”, “Studio”, “Crescita” e molto altro. Ho però notato che alla parola “volontariato” non viene mai data abbastanza importanza. Tutto ciò che Intercultura ha offerto, offre e continuerà ad offrire a migliaia di ragazzi in tutto il mondo è possibile per la grandissima parte grazie al lavoro dei volontari. Ciò che rende Intercultura così speciale è che i suoi volontari sono per la maggioranza persone che hanno vissuto in prima persona o condiviso da molto vicino un’esperienza all’estero e che hanno poi deciso di aiutare tanti altri a fare lo stesso.

Si potrebbe pensare che la mia esperienza con Intercultura sia iniziata ad Agosto del 2014 all’aeroporto di Roma e terminata 10 mesi più tardi con il mio rientro a Milano, ma non ci sarebbe niente di più sbagliato. La mia esperienza è iniziata nel momento esatto in cui due volontari hanno bussato alla porta della mia classe e con un gran sorriso hanno parlato di Intercultura e di tutto ciò che poteva offrire. Ricordo di aver desiderato con tutta me stessa di essere anch’io come loro, sarei tornata di corsa a casa, avrei fatto le valigie e sarei partita all’istante.

La mia esperienza con Intercultura era appena iniziata… mesi e mesi prima di quel giorno di Agosto, ancora prima di sapere che la mia destinazione sarebbe stata la Cina, solo grazie alla testimonianza di quei due volontari.

A partire da quel momento ho subito sentito di potermi fidare di tutti i volontari che passo dopo passo mi hanno aiutata e preparata ad affrontare la mia esperienza a Pechino. Non mi sono mai sentita sola o scoraggiata e per questo sono sicura di dover ringraziare tutti loro.
Solo una volta rientrata dalla Cina, con il cuore pesante di nostalgia e ricordi indimenticabili, ho potuto veramente capire che cos’era a spingere così tante persone a continuare a far parte di Intercultura.
Per me diventare volontaria è stato un passaggio automatico e naturale, forse perché rivedere tutte le persone che avevo lasciato non mi risultava come un obbligo ma come un ritorno in famiglia, dove tutti sono curiosi di sapere come stai e vogliono farsi raccontare un sacco di cose. Stare in compagnia di persone che avevano vissuto la mia stessa esperienza mi ha aiutato tantissimo durante le settimane successive al rientro in Italia, quando ancora non ci si è resi conto di essere di nuovo a casa, forse perché “casa” ormai non è più solo quella in Italia.

Passato questo momento di iniziale sconforto, ho subito capito che non avrei permesso che dei ragazzi si lasciassero scappare l’opportunità di fare la mia stessa esperienza, e nel mio piccolo ho collaborato con altri volontari per diffondere il progetto di Intercultura.

Ritrovarmi dalla parte opposta, bussare alle porte delle classi e raccontare ai ragazzi che mi ricordavano la me di solo qualche mese prima è stato strano ma fantastico allo stesso tempo. Osservavo quelle persone cercando una particolare luce negli occhi, una mano alzata desiderosa di saperne di più, una penna che scrive velocemente sul diario per segnarsi la data della riunione informativa, tutti segni che avevo fatto centro e che la mia testimonianza aveva dato il via ad una nuova esperienza nella grande famiglia di Intercultura.

Oggi, quasi 4 anni dopo e con tante altre esperienze sulle spalle, sono sempre più convinta che senza Intercultura ora sarei una persona del tutto diversa e per questo, nonostante tutti gli impegni, continuo a fare del mio meglio per ripagare il grande regalo che mi è stato fatto.

Federica, annuale in Cina

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